Shenmue III, un anno dopo
Dopo Keiji Inafune e il suo pessimo Mighty No. 9, Kickstarter si appresta a mietere un’altra vittima?
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Kickstarter ha avuto la fortuna di evolversi nel momento più propizio, convogliando e ingigantendo potenzialità e ambizioni di una scena, tutt’ora definita indie, che cercava in ogni modo di farsi strada nel mercato che conta davvero. In poco tempo è diventato una sorta di bestia leggendaria, una terra promessa foriera di mirabolanti prelibatezze che avrebbero (presto o tardi) saziato i palati degli utenti in cerca di qualcosa di nuovo, inusuale, che riproponesse quell’antica magia ludica ormai perduta. Hipster quanto basta, alternativo come solo il gigantesco mare di internet gli poteva permettere di essere, Kickstarter agli occhi di molti è diventato una certezza, un baluardo contro l’omologazione del videogioco, Valhalla per tanti artisti in cerca di fama e fortuna. L’utopia, l’immagine idealistica ha retto per molto tempo, nonostante qualche scossone, qualche ovvia problematica, qualche titolo che non ha convinto come e quanto sperato.
Keiji Inafune, in un colpo solo, si è portato via le speranze di vedere un degno erede di Mega Man e, ciò che è peggio, ha distrutto l’illusoria convinzione che tutto ciò che approdasse su Kickstarter fosse forzatamente un gioco di tutto rispetto. Nell’immediato futuro potrebbe persino andarci peggio. Molto peggio.
Fa male usare termini così duri, ma dopo un anno, a parte l’imbarazzante (pseudo)trailer di presentazione, cosa abbiamo visto esattamente di Shenmue 3? Niente. Lo aspettavamo al varco poche settimane fa, all’annuale edizione della fiera losangelina, ma già da tempo si sapeva che non lo avremmo visto né in forma di nuovo video, né tantomeno come demo giocabile. Un silenzio assordante che desta preoccupazioni e sospetti. È vero, al giorno d’oggi sviluppare una grande produzione con tutti i crismi del caso non è affatto semplice. Servono grandi investimenti e lunghi tempi di progettazione. Non escludiamo nemmeno l’eventualità che Suzuki voglia tenere il massimo riserbo sulle feature della sua creatura, così da stupire il mondo intero magari proprio a ridosso della pubblicazione. Gli attenuanti del caso non mancano, ma più probabilmente, purtroppo, le verità si celano altrove.
"Ripensando al patetico trailer di oltre un anno fa, scorrono brividi di puro terrore su quello che potrebbe essere Shenmue 3"Tanto per cominciare nella non infallibilità del “metodo Kickstarter”, nell’amara presa di coscienza che scommettere il proprio denaro è, per l’appunto, un rischio. Per ogni Hyper Light Drifter, c’è un Mighty No. 9 che tradisce qualsiasi aspettativa e buon proposito esplicitato a grandi lettere nella pagina web di riferimento. Secondariamente, sarebbe il caso di considerare la difficoltà di riproporre oggi, nel primo decennio degli anni Duemila, un tipo d’esperienza simile a quello che aveva funzionato e incantato svariati anni prima, due generazioni di console fa. Del resto ci sarà un preciso motivo se Sony ha deciso di sobbarcarsi solo parte dei (contenuti) investimenti, se non vengono sviluppati nuovi Medievil e se Crash Bandicoot tenterà un coraggiosissimo ritorno, non prima di aver saggiato il feedback dei fan con un’analisi di mercato travestita da collection in HD.
[caption id="attachment_158367" align="aligncenter" width="600"] Molti giochi contemporanei riescono ad emozionare e coinvolgere pur in assenza di dialoghi e con comparti tecnici elementari. Per Shenmue il discorso è diverso visto che il realismo, la tendenza al realismo, è stata una feature costituente dell’opera sin dall’inizio della saga.[/caption]
Shenmue 3 corre un grande pericolo. Rischia di essere un “more of the same”, il proseguo di una bellissima storia, arroccato a meccaniche e stilemi ormai preistorici. GTA offre mondi interattivi giganteschi e credibili; Yakuza, da anni, alterna lotte furiose con minigiochi spesso e volentieri meta-referenziali; produzioni come The Last of Us e Uncharted 4 hanno empiricamente dimostrato che per emozionare il pubblico contemporaneo serva ben più di qualche dialogo ben scritto e un solido plot. Suzuki, insomma, ha di fronte a sé un’impresa titanica. Deve recuperare il DNA del brand, aggiornandolo di tutto punto, stando ben attento a proporci qualcosa di totalmente nuovo e unico nel suo genere. Più di ogni altra cosa, sulle spalle del game designer gravano altre responsabilità: darci prova che il giubilo riservatogli all’E3 fosse giustificato e che l’assedio ai server di Kickstarter non fosse solo un automatismo istintivo dovuto all’isteria collettiva.
Le premesse non sono estremamente confortanti. Ripensando al patetico trailer di oltre un anno fa, scorrono brividi di puro terrore su quello che potrebbe essere Shenmue 3: un’impacciata accozzaglia di piccole prove da superare tramite quick time event, intermezzati da scene d’intermezzo che, per ovvi limiti tecnici (e di budget), non possono competere con gli standard attuali. Shenmue 3 non dovrà solo essere un bel gioco: dovrà convincere la stragrande maggioranza di acquirenti e investitori. Non ne va solo della carriera di Suzuki, ma anche dei tanti che continuano a proporsi e proporre i propri progetti su Kickstarter. Un secondo tonfo illustre, dopo quello di Inafune, potrebbe causare una rottura tra il portale web e tanti videogiocatori (nuovamente) delusi.