Sharon Stone si racconta: gli abusi, le malattie e la scena iconica di Basic Instinct
Nel libro Il bello di vivere due volte Sharon Stone scrive della sua carriera, tra successi stellari, ma anche malattie, soprusi e abusi
Le malattie
Sharon Stone ricorda i momenti in cui la sua vita era appesa a un filo. Dai momenti di lucidità in cui ha sentito l’affetto della sua famiglia, alle visioni mistiche della luce bianca in cui, come dice, ha scelto di non immergersi. Le sue possibilità di sopravvivenza erano infatti estremamente basse data la gravità della malattia. L’attrice ricorda le attenzioni mediatiche e racconta che dovette licenziare uno dei medici che l’aveva in cura perché parlò alla rivista People fornendo false (e indiscrete) informazioni sullo stato di salute.
Gli abusi durante l’infanzia
Nel libro, Sharon Stone racconta anche di avere subito degli abusi dall’età di cinque anni insieme alla sorella. L’aguzzino fu suo nonno, con la complicità della nonna materna. Scrive l’attrice che da bambine venivano rinchiuse in uno stanzino dove subivano le azioni dell’uomo. La madre non seppe mai del comportamento perverso di suo padre, e Stone si sentì liberata da un peso alla morte del nonno. Fu la fine di un lungo incubo di cui possiamo trovare una sfumatura in Basic Instinct. Per la parte della serial killer Catherine Tramell si è infatti appoggiata a questa oscurità che si portava dentro. È stato un modo terribile, ma anche terapeutico, per superare il proprio passato, dice l’attrice.
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Quando vide la scena Sharon Stone, comprensibilmente irata, schiaffeggiò il regista e chiamò il proprio avvocato. Decise poi di tenere la scena, trovandola coerente con il film e il personaggio. Non fu semplice per lei arrivare alla fine della produzione, che fu molto stressante. Per la pressione si ritrovò da sonnambula a bussare alla porta dei colleghi per tre volte. Durante le riprese della scena d’apertura colpì ripetutamente al petto un attore tanto da farlo svenire.
Sharon Stone e il Me Too
L’attrice non fa nomi, ma ha rivelato di avere lavorato con un regista che potrebbe benissimo essere uno dei tanti aguzzini del #MeToo. Era in un grande film di un importante studio, racconta nel libro, e un regista si rifiutò di dirigerla perché lei non voleva sedersi sulle sue gambe mentre ascoltava le indicazioni.
Non servì a molto il suo potere da superstar a rendere i set più accoglienti. Gli studi sono sempre stati omertosi rispetto a quello che accadeva nelle produzioni. Un produttore una volta le consigliò di “dormire” con un collega attore per migliorare l’affinità tra i due. Durante l’apice della carriera si creò la diceria che Sharon Stone intimidisse gli uomini. Scrive invece che spesso si è trovata a disagio sul set, talvolta nuda prima di una scena intima, e circondata da soli uomini.
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I momenti belli tra Sharon Stone, Leonardo DiCaprio e Russel Crowe
In Il bello di vivere due volte non ci sono solo i momenti drammatici, ma si raccontano anche aneddoti piacevoli. Da segnalare in particolare quello legato a Pronti a morire il film di Sam Raimi di cui Stone è anche produttrice. Nel film c’era un giovane Leonardo DiCaprio in attesa di esplodere, due anni dopo, con Titanic. Riuscì a farsi notare sorprendendo tutti grazie alle sue doti di attore. Scrive così: “fu l’unico ad azzeccare il provino. Fu l’unico a riuscire a piangere nella scena in cui implora il padre di amarlo proprio mentre questo sta morendo”. La Sony non voleva ingaggiare l’attore, così Sharon Stone decise di pagarlo usando una parte del proprio stipendio.
Ricorda con piacere inoltre di essere stata accorta, riconoscendo il talento di un altro attore all’epoca semi sconosciuto: Russell Crowe. Anche nel suo caso, Sharon Stone fece pressione per averlo nel cast.
Un altro momento che ricorda con entusiasmo fu il lavoro per Casinò di Martin Scorsese. Ha solo parole di elogio per il regista, definito come “il più grande regista incontrato nella mia vita”. Ma la cosa migliore per lei fu recitare a fianco di Robert De Niro. Dice di essersi preparata a lungo per il ruolo con il suo acting coach non tanto per dare il meglio, quanto per potere essere abbastanza brava da duettare con il collega. De Niro, come scrive nel libro, le insegnò l’etica del lavoro da attore più di qualsiasi altro professionista da lei incontrato. “Lui è il maestro”.
Cosa ne pensate delle dichiarazioni di Sharon Stone presenti nella sua autobiografia? Fatecelo sapere nei commenti!
Fonte: hollywoodreporter