Il peggio della settimana in TV: Detto fatto, Vado a Vivere in Italia, La vita in diretta
Il primo” peggio della settimana” questa volta non prende di mira un singolo episodio accaduto, ma un intero programma che va in onda tutti i giorni dal lunedì al venerdì su Raidue
C’è il giovane esperto di social media, che, come un maestrino che si rivolge ad una classe di alunni ebeti, insegna con dovizia a noi telespettatori come compilare correttamente un profilo sul social 'professionale' Linkedin, spiegando che è necessario indicare bene le proprie competenze, comprese anche le proprie caratteristiche personali. Ma, attenzione, senza dire bugie, perché la verità viene sempre a galla. I modi del ragazzo sono un pochino affettati e da primo della classe, così Caterina prende la parola, puntualizza di continuo quello che dice il giovane e alla fine, sempre ridacchiando, lo definisce “un morticino” perché a suo parere poco esuberante.
Poco dopo arriva lo chef modaiolo francese che prepara un ricetta d’oltralpe e lei lo interroga su modi di dire italiani per vedere se conosce bene la nostra lingua... ma lo fa con toni canzonatori e mettendo in difficoltà: di ogni piatto fa il contro delle calorie e si siede – non si fa! - sul bancone, bamboleggiando, mentre il cuoco cucina.
Durante la rubrica “Stile da vendere” due giovani stilisti presentano la loro collezione di abiti femminili da cerimonia a due importanti buyer che decideranno se acquistare i capi in questione per venderli in noti show room. Ma quando gli esperti ritengono la collezione vista non idonea – dando tra l’altro preziosi suggerimenti ai ragazzi per migliorare il loro lavoro - la conduttrice si ribella alla decisione, si guarda attorno infastidita cercando consensi e dice che forse è il caso di mandare via i buyer presenti e di sostituirli con altri. È il turno poi di Giovanni Ciacci, costumista, consulente di immagine e stylist tv, ma anche esperto di costume e gossip che narra intrighi e torbide vicende di vip e di case reali. Lei lo chiama amorevolmente Giogiò, e lui chiama lei Chérie, ma poi ogni qual volta ci sia qualche riferimento ad affair sessuali, la Balivo finge sempre di scandalizzarsi, sottolinea sempre di essere in fascia protetta e immancabilmente interrompe il racconto di Ciacci proprio sul più bello. Subito dopo cinguetta con Ali, ovvero Alioscia, un truccatore molto stiloso che le mostra le immagini del suo ultimo viaggio a New York, e Caterina ha da ridire anche sulle foto, a suo parere troppo in ombra. Poi, mentre lo stylist si adopera per trasformare in vamp una signora cinquantenne e truccandole le labbra, ci spiega che “la bocca deve essere usata”, la conduttrice, anziché aggiustare il tiro di una frase ambigua e che, detta così, risulta anche di dubbio gusto, con la solita spocchia chiede alla signora dove si terrà questa “festicciola”. Diciamo che da una campana purosangue come lei, dotata anche dalla sorte di ogni fortuna, tra cui bellezza, ottime amicizie e anche marito avvenente e ricco, ci aspetteremmo maggiore garbo e di sicuro più affabilità.
Sempre in tema factual, inevitabile soffermarsi almeno una volta al giorno a dare un’occhiata alla programmazione di Fine Living, la rete tv dedicata al lifestyle e al factual entertainment. Parliamo in questo caso di “VADO A VIVERE IN ITALIA”, il docu-reality che racconta le vicissitudini di persone straniere che per lavoro, per amore o per passione verso il Bel Paese decidono di venire a vivere in Italia e quindi in compagnia di agguerriti agenti immobiliari, girano le nostre città alla ricerca della loro casa ideale. In un episodio di qualche giorno fa, un’insegnante americana, che ricordava in tutto e per tutto Bridget Jones, si trasferisce a Roma per esercitare la sua professione di maestra in una prestigiosa scuola americana, e cerca un trilocale nel centro città tra Piazza del popolo, Piazza di Spagna e Piazza Venezia. Insomma, zone alla portata di tutti. Il datore di lavoro della maestra copre la spesa dell’appartamento fino a 3.100 euro, ma il duo di zelanti agenti immobiliari le spiega che gli appartamenti nelle zone da lei scelte sono un pochino più cari, con prezzi che vanno in media dai 4.500 ai 5.200 euro. Allora l’incontentabile americana, che vuole un appartamento bello, con camera per ospiti e spazio per fare tante feste, terrazza esterna per barbecue compreso (e qualcuno dovrà poi spiegarle che nei condomini il barbecue scoppiettante non è esattamente visto di buon occhio) dice che è disposta ad aggiungere qualcosina in più, una cosa come 600-700 euro: insomma, un’inezia che possa portarla ad avere la casa dei suoi sogni. Allora la voce narrante, mentre scorrono le immagini della ricerca dell’appartamento, ripete più e più volte che a causa del budget ridotto, del budget ristretto, della cifra contenuta ecc. la nostra protagonista dovrà ahimè scendere a compromessi, salvo poi alla fine, colpo di fortuna, ottenere invece una inaspettata riduzione del canone di affitto proprio della casa che le piace di più. Da 4.500 a 3.300 euro. Allegria! E noi, mentre stiamo ancora rimuginando sul “ridotto” budget di 3.100 euro, pensando alle nostre buste paghe, spese e bollette, ci domandiamo con estrema curiosità quanto vengano pagate le maestre americane, considerando che lo stipendio del Presidente degli Stati Uniti è solo dieci volte maggiore di quanto questa florida ragazzona spenda, in un anno, solo per l’affitto di casa.
Scendiamo con i piedi per terra e chiudiamo con Fabio Canino, ospite a “La vita in diretta” per presentare il suo romanzo umoristico appena uscito “Rainbow Republic”. L’apprezzato attore, scrittore e conduttore radiofonico, nonché stimato personaggio televisivo, immagina nel suo libro un’utopistica Repubblica arcobaleno, retta da un governo gay che ha come unico obiettivo la felicità del popolo. La moneta di Stato viene ribattezzata “dragma”, gli aeroporti si chiamano Maria Callas, icona gay da sempre, la musa ispiratrice per eccellenza è Raffaella Carrà ed il ballo è imposto per legge. Canino è intelligente ed ironico e racconta in tv la sua ispirazione con garbo e leggerezza, ma se felicità fa rima con libertà, non è un po’ troppo auspicare alla creazione di una Polizia del Buongusto che metta in carcere tutti coloro che si vestono male, un esempio su tutti chi indossa pantaloni a pinocchietto? Addio libertà e, soprattutto, come la mettiamo a quel punto con il problema del sovraffollamento delle carceri? Lasciamo ai telespettatori la risposta.