Il peggio della settimana in TV: dall’aragosta di Briatore all’improponibile aia della D’Urso,

Flavio Briatore è il più grande showman italiano. Senza volerlo riesce ad essere più comico di tutti coloro che lo imitano messi insieme

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Flavio Briatore è il più grande showman italiano. Senza volerlo riesce ad essere più comico di tutti coloro che lo imitano messi insieme, e neppure la maestosa parodia che ne fa il bravo Crozza, riesce a raggiungere gli apici che l’originale, senza copioni, ci regala ad ogni sua apparizione.
Ultima partecipazione tv pervenuta, nella scorsa settimana, è stata quella a Tiki Taka News, il daily in programmazione dal lunedì al venerdì su Italia 1 sugli aggiornamenti dal mondo del pallone condotto da Pierluigi Pardo. La puntata che ha visto il nostro uomo protagonista è andata in onda proprio a ridosso della semifinale di Champions League Monaco-Juventus, e chi intervistare per l’occasione se non lui, Briatore, bianconero nel cuore ma monegasco d’adozione? Intanto va detto che sarà il lifting, le luci, il nuovo paio di occhiali e la nuova dentatura, ma visto così la somiglianza con il compianto Franco Califano è impressionante. Ma senza lo spumeggiante intervento di Briatore, come avrebbe cantato Califano, “tutto il resto è noia”.
Il conduttore della trasmissione Pardo nel corso del collegamento, ad inizio puntata, chiede all’imprenditore di raccontare il clima che si respira nel lussuoso Principato ora che la squadra di casa è ad un passo dal poter vincere la prestigiosa coppa, e lui risponde che l’attenzione verso il club calcistico è altissima e ciò fa aumentare notevolmente le già consistenti presenze e l’indotto di Montecarlo. Cogliendo al volo il riferimento al vile denaro, Pardo rivolge allora una domandina che gli si ritorcerà contro come un boomerang impazzito: “Briatore, ma ci sono i poveri a Montecarlo?”. Il buon Flavio nazionale inizia a rispondere con calma, dicendo che chi ha le possibilità ci può vivere (lapalissiano diremmo) e aggiunge che anche se vivi in Montenapoleone a Milano vuol dire che te lo puoi permettere ed avrai certi costi che son differenti rispetto a chi vive nella “foschiera di Borgo Belluno”, luogo proveniente dal boschetto della sua fantasia, forse una brughiera con foschia alle pendici di montagne venete.
Ma dopo questa risposta un tantino piccata perde completamente ed improvvisamente le staffe e dice di smetterla di “rompere i maroni” con la questione ricchi e poveri, poiché è cosa da ignoranti e rancorosi, si scaglia verbalmente contro il conduttore, lo invita a fare bene il proprio lavoro e accusa tutti di invidia sociale. Aggiunge poi che lui dà lavoro a 3 mila persone, e rivolto a Pardo sbotta “tu a quanti dai lavoro”? e conclude che no, a Montecarlo di poveri non ne trovi neanche uno.
Gli ospiti in studio sorridono, e mentre il giornalista conduttore cerca di smorzare il vivace alterco introducendo un nuovo argomento, Briatore gli dice chiaramente che è troppo nervoso per parlare e di richiamarlo dopo 5 minuti. Cosa che Pardo fa puntualmente, ed ecco che il suo interlocutore, in diretta dal Principato di Monaco, come promesso è di nuovo lì pronto a concedersi alle telecamere.
I discorsi con gli altri ospiti in studio nel frattempo si sono spostati su altre squadre, in particolare sull’Inter, e a tal riguardo viene interpellato Briatore che non esita ad affermare che la squadra milanese spende da anni un sacco di soldi nella campagna acquisti senza poi raggiungere i risultati sperati, e per rendere meglio idea fa un paragone illuminante : “È come quando vai a fare la spesa per una cena, tiri su tutte le cose che vedi senza pensare e poi arrivi a casa e ti accorgi che mancano il pomodoro e l’aragosta”. Sì, avete capito bene, non gli spaghetti, l’olio o il basilico. L’aragosta, alimento che evidentemente lui pensa sia comunemente consumato da tutte le famiglie italiane. Detto ciò aggiunge che a capo della squadra nerazzurra tra indiani, indonesiani e cinesi non c’è nessuno che sappia tenere le redini e ci vorrebbe quindi un dittatore. Alla parola dittatore Pardo sembra trasalire e corregge il tiro dicendo che ci vorrebbe un leader, un team, una società che sappia gestire adeguatamente le finanze, ma Briatore è un fiume in piena e si accanisce contro imprecisati asiatici raccontando che un mese fa è stato a Shanghai per un’operazione e, testuale, “quelli lì è impossibile capirli, e poi non dicono mai sì o no”. Dallo studio gli fa eco la showgirl Laura Barriales, tanto bella quanto inopportuna, che stavolta, anziché limitarsi ad emettere il solito nitrito cavallino che contraddistingue la sua risata, interviene aggiungendo “i cinesi non sono di parola”. Una massima da incidere su pietra.
Briatore chiude poi la sua partecipazione al programma offrendoci un’ ulteriore perla di saggezza: una famiglia normale come quella di Berlusconi e Moratti, che prima spendeva dai 70 ai 130 milioni all’anno per la propria squadra, adesso non può più permettersi di sostenere quei costi e quindi sono tutti costretti a vendere ai cinesi, a cui però non interessa nulla delle squadre, ma le comprano solo per questione di IGO (per noi comuni mortali, EGO). Per lui forse urge rivedere un attimo il concetto di “famiglia normale”.

Bisogna però ammettere che al confronto di questo involontario show, tutte le altre cosucce viste nella settimana sono quisquilie. A partire dalla Maratona Mentana, ormai un appuntamento fisso dopo ogni qualsivoglia elezione nazionale o estera. L’oggetto dello speciale di Enrico Mentana, in onda su La7, e diventato ormai un vero e proprio format, è stavolta l’esito delle primarie PD. Il riccioluto direttore ha mandato i suoi fidi inviati a presidiare alcuni seggi romani per avere in diretta i risultati dello spoglio dei voti. Il direttore Mentana, dotato già naturalmente di una particolare vis comica, stavolta è particolarmente su di giri, scherza con tutti e non risparmia battute a nessuno. Al timido inviato appostato ad gazebo seggio fin dalle prime ore del mattino, e ora attento osservatore del lavoro dei volontari impegnati nella conta dei voti, consiglia di andare intanto a mangiarsi una pizza nel famoso locale proprio lì dietro, perché la fanno buona, e l’altro, contento come un bambino, risponde “grazie direttore, da stamattina ho mangiato solo un pacchetto di biscotti” e lui ribadisce “e allora vai, tanto tu non sei neanche di quella fede politica lì”. Beh, inviato super partes, non c’è che dire.


L’altra maratona, questa volta musicale, e molto meno simpatica di quella di Mentana, a cui abbiamo assistito è il consueto concertone del Primo maggio di Piazza San Giovanni a Roma. Come tutti gli anni, anche stavolta nella scaletta compaiono i soliti ignoti, gruppi e personaggi dai nomi improbabili che spuntano sul palco, come funghi dopo un giorno di pioggia, e scompaiono poi di nuovo fino all’anno successivo, in cui solo i più fortunati torneranno, mentre gli altri verranno sostituiti da altre altrettante ignote giovani leve. E a parte i nomi assurdi degli artisti, altrettanto assurda e brutta la musica che ci hanno propinato per ore ed ore, cose per lo più inascoltabili. In più non si capisce perché durante l’esibizione di gruppi internazionali come gli Editors o Planet Funk, il suono fosse ottimo, mentre per tutti gli altri pareva di essere alla classica festa di paese dove il solito amplificatore non funziona e si sente da schifo. Forse si tratta di una selezione naturale o di vendetta del fonico di fronte a brani atroci. Anche la conduzione della manifestazione, quest’anno affidata ad una coppia inusuale, Clementino e Camila Raznovich, non è stata particolarmente azzeccata. Non tanto per Clementino che, pur non essendo un conduttore tv di professione, è rimasto vispo e attento fino alla fine, intrattenendo e interagendo in maniera egregia con il pubblico, quanto per la Raznovich. La multitasking Camila, che tra le sue varie attività annovera anche la conduzione, dopo due/tre ore di diretta era già quasi afona e quindi ha continuato a presentare con look da mal di gola, munita di sciarpone per tentare di conservare quel filo di voce rauca che le era rimasta. Non avesse urlato tutto il tempo nel microfono che ogni artista che saliva sul palco era il migliore del mondo, non avesse detto che ogni pezzo era un capolavoro e non avesse fatto interviste stupide - tra cui quella al padre di un ragazzo disabile, simulando sgomento e stupore appena saputo dal suo interlocutore che no, il sistema sanitario non copre tutte le spese ai portatori di handicap e quindi le famiglie vivono nel disagio - magari sarebbe arrivata a fine serata in condizioni normali. Invece a chiusura evento era affaticata come un operaio che rifà il manto stradale, a fine giornata, nel torrido mese di agosto all’equatore.

E concludiamo con un inevitabile cenno al pollaio domenicale di Barbara D’Urso. Nel corso dell’ultima puntata, appollaiate nel salotto festivo di Canale 5, fanno bella mostra di sé le “figlie di” (nel senso figlie di personaggi famosi, cosa avevate capito?) tutte pronte a raccontare le loro storie di giovani privilegiate. Tra queste troviamo, Asia, la ritoccatissima figlia di Antonella Mosetti, che, dopo il restyling, è identica a Paola Caruso, e poi la solita onnipresente Francesca de Andrè. Ma su tutte primeggia stavolta Elettra Lamborghini, l’esplosiva - nel senso che esplode da tutti gli strizzatissimi abiti che indossa - erede della blasonata casa automobilistica. Un unico neurone, solitario e spaurito come la particella di sodio dell’acqua Lete, vaga per lo studio alla ricerca della sua padroncina, ma non trova un cervello in cui valga la pena di albergare perché da tutte quelle menti, passando da turgide labbra a canotto, escono solo bestialità degne di uno zoo safari. Le donzelle, come prevedibile, si azzuffano tutto il tempo su questioni di nessuna importanza e si accusano reciprocamente di passare la vita a pubblicare selfie. Il livello di ignoranza, volgarità e becerume tocca però il suo massimo storico quando Karina Cascella, ex corteggiatrice delle prime edizioni di Uomini&Donne, e da allora prezzemolina opinionista e sputasentenze senz’arte né parte, insorge contro la Lamborghini dandole pubblicamente dell’ignorante. Il bue che dice cornuto all’asino. A quel punto la prosperosa Elettra ribatte prontamente dicendo “io non so neanche chi sei, ti conosco solo per la storia del dildo incastrato”, facendo riferimento ad un presunto incidente erotico, riportato tempo fa dalle testate di gossip, che avrebbe visto protagonista sfortunata proprio la Cascella. Dopo questa, come direbbero oltre oceano, siamo speechless e non ci resta che stendere un pesante, pesantissimo velo pietoso.

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