Secret Invasion, pregi e difetti di uno show che poteva essere migliore

Secret Invasion è una serie che ha deluso praticamente tutti. Ma c'è qualcosa che possiamo salvare nel nuovo show targato Marvel?

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Spoiler Alert

Nel momento in cui scriviamo, Secret Invasion “vanta” un 7% di gradimento su Rotten Tomatoes, posizionandosi tra le posizioni più basse mai raggiunte da un prodotto targato Marvel Studios. Il celeberrimo portale al gusto di pomodoro non sarà forse sinonimo di qualità, ma senza dubbio riesce a dipingere un quadro ben preciso: lo show creato da Kyle Bradstreet ha deluso milioni di appassionati sparsi in tutto il mondo.

Questa sconfitta arriva purtroppo in un momento molto delicato per Disney. La gente sta iniziando a notare una certa stanchezza (e diverse incoerenze logiche) all’interno dei film Marvel. Pixar non riesce più a convincere come un tempo e, nonostante il ritorno di fiamma al box-office di Elemental, ancora soffre il flop di Lightyear e dei vari film distribuiti direttamente su Disney+. Persino Indiana Jones e il quadrante del destino ha ottenuto risultati drammatici, con un incasso di 355 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget di 300 milioni (marketing escluso). Insomma: nel bel mezzo del caos degli scioperi che ha coinvolto il settore cinematografico americano, la situazione non sembra tra le più rosee.

È impossibile non chiedersi, quindi, cosa sia andato storto. Quali sono gli errori che sono stati commessi nella realizzazione di Secret Invasion? Perché una serie tv con protagonista Samuel L. Jackson è andata davvero così male? Ma, soprattutto, c’è qualcosa che merita di essere salvato? A circa una settimana dal (terrificante) finale, abbiamo quindi raccolto i nostri pensieri e li abbiamo incanalati in questo articolo che, inevitabilmente, conterrà diversi spoiler e che speriamo possa stimolarvi alcune riflessioni (che speriamo vogliate condividere con noi sui social o sul nostro canale Twitch).

NOMEN OMEN

Ormai lo abbiamo capito: i nomi che vengono dati alle varie produzioni Marvel Studios sono tratti da celebri run a fumetti, ma non ne ripercorrono le varie storyline. Questo non è mai stato un problema, dato che comunque l’opera cinematografica di turno trovava una sua coerenza con il titolo scelto. Per fare un esempio, Thor: Ragnarok è quanto di più distante possibile dai fumetti, ma rimane un film su Thor che affronta il Ragnarok.

Secret Invasion, invece, non riesce a rispettare le promesse fatte dal titolo. Non c’è una vera “invasione”, soprattutto perché la cellula ribelle Skrull è composta da una ventina di alieni. Magari alcuni di essi si sono sostituiti a figure importanti, ma siamo molto lontani da quella sensazione di sfiducia nei confronti del prossimo che vorrebbe trasmettere la serie. Lo strillone “DI CHI TI FIDI?” che ha accompagnato la run cartacea qui non riesce ad attecchire e questo lo show lo sa bene. Lo sa perché per lavorare sulla tensione e sulla crescente minaccia non aggiunge situazioni realmente pericolose, bensì lavora sulla stupidità dei personaggi che si comportano in modo goffo e illogico per aumentare il pathos, quando alcune situazioni potrebbero essere facilmente risolte usando la logica.

Paradossalmente, ciò che accade negli ultimi minuti dell’ultima puntata lascia intravedere un’invasione segreta molto più interessante rispetto ai precedenti episodi. Una scelta che, sinceramente, non ci spieghiamo e che ha appiattito l’intero progetto. Un progetto che forse avrebbe dovuto chiamarsi “Nick Fury”, rimanendo coerente ai numerosi leak/rumor usciti negli scorsi anni.

SPRECO DI POTENZIALE

Ovviamente Secret Invasion ha anche degli aspetti positivi. Il più lampante di essi è senza dubbio il cast, composto da attori di ottimo livello: Samuel L. Jackson è ormai una garanzia, mentre Ben Mendelsohn e Olivia Colman si sono rivelati semplicemente perfetti nelle parti di Talos e Sonya Falsworth.

Ancora una volta, però, è la sceneggiatura a danneggiare quanto di buono fatto nella serie. Nelle prime puntate è fondamentale il rapporto tra Fury e Talos. Un legame di amicizia che ha funzionato alla grande e che in fase di recensione abbiamo più volte promosso. La morte dello Skrull e la totale indifferenza dell’agente segreto è quindi inaccettabile. Non viene mai dato il giusto spazio alle emozioni, in Secret Invasion. Non certo per mancanza di tempo, vista la scarsa durata degli episodi. Le cose migliorano leggermente per il personaggio di Sonya, che brilla del carisma della Colman in ogni sua comparsa. Ci sarebbe piaciuto vedere qualcosa di più, capire meglio il suo passato e il suo rapporto con Fury. E invece lo show sorvola anche su questi elementi, preferendo concentrarsi sul personaggio di Emilia Clarke.

Emilia Clarke, come andiamo ribadendo dalla recensione della prima puntata, è il vero anello debole del gruppo. La Madre dei Draghi sembra sempre fuori posto, incapace di variare la propria espressione e di comportarsi in modo sensato all’interno della serie. Vi basti pensare alla sparatoria della quinta puntata, momento nel quale G’iah è già in possesso dei poteri di Super Skrull, ma che non utilizza per un motivo a noi sconosciuto. Insomma, come da titolo ci troviamo di fronte a un grande spreco di potenziale.

ERRORI E INCOERENZE

Lo sappiamo: i fan Marvel spesso sono più attenti ai dettagli degli autori stessi. Ecco perché alcune leggerezze non possono proprio essere tollerate. Non stiamo parlando solamente della totale assenza di supereroi in questo show (che avrebbero risolto la situazione in pochi secondi) o della riscrittura del passato di Fury (che lega la carriera del personaggio esclusivamente alla sua capacità di sfruttare gli Skrull). Stiamo parlando della gestione insensata di alcune situazioni. Nell’ultima puntata Fury deve dimostrare al presidente degli Stati Uniti che Rhodey è uno Skrull. La scena viene protratta a lungo solamente per aumentare il pathos, quando nell’episodio precedente ci viene mostrato che basta ferire gli alieni per vedere gli arti danneggiati diventare verdi e far uscire il loro caratteristico sangue viola.

Per non parlare del “colpo di scena” finale, che rivela come Rhodey sia stato prelevato dagli Skrull subito dopo gli avvenimenti di Captain America: Civil War. Questo significa che a combattere contro Thanos, a lottare al fianco dei suoi amici e a piangere al funerale di Tony Stark non è stato il vero Rhodes, bensì un alieno. Un’idea interessante, se non fosse che nella battaglia per difendere la Terra vediamo chiaramente il colonnello sanguinare, con un sangue rosso e non viola. Si tratta dell’ennesimo dettaglio trascurato in favore del facile “plot twist”. Il problema è che, come segnalato all’inizio del paragrafo, i fan Marvel queste cose le notano, quindi sarebbe il caso evitare almeno gli errori più grossolani.

UN FUTURO INCERTO

Cosa ci rimane al termine di Secret Invasion? In giro abbiamo G’iah con la forza di tutti gli Avengers (e Thanos) combinati, il mondo è nel panico totale a causa della diffusione dell’informazione sull’esistenza degli Skrull e Nick Fury è tornato nello spazio insieme alla moglie. Ma quando vedremo le conseguenze di tutte queste storyline? Non in The Marvels, in arrivo a novembre. Non in una seconda stagione di Secret Invasion, al momento non prevista. Non in altre opere nel giro di uno o due anni, in base al calendario delle prossime uscite. Ancora una volta sembra che sia presente una totale assenza di comunicazione tra i vari dipartimenti dei Marvel Studios. Quasi come se il lavoro di coordinamento fatto da Kevin Fiege sia venuto meno, permettendo al caos di dilagare.

Insomma: bisogna cominciare a tirare le fila delle storyline lasciate aperte, per evitare che il pubblico si stanchi di questi bruschi cambi di direzione. Ma, soprattutto, c’è bisogno di sceneggiature solide, che valorizzino il cast e che prestino attenzione alla coerenza all'interno del franchise. C’è bisogno di buone storie, che è ciò di cui vive il cinema (e l’essere umano) da sempre.

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