Scream VI funziona, e tanto basta
Scream VI, il franchise comincia a mostrare la corda dal punto di vista tematico, ma il film funziona comunque, e va bene così.
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Scream VI e le idiosincrasie
Tracce di questo ampliamento degli orizzonti si vedevano già in Scream, con tutti quei discorsi sui requel e sul fatto che siano un modo più rispettoso di sequel o reboot per resuscitare un franchise. Discorsi che (ma questo vale dai tempi del primo Scream) sono sempre a metà tra la satira e l’autogiustificazione, ed è quest’ultimo aspetto in particolare che esplode in Scream VI. Perché i classici discorsi su come funzionano gli horror e i loro sequel vengono sostituiti con un attacco frontale al mondo dei franchise e dei cineuniversi, che, ci viene spiegato nel classico momento espositivo da Scream, funzionano secondo regole diverse rispetto alle classiche trilogie-e-oltre – diverse e forse ancora più crudeli.
In sostanza, Scream VI prende tutto quello che è successo tra Marvel Cinematic Universe, DCEU, ma anche Star Wars, Harry Potter e qualsiasi altro grosso franchise vi venga in mente, e passa due ore a sfotterlo. Prende in giro soprattutto il fatto che all’improvviso, nei cineuniversi, è scomparsa persino la cosiddetta plot armor: se negli horror classici a morire erano sempre figure standard che ricoprivano ruoli archetipici, nel mondo dei franchise chiunque può fare una brutta fine, protagonisti compresi. Il film è un continuo prepararci a Cose Molto Cattive, e d’altra parte già Scream (il quinto) aveva dimostrato di voler alzare la posta in palio uccidendo un pilastro come Dewey. Tutto quello che è successo a, per dirne uno, Tony Stark, in Scream VI diventa il centro tematico del film e la scusa per la solita serie di omicidi creativi.
Il problema della protagonista
La conseguenza più importante di questo liberi tutti è che Scream VI può permettersi di riproporre una protagonista parecchio sciapa come Melissa Barrera: il film mette in chiaro che, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere lei una delle vittime di questo capitolo, e meta-cinematograficamente questo è un sollievo. Perché uno dei grossi limiti di Scream era che Barrera non è Neve Campbell: Scream VI, saggiamente, le toglie un po’ di spazio, e prova a essere un film più corale e policefalo.
Ovviamente, una grossa mano ai Radio Silence viene da Jenna Ortega e dalla sua rapidissima ascesa verso la uber-celebrità. Che non è un caso, intendiamoci: la sorella minore della protagonista se la mangia per intensità e carisma ogni volta che condividono la scena; c’è un evidente canyon di talento che separa Barrera da Ortega, e Scream VI lo sa e concede alla seconda sempre più spazio e possibilità di esprimersi – e prendersi le luci dei riflettori. Pensate per esempio al fatto che anche a lei viene proposto un love interest (e quindi una potenziale dolorosa perdita), e che quello che tocca alla sorella è invece… un tizio, che assomiglia molto a una funzione narrativa su due gambe.
Scream VI e la violenza
C’è un altro dettaglio dal quale si capisce che Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (che poi sarebbero i Radio Silence, non l’avevamo ancora scritto) hanno trovato il ritmo giusto con Scream VI, dopo aver un po’ zoppicato anche se in maniera adorabile con Scream, ed è quello della violenza. La saga di Scream non è mai stata davvero violenta, o comunque lo è sempre stata più a livello psicologico che fisico. Non che siano mai mancati il sangue o gli omicidi, ovviamente, ma Wes Craven non è mai andato troppo sul grafico nei suoi quattro capitoli, preferendo spesso il linguaggio del thriller e della tensione a quello dello slasher e dell’ultraviolenza. Non è un caso che gli eredi di Scream, da So cosa hai fatto in giù, siano diventati anch’essi via via meno violenti, fino ad arrivare a un momento storico nel quale gli horror con adolescenti assomigliavano più a Dawson’s Creek che a Halloween.
Nel 2024 tutto questo non è più accettabile, e l’horror stesso ha riconquistato una sua dignità e quindi anche una forza espressiva che era stata un po’ soffocata dalle esigenze di botteghino. E quindi Scream VI ci regala alcune delle uccisioni più esplicite e crudeli che si siano mai viste nel franchise, e un paio di scene che schizzano già ai primi posti nella classifica delle migliori dei vari Scream – quella della metropolitana in particolare. È insomma, al di là del suo posto nel mondo di Ghostface, un ottimo horror, creativo e crudele al punto giusto e che dimostra forse una quarta cosa: che il franchise di Scream è qui per restare ancora a lungo.