Scordato: la grigia malinconia dei comici italiani
Scordato di Papaleo, ma anche L'ultima volta che siamo stati bambini o C'è ancora domani: i comici italiani lavorano con la malinconia.
Scordato è disponibile su Amazon Prime Video.
Dopo averlo visto è tornato alla mente Scordato, di Rocco Papaleo, arrivato al cinema qualche mese prima. Un’operazione che per molti versi è simile. Per girare quel film anche lui è tornato nel suo paese di origine, Lauria in Basilicata. Ha portato con sé il personaggio di Orlando: un accordatore di pianoforti. Papaleo mette in lui le sue due anime. Lo fa letteralmente con una versione più giovane che appare come una visione portando energia e ironia. La seconda versione è la sua declinazione più matura e pensierosa.
Non sono gli unici. Paola Cortellesi racconta la violenza sulle donne e l’impegno civile in C'è ancora domani. Claudio Bisio ha diretto un film sul rastrellamento del ghetto ebraico (L'ultima volta che siamo stati bambini) e Massimo Ceccherini ha contribuito alla sceneggiatura di Io capitano. Viene pertanto spontanea una considerazione: i comici italiani hanno smesso di far ridere. Ora cercano la malinconia.
Scordato: alla ricerca dell’armonia (e della memoria)
La trama di Scordato è inutilmente stratificata. C’è un accordatore di pianoforti, si chiama Orlando. È furioso ma non lo dà a vedere. La rabbia soffocata per un passato che lo tormenta gli provoca costanti dolori, tenuti a bada con un po’ di erba. Si invaghisce di Olga, una fisioterapista incontrata durante un’accordatura. Olga ha molti talenti, sa anche cantare molto bene. Olga è Giorgia. Già, proprio lei, la cantante.
A partire da questa bizzarra scelta di casting - che funzionerebbe abbastanza se non fosse che è impossibile non vedere la cantante al posto del personaggio - si capisce come è concepito Scordato. Un tentativo di mettere insieme più suggestioni possibili, buttare nel calderone tutte le migliori idee che ha trovato senza preoccuparsi di amalgamarle. Si accenna a una riflessione sugli anni della lotta armata, sull’Italia politica che coinvolgeva tutti in tensioni, ma anche in uno spirito famelico di costruzione della nazione secondo i propri ideali.
Tutto questo è stato “scordato”? Sembra chiederselo il film attraverso Orlando che di rimossi e non detti è pieno. Poi c’è anche una storiella d’amore, a metà tra la realtà e il mistico, che poco appassiona. Scordato è infine il pianoforte e il protagonista. Un oggetto con una nota che non si aggiusta e un uomo che non riesce ad andare in armonia con il resto del progresso. Quello continua imperterrito anche per chi non riesce a staccarsi dai propri traumi di ieri.
Un bilancio artistico
Scordato è molto più interessante come bilancio di una carriera. Papaleo lavora con gli strumenti attoriali che gli sono più propri. Ci sono molti palcoscenici e c’è la musica. Spesso sullo sfondo, non manca in nessuna delle scene chiave.
La missione di recuperare una fotografia della giovinezza per confrontare il fisico di un tempo con quello di oggi e correggere i difetti posturali è più psicanalitica che reale. È un attore e regista che si guarda dentro e non prova nemmeno a celare l’impianto terapeutico dell’intera operazione. Si torna al paese di origine. Si cammina con i propri personaggi in un finale che riecheggia quasi quello del Sol dell’avvenire di Nanni Moretti. Non stupisce che entrambi i film siano stati concepiti in tempo pandemico.
Scordato sa proprio di film scritto con la mascherina a fianco. È quasi un testamento per come vuole chiudersi senza risate, ma con grande orgoglio per ciò che è stato. Tutto questo c’è nelle inquadrature, arriva molto poco a chi guarda. Non privo di ironia il film usa i meccanismi comici volutamente al minimo.
Tutti i sorrisi non arrivano da effettive trovate o da gag riuscite bensì dalle esilaranti reazioni di rabbia. L’Orlando di Papaleo è il classico personaggio infastidito da tutto. Eloquio tranchant e una gran voglia di non essere avvicinato. Ha un punto di vista ben preciso sulle cose e ci tiene a farlo sapere. Il suo percorso è di riconciliazione con un passato che sembrava ideale e che invece non lo è. Un grande nemico che si porta dietro. Cambia poco la sua fama rispetto alle altre persone, ben diverso è lo spirito con cui sta in quel modo alla fine. In armonia, finalmente, o forse fieramente stonato.
Pur animati da spiriti diversi i comici stanno raccontando l’Italia muovendosi fuori dalle grandi città, andando sui binari e nei paesini. Lo fanno con una grande malinconia e uno spirito riflessivo che lascia la commedia più scanzonata da parte. Come se le cose di cui riuscivamo a farci beffa e a stemperare con l’ironia ora fossero troppo pesanti per accoglierla. Sono finiti i soliti personaggi comici, travolti dalla maschera di chi si è guardato dentro, o nelle strada, ha visto con i suoi occhi qualcosa che non ha gradito.
Ha avuto un'intuizione triste e ha smesso di ridere.
LEGGI - Scordato, la recensione