Altro che lo schiaffo di Will Smith: il momento più violento degli Oscar avvenne nel 1973!
Nella storia degli Oscar c'è un imbarazzo ben più grande dello schiaffo di Will Smith: una nativa americana fischiata e derisa dal pubblico
Eppure gli Oscar hanno almeno un precedente ancora più imbarazzante, fastidioso e sconfortante. Bisogna risalire al 1973, quando Marlon Brando ricevette il premio come miglior attore per Il Padrino. Non andò a ritirare la sua statuetta; al suo posto salì sul palco Sacheen Littlefeather: una ragazza nativa americana istruita con precisione da Brando su come comportarsi.
Littlefeather riuscì però a parlare solo un minuto. Fu travolta dai una coro di fischi e dai “buu” delle star lì presenti, misti a qualche applauso. Addirittura, John Wayne furibondo dovette essere trattenuto da sei addetti alla sicurezza perché voleva andare da lei e allontanarla a forza dal microfono.
1973: Native American actor Sacheen Littlefeather boo'd (and cheered) by Hollywood at the Oscars before being mocked by Clint Eastwood and almost physically assaulted by John Wayne simply for asking that Indigenous people not to be dehumanized in film.pic.twitter.com/BgOiuBq4hR
— Rafael Shimunov ✡️ 🍉 (@rafaelshimunov) October 11, 2021
La premessa del rifiuto
Quando parlò in mondovisione Sacheen Littlefeather aveva 27 anni. Aveva conosciuto Marlon Brando qualche mese prima. La ragazza lavorava in una radio locale di San Francisco e condivideva le battaglie condotte dai Nativi Americani tra gli anni ’60 e ’70 su temi come la rappresentazione nei prodotti audiovisivi e nello sport. Abitava vicino a Francis Ford Coppola e lo incrociava spesso. Un giorno si fece coraggio e gli chiese se Marlon Brando, che in quegli anni era molto in vista anche per le sue battaglie sociali, fosse autenticamente interessato ai diritti dei Nativi Americani. Coppola li mise in contatto e la ragazza ricevette una chiamata da Marlon Brando nella sua trasmissione radiofonica che le confermò le sue idee su quei temi.
L’atto politico agli Oscar costrinse la stampa a parlarne ma costò la carriera e la reputazione a Littlefeather. Vennero diffuse falsità sul suo conto. Subito dopo il suo intervento fiorirono le più svariate ipotesi: era tutta una messa in scena? Lei era un’attrice pagata o addirittura una stripper? Nulla di tutto ciò ovviamente, ma Hollywood le chiuse tutte le porte.
Che cosa accadde quella notte degli Oscar?
Oggi siamo abituati a discorsi di accettazione dallo stampo politico. Attori e attrici che usano il tempo a disposizione per sensibilizzare su temi a loro cari. Un atteggiamento di questo tipo è ben voluto dall’Academy che negli ultimi anni ha radicalmente aumentato la propria attenzione alla realtà, all’uguaglianza e alla rappresentatività delle minoranze.
Nel 1973 le cose erano diverse. Si vinceva il premio, si ringraziava e via. Si parlava del cinema, non di politica. Inoltre quello era il primo anno che gli Oscar venivano trasmessi via satellite fuori dagli States, con un'audience incredibile di 85 milioni di spettatori collegati.
Poche ore prima della premiazione Littlefeather era stata a casa di Brando il quale le aveva affidato il discorso raccomandandole esplicitamente di non toccare a ogni costo la statuetta. Una volta iniziato lo show le si avvicinò il produttore della serata informandola che avrebbe avuto solo 60 secondi e che non avrebbe potuto leggere l’intero discorso. Dovette quindi improvvisare: salì sul palco rifiutando dalle mani di Roger Moore la statuetta, senza nemmeno sfiorarla. Si trovò di fronte una violenza insolita per gli Oscar, con il pubblico diviso che interruppe il suo discorso tra gli schiamazzi. Ma il peggio non venne ripreso dalle telecamere.
Il discorso
Riuscì a dire poche parole prima di venire interrotta:
Mi chiamo Sacheen Littlefeather. Sono Apache e sono presidente del National Native American Affermative Image Committee. Questa sera rappresento Marlon Brando che mi ha detto di dirvi in un lungo discorso, che non posso condividere con voi per via del tempo, ma mi piacerebbe dare in seguito alla stampa, che con grande dispiacere non può accettare questo premio. Il motivo è il trattamento riservato agli indiani d’America di oggi dall’industria cinematografica e in televisione e con i recenti avvenimenti a Wounded Knee (…)
Finiti i 60 secondi Littlefeather fu accompagnata nel dietro le quinte mentre alcune persone imitavano i pianti stereotipati dei nativi americani durante guerra. Altri le mimavano i colpi di un tomahawk.
Ad accrescere quello che oggi sarebbe considerato un vero e proprio disastro per l’immagine dell’Academy fu uno stizzito Clint Eastwood che salì sul palco poco dopo e derise la ragazza. Prima di annunciare l’Oscar al Padrino come miglior film, eclamò:
Forse dovrei consegnare questo premio a nome di tutti i cowboy uccisi in tutti i western di John Ford nel corso degli anni.
Il discorso completo scritto da Marlon Brando, pubblicato nei giorni successivi dal New York Times, prendeva di petto i massacri della storia accusando i “trattati fraudolenti” mai mantenuti, con un invito a deporre le armi e a vivere in pace tutti insieme.
Fonte: Guardian