Sceneggiature disastrose

Il 2006 è stato un anno ricco di pellicole esaltate oltre i loro meriti. In particolare, molti critici sembrano non aver notato degli script pieni di buchi. E allora, lo facciamo noi, incominciando da Scoop, I figli degli uomini e Superman Returns

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Attenzione, la classifica che state per leggere non vuole essere necessariamente un elenco delle peggiori sceneggiature del 2006. In quel senso, pellicole come Basic Instinct 2 trionferebbero senza storia. Ma che gusto c’è a colpire dei bersagli così facili, già massacrati da tutti? Meglio invece andare a prendere quei film che, per un motivo o per un altro, hanno ricevuto un’accoglienza molto favorevole, nonostante grossi problemi di script (passati, ovviamente, sotto silenzio). E allora, senza ulteriori indugi, vediamo quali aberrazioni ci ha proposto l’anno passato. Ovviamente, ci sono diversi spoiler sulle pellicole trattate, quindi potete evitare quelle che non avete visto….

6 – Scoop
Sì, lo so, è come sparare sulla Croce Rossa. D’altronde, Woody Allen, negli ultimi mesi, l’ho già bastonato abbastanza. Ma, che volete fare, di fronte ad una classifica del genere è impossibile non considerarlo ‘meritevole’. Peraltro, l’unico motivo per cui non sta più in alto in classifica, è che, almeno all’estero le stroncature non sono mancate. Come detto a suo tempo, il livello di professionalità è costante in tutti i reparti (ossia, bassissimo). Ma per quanto riguarda la trama, c’è un plot così esile da essere stato scritto probabilmente su un tovagliolo. E viste alcune somiglianze con Match Point (tra cui l’importanza del caso, elemento che è sempre perfetto per coprire la mancanza di idee degli sceneggiatori), forse si trattava dello stesso tovagliolo, magari già utilizzato anche in passato. Penso al viaggio nell’Ade del giornalista defunto, che ha impressionato molto i critici benevoli, così come accadeva per il coro de La dea dell’amore.
Ma, ovviamente, alcune cose gridano vendetta. E’ possibile che l’assassino sia così idiota da volersi far beccare a tutti i costi, considerando la quantità di indizi che lascia e di cui non sembra preoccuparsi minimamente? Tipo, tanto per dirne una, la chiave dell’appartamento della defunta, unico indizio che lo può collegare all’omicidio? E anche il suo piano finale per salvarsi dalla galera, che lui trova perfetto, fa acqua da tutte le parti (è proprio il caso di dirlo). Per non parlare della strana accoppiata Scarlett Johansson – Woody Allen, che nella storia non ha senso. Se non, a voler essere maligni, per il piacere dell’anziano regista di avere accanto la sua nuova pupilla…

5 – I figli degli uomini
Qui, in teoria, sembrerebbe difficile trovare dei problemi, anche considerando il consenso ottenuto da questo film (e soprattutto dal suo script).
In realtà, di cose discutibili ce ne sono molte. Iniziamo da quella più macroscopica. Quale dovrebbe essere l’obiettivo principale del film? La salvezza della donna (novella Maria) e del suo bambino. Un tema assolutamente fondamentale, ma peccato che, da come procede la storia, questo non venga sviluppato fino in fondo. Una donna incinta, dopo quasi vent’anni di sterilità, è sicuramente un evento sconvolgente, ma bisognerebbe dimostrare che, grazie a lei, l’umanità possa tornare a sperare. Invece, non solo non possiamo essere sicuri che il suo caso sia replicabile, ma, alla fine del film, non siamo neanche certi che sia in buone mani.
E che dire del personaggio di Clive Owen? Classico esempio di ex-ribelle disilluso che ritrova la voglia di combattere, simile al Leonardo DiCaprio di Blood Diamond (e quindi, ovviamente, a numerose interpretazioni di Humprey Bogart). Peccato che di lui sappiamo proprio poco e quel poco non ci convince. E anche Michael Caine, il solito nostalgico che nel futuro ascolta i Beatles (quante volte abbiamo visto una cosa del genere?), non lascia certo una grande impressione.
Ci sono poi diverse scene allucinanti. I soldati che lasciano passare la madre con il bambino magari saranno efficaci a livello visivo, ma non hanno nessun senso logico e sono una brutta caduta.
Ma, in generale, I figli degli uomini sembra una storia adatta a chi ha letto pochissima fantascienza nella sua vita. Per gli altri, difficile trovarci qualcosa di originale…

4 – Superman Returns
E’ strano come spesso l’incoerenza e la superficialità vengano scambiate per profondità. Ma quando, in un film supereroistico, il personaggio principale si ferma a meditare, ecco che tutto sembra incredibilmente intelligente. Il problema, forse, è che tanta critica ha meditato poco e, mentre il film si riempiva di incongruenze, probabilmente dormiva.
L’aspetto peggiore è sicuramente la sottotrama del figlio di Superman. In teoria, dovrebbe risultare una sorpresa quando ci viene detto esplicitamente dopo un’ora e mezza, ma in realtà si era capito fin da subito. Quello che sconvolge è, però, che non l’abbia capito Superman stesso (farsi due conti, troppo difficile per l’essere più potente sulla Terra?). E anche successivamente, sembra che nessuno voglia porre la questione in maniera seria (a meno di non considerare normale il fatto che un genitore debba vedere suo figlio di nascosto).
Ma anche l’idea di rendere il terzo incomodo (James Marsden) una persona squisita (ma un ruolo veramente troppo leggero), è perfetta solo per rendere lo spettatore assolutamente confuso. Non parliamo poi di una giornalista che vince il Pulitzer dopo aver superato l’adolescenza da poco…
Ciliegina sulla torta, un finale orrendo. La riscossa del supereroe non è assolutamente soddisfacente (molto meglio sarebbe stato utilizzare la scena in cui Superman torna in azione), mentre la pellicola si dilunga ancora (stancamente) per un’altra ventina di minuti. Speriamo di non dover mettere in una classifica del genere anche il sequel…

3 – A History of Violence
Si potrebbe discutere sull’anno di uscita di questa pellicola (in effetti, è del 2005, anche se da noi è arrivata a gennaio 2006), ma è indiscutibile che le recensioni entusiaste che l’hanno accolta siano state, quantomeno, indulgenti.
L’enorme problema del film è che, in teoria, dovrebbe essere un’intelligente riflessione sul ruolo della violenza nella nostra società. In realtà, per molti versi sembra una pellicola dei fratelli Coen.
Massimo rispetto per il lavoro dei due fratelli americani, ma cosa c’entrano in questo contesto?.
Come ironizzava bene Shane Black in Kiss Kiss Bang Bang, è impossibile non incazzarsi quando si sbaglia la distanza da mantenere nel momento in cui si punta una pistola verso qualcuno. Insomma, se si mostrano dei killer professionisti, sarebbe opportuno non farli sembrare degli idioti e incapaci di fare il loro “lavoro”.
Ma quello che affossa l’intero film (fino a qual momento anche interessante) è l’entrata in scena, nel finale, di William Hurt. Ora, io avrei delle riserve anche sull’interpretazione (peraltro nominata agli Oscar), ma il problema è che il suo personaggio rende tutto il contesto assolutamente ridicolo. Già le sue disquisizioni banali sul matrimonio e gli isterismi da diva sono tremendi. Ma non è possibile pensare che sia così difficile uccidere un uomo disarmato, arrivando poi a morire in maniera così idiota…

2 – Casino Royale
A differenza di quella che è l’opinione comune, il problema con il personaggio di James Bond è proprio il tentativo di farlo diventare serio. In Casino Royale, lo sforzo è stato sicuramente fatto, considerando che ci sono azioni terroristiche, gruppi di guerriglieri africani, speculatori di borsa che organizzano attentati e citazioni dell'11 settembre. Ma poi, i destini del mondo si decidono ad un imbarazzante tavolo da poker, con una partita lunghissima, anche se intervallata da altre situazioni, e con diverse incongruenze narrative/sportive. Senza contare, ovviamente, che Bond si salva sempre per miracolo (anche quando volteggia a decine di metri sopra il suolo) e tutto dà l'impressione di un gioco per adulti poco cresciuti.
Ma quello che veramente è detestabile è sicuramente l’acclamatissima relazione tra James Bond e Vesper Lynd. Fermo restando che il ruolo di lei è ridicolo (una contabile mandata in una situazione pericolosa come quella?!?) e che è impossibile capire da cosa nasca questo amore folle (a parte le difficili situazioni vissute dalla coppia), le loro scene insieme sono quasi sempre orrende. Ringraziamo gli sceneggiatori (tra cui anche Paul Haggis), che, oltre a creare delle situazioni assurde, mettono in bocca ai due personaggi delle frasi ultratrash (a livello del mitico "Pensavo che Natale venisse soltanto una volta all'anno", di brosnaniana memoria) e dei momenti ridicoli, come quello sotto la doccia. Magari gli autori hanno pensato che, a livello psicanalitico, cercare la purificazione con l’acqua fosse una gran idea, ma il risultato finale sa di falsa poesia, come le pellicole recenti di Roberto Benigni. E che dire del fatto che di sesso si parla molto, ma se ne fa veramente poco? Per essere un Bond rivoluzionario, è decisamente troppo bacchettone…

1 – Il labirinto del fauno
Francamente, pochi film mi hanno sorpreso quanto l’ultima opera di Guillermo Del Toro. Nel senso che non ho proprio capito la ragione di tutto questo entusiasmo. In realtà, un’idea me la sono fatta. La critica americana (sicuramente quella che è impazzita maggiormente per questo presunto ‘capolavoro’), quando vede un film diretto bene e con un messaggio politico, va in brodo di giuggiole.
Ma è difficile capire come si possano sottovalutare degli enormi problemi di sceneggiatura come questi. Il capitano franchista è una macchietta sadica, ma anche un imbecille coi fiocchi. Non solo ci mette una vita a capire chi è la persona che aiuta i resistenti portando medicine (con tutte le migliaia di dottori della zona, come no…), ma anche chi fa trapelare informazioni dalla sua residenza. D’altra parte, la ‘spia’ interna pensa bene di non scappare immediatamente quando i suoi compagni (della serie, con certi amici chi ha bisogno di nemici?) la mettono nei casini assaltando il magazzino con le riserve, per poi fuggire solo di notte, non accorgendosi che mezzo esercito spagnolo la segue (sveglia la ragazza, eh?). E della sua straordinaria fuga dal luogo di tortura, che possiamo dire? E’ vero che si tratta soprattutto di un errore di regia, ma in teoria lei dovrebbe fare solo pochi metri rispetto alla residenza e non certo arrivare così lontano. D’altra parte, è difficile capire come un gruppo di resistenti così stupido da accendere un fuoco in pieno bosco e perdere una fialetta di antibiotico fondamentale in maniera così idiota possa sopravvivere più di 5 minuti. In realtà, bisognerebbe porre queste domande allo sceneggiatore, ossia lo stesso Del Toro. Ma è sicuramente più gradevole dirgli che ha realizzato un capolavoro…

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