Scarlett Johansson: è vera gloria?
Black Dahlia apre oggi il Festival del cinema di Venezia, alla presenza della giovane attrice. Ma è veramente la diva del futuro, come sostiene la stampa (soprattutto italiana)? E se invece si trattasse di uno dei maggiori bluff di tutti i tempi?
Poi, nel 2003, arriva la consacrazione con Lost in Translation. Se già il film di per sé è stato decisamente sopravvalutato, la prova della Johansson suscitò pareri deliranti, aiutata molto in realtà dalla performance notevolissima di Bill Murray. E poi? Forse sarebbe meglio dimenticare il poi. E non perché (come capita spesso agli interpreti emergenti) i film fatti siano orripilanti, ma proprio per le prestazioni mediocri della Johansson, che spesso erano la cosa peggiore del film. In Good Company è una pellicola deliziosa, ma l’attrice riesce a fornire una prova scialbissima e non dà nessuno spessore al suo personaggio. In The Island è evidente il suo disinteresse per l’impegno, come se volesse dimostrarci che lei è superiore a questa robaccia (peraltro, forse la miglior cosa di Michael Bay). In Match Point, è lo stereotipo della femme fatale, perfetta per chi non ha mai sentito parlare di Veronica Lake o di Gene Tierney. Di Scoop non possiamo ancora dire nulla, ma considerando che la stampa americana l’ha massacrato, decisamente non è il caso di trattenere il fiato.