Scarlett Johansson: è vera gloria?

Black Dahlia apre oggi il Festival del cinema di Venezia, alla presenza della giovane attrice. Ma è veramente la diva del futuro, come sostiene la stampa (soprattutto italiana)? E se invece si trattasse di uno dei maggiori bluff di tutti i tempi?

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Facciamo un po’ di ordine. Nel 1998, a soli quattordici anni, Scarlett Johansson si fa notare ne L’uomo che sussurava ai cavalli, per poi essere protagonista, tre anni dopo, di Ghost World e L’uomo che non c’era. Il buzz inizia a farsi sentire, ma in realtà la Johansson ha ruoli poco importanti o comunque da comprimaria.

Poi, nel 2003, arriva la consacrazione con Lost in Translation. Se già il film di per sé è stato decisamente sopravvalutato, la prova della Johansson suscitò pareri deliranti, aiutata molto in realtà dalla performance notevolissima di Bill Murray. E poi? Forse sarebbe meglio dimenticare il poi. E non perché (come capita spesso agli interpreti emergenti) i film fatti siano orripilanti, ma proprio per le prestazioni mediocri della Johansson, che spesso erano la cosa peggiore del film. In Good Company è una pellicola deliziosa, ma l’attrice riesce a fornire una prova scialbissima e non dà nessuno spessore al suo personaggio. In The Island è evidente il suo disinteresse per l’impegno, come se volesse dimostrarci che lei è superiore a questa robaccia (peraltro, forse la miglior cosa di Michael Bay). In Match Point, è lo stereotipo della femme fatale, perfetta per chi non ha mai sentito parlare di Veronica Lake o di Gene Tierney. Di Scoop non possiamo ancora dire nulla, ma considerando che la stampa americana l’ha massacrato, decisamente non è il caso di trattenere il fiato.

Insomma, a sentire la massa, dovrebbe essere un incrocio tra Diane Keaton e Marilyn Monroe? E se fosse invece una bella copia di Gretchen Mol (tranquilli, se non sapete chi è vuol dire che il mio paragone è calzante)? La realtà è che probabilmente la Johansson farà una carriera decente, magari costellata di un paio di nomination in alcune occasioni particolarmente brillanti. Ma non cambierà il mondo del cinema. Insomma, tanto rumore per (quasi) nulla…

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