Scappo dal città ha 30 anni: storia dell'attore che non è mai stato nel cast

Uno dei film di maggiore successo del suo anno, nato dopo l'esplosione di Billy Crystal ma fondato su un altro attore

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
Scappo dalla città - La vita, l’amore, le vacche, con questo bel titolo e sottotitolo italiano che fa venir proprio voglia di acquistare un biglietto (e che non traduce l’originale City Slickers, cioè “furbacchioni di città”), si regge tutto su Jack Palance. Nonostante Billy Crystal, Bruno Kirby e Daniel Stern abbiano una grandissima chimica e siano la perfetta rappresentazione della tipologia umana dell’americano che ha dimenticato le radici western della propria civiltà, non ci sarebbe film senza Palance. Perché i tre sono la parte sentimentale della storia, sono le persone che compiono un arco narrativo dall’inizio alla fine e con i quali empatizziamo, ma il villain che scatena tutto, la personificazione dell’ambiente in cui sono inseriti, ovvero Palance, è ciò che rende la loro sfida credibile. Tantissimi attori avrebbero potuto interpretarlo, ma nessuno con l’autentica capacità di mettere paura di Palance.

Molti altri potevano interpretarlo e uno in particolare poteva effettivamente sostituirlo quando sembrò che gli impegni non consentissero a Jack Palance di partecipare al film. Lo ha raccontato qualche anno fa lo stesso Billy Crystal, che quel film lo scrisse per la Castle Rock, società di produzione messa in piedi anche da Rob Reiner e che quindi produsse il grande successo della carriera di Reiner e Crystal, Harry ti presento Sally. Dopo quel film Billy Crystal poteva fare qualsiasi cosa e la Castle Rock gli aveva messo a disposizione un ufficio per sé, per pensare al film successivo. Come spesso avviene l’idea nacque da uno spunto banale, un documentario sulle immersioni in cui un amatore raccontava che fare immersioni lo aveva aiutato a superare la crisi di mezza età.

scappo dalla città crystal

È la lampadina che accende la fantasia di un comico.

Tre newyorkesi che affrontano la crisi di mezza età nei grandi spazi americani, in una di quelle esperienze a pagamento in cui vivere la vita del mandriano, il cowboy che sposta una mandria, ovviamente guidati da un esperto, un cowboy vero, per l’appunto Palance, che tuttavia muore in mezzo al viaggio lasciandoli soli con la mandria.
Il trio originale doveva essere composto da Crystal, Kirby e Rick Moranis (che in effetti è perfetto per il ruolo), il quale però lasciò la produzione per seguire i problemi di salute della moglie (che poi morì) e Daniel Stern fu preso per sostituirlo.

A quel punto il casting di Jack Palance era quasi scontato, anche perché nell’immaginario collettivo Palance è il villain di Il cavaliere della valle solitaria, cioè il western che ha canonizzato il genere nel suo senso classico, quello del pistolero senza nome che aiuta una famiglia, la brava persona che quasi messianicamente arriva dal nulla e se ne va nel nulla dopo aver risolto i problemi nell’America senza legge del west. Il pistolero era Alan Ladd e il villain era Palance. Il cavaliere della valle solitaria poi era anche il primo film mai visto al cinema da Billy Crystal, che era quindi legato al potenziale spaventoso di Palance.
Il ruolo andava bene, tutto a posto fino a che degli impegni di lavoro che si sovrappongono non costringono Jack Palance a rinunciare.

scappo dalla città palance crystal

Rimasti senza la prima scelta si rivolgono all’unica altra faccia hollywoodiana di quell’età, legata realmente al west, che potesse sostituirlo: Charles Bronson. La telefonata avuta con lui dopo avergli fatto leggere la sceneggiatura fu una sequela di insulti. Crystal la racconta come un’umiliante sfuriata piena di vaffanculo e fottiti, indirizzati a tutti: a lui, alla produzione e agli sceneggiatori, ovvero Lowell Ganz and Babaloo Mandel, fomartisi in televisione (anche con Happy Days) e poi diventati sceneggiatori dei film più famosi di Ron Howard (inclusi, Splash - Una sirena a Manhattan, Parenti amici e tanti guai) .

Il problema era che lui moriva. E moriva a metà film, cioè prestissimo. Non solo era offensivo che il ruolo non arrivasse al termine della storia ma era proprio inconcepibile che lui potesse interpretare qualcuno che poi muore. “Non avete visto Il giustiziere della notte!? Io non muoio mai” sono le parole che riporta Crystal.
Palance poi si liberò e potè interpretare il film. Un anno dopo Scappo dalla città viene presentato al Festival di Cannes fuori concorso, dove con una grande festa si celebra Palance. E lì c’era anche Charles Bronson con Sean Penn, perché era nel suo primo film da regista, Lupo solitario. Jack Palance ancora non aveva vinto l’Oscar come migliore attore non protagonista per questa interpretazione ma lo stesso era chiaro che fosse un successo (e lo sarebbe stato soprattutto economicamente). E Crystal racconta che quando entrarono nella lobby dell’hotel festeggiando scambiò uno sguardo da lontano con Bronson, un cenno con la testa e Bronson se ne andò via.

Continua a leggere su BadTaste