Say My Name - La parabola ascendente di AMC (prima parte)

Oggi vi raccontiamo la storia del canale American Movie Classics, conosciuto a tutti come AMC

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Story Matters Here

Partiamo ancora una volta da uno slogan. Semplice, diretto. Appartiene alla American Movie Classics, o meglio, alla AMC. E se non ne avete sentito parlare della AMC significa che siete appena usciti da un coma di dieci anni e che non riuscite a capire a cosa si riferiscono i vostri amici quando parlano di Facebook o degli One Direction. Perché la AMC è attualmente uno dei canali di maggior seguito negli States, ma anche quello che ha più influenzato la produzione seriale mondiale dell’ultimo periodo.

La American Movie Classics esordisce nel 1984 come premium cable channel dedicato solamente ai grandi classici del cinema. L’emittente li trasmette in formato integrale, in bianco e nero e senza interruzioni pubblicitarie. Purismo cinefilo. Nel 1990 arriva al traguardo delle 24 ore di programmazione e dei 39 milioni di abbonati. Nel frattempo da premium cable il canale è diventato un basic cable, ovvero presente nel pacchetto base degli abbonamenti alla tv via cavo. Come? Grazie al sostegno dei provider che hanno cominciato a consigliarne l’acquisto e a inserirlo nelle offerte per i propri abbonati. Presto la American Movie Classics decide di inserire la pubblicità all’interno dei programmi, fino a completare la propria trasformazione nel 1998.

Nel 1996 compare la prima scripted series originale, Remember WENN, period drama che segue le vicende private e professionali dello staff di una radio di Pittsburgh alla vigilia della seconda guerra mondiale. La serie ha un discreto successo e prosegue per quattro stagioni. Viene inaspettatamente cancellata in seguito a un cambio alla dirigenza, nonostante fosse già stato annunciato un quinto e ultimo ciclo.

Nel 2002 la American Movie Classics diventa ufficialmente AMC e cerca di ampliare la sua offerta. Non si dedica perciò solo al cinema classico, ma al cinema in generale, affiancando ai film nuove produzioni originali. Nel 2004 lancia il suo primo reality, FilmFakers, una sorta di candid camera in cui attori cercano di aggiudicarsi una parte per un film che non esiste. Crudelissimo.
Ma serve ancora qualche anno prima che la AMC si imponga nel mondo della serialità. È davvero difficile pensare che la prima serie con cui il canale prova a reinserirsi nel mercato si riveli un capolavoro, anzi IL capolavoro degli ultimi dieci anni. Scartata dai dirigenti HBO e approdata per miracolo sulle scrivanie dei dirigenti AMC alla disperata ricerca del prodotto giusto, Mad Men debutta nell’estate del 2007 e da allora dalla tv non se ne andrà più. Diviene presto punto di riferimento televisivo, una pietra miliare assieme a grandi classici come The Sopranos o E.R., nonché apice sommo della Golden Age seriale, che subito dopo si avvierà verso la (temporanea?) decaduta. Proprio come The Sopranos e E.R., Mad Men detta le regole del nuovo fare televisione e la AMC diventa di colpo la paladina di tutti quei canali via cavo che cercano di fare il grande salto attraverso la serialità (e racimolare più abbonati, è ovvio). Il personaggio di Don Draper, il suo conflitto fra identità e desiderio, fanno innamorare una generazione di spettatori. È il drama più premiato agli Emmy assieme a The West Wing.
La AMC comunque non se ne sta con le mani in mano e l’inverno dell’anno successivo, ovvero a gennaio 2008, sforna Breaking Bad, l’altro fenomeno televisivo che tutti conosciamo. Assieme a Don Draper, Walter White fa il suo ingresso nell’olimpo dei personaggi del piccolo schermo, ma anche di quelli che hanno più influenzato l’immaginario collettivo del nuovo secolo. Da mediocre professore di chimica Walter White diventa signore della droga, in una parabola ascendente che sembra ricalcare la stessa della AMC.

Grazie a un invidiabile intuito e a un po’ di sana fortuna, in meno di un anno la AMC diventa un importante assetto nel mercato di riferimento televisivo e nel 2009 cavalca l’onda con slogan “Story Matters Here”. Ma come succede nel mondo musicale, per la consacrazione definitiva il canale ha bisogno di un grande terzo “album”…

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