Rossosperanza e altri film da vedere in cui i giovani disgustano gli adulti

In Rossosperanza c'è una classe di adulti spaventata e disgustata dai giovani. Un elemento presente in molti film di formazione moderni

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Rossosperanza è arrivato nelle sale italiane giovedì 24 agosto grazie a Fandango

C’è una tigre che si aggira libera in Rossosperanza. Il film di Annarita Zambrano parte con questa immagine che potrebbe venire dai cataloghi di moda. C’è un disco che gira, una festa nella notte nera, una manciata di ragazzi e ragazze che non passano inosservati. Hanno volti e corpi che turbano, sono diversi, vistosi. Loro lo sanno. Li usano per sedurre e spaventare. Sono uguali eppure differenti come X-Men, con dei poteri, o meglio delle mostruosità, a cui credere o da rifiutare. Figli dell'atomo e figli dell'Italia degli anni '90. Giovani ribelli o gioventù bruciata? Forse sono entrambe le cose, ma per chi?

Vi abbiamo già parlato qui di come il cinema abbia in passato amato i ragazzi e ragazze così imperfetti che vengono dati per spacciati. Generazioni perdute. Qualche regista ne ha fatto un trattato sociologico per capire i conflitti, altri hanno costruito dei ritratti generazionali per dare spessore a un cambiamento inevitabile. 

In mezzo ci fu il grande cambiamento di prospettiva permesso da William Friedkin che con L’Esorcista, ha ribaltato come un calzino tutta la questione giovanile. Non li stiamo osservando perché vogliamo comprenderli, dice, ma perché gli adulti ne sono terrorizzati. I nostri figli, che non riconosciamo più, sono come mostri per le famiglie perbene del passato.

Guardando Rossosperanza si notano entrambe le prospettive. Quella di giovani con il bisogno impellente di ribellarsi, e di adulti che li trattano come statuette del maligno. Pur di non toccarli, o peggio ancora fare un passo verso di loro, li allontanano terrorizzati. Li recludono nella lussuosa Villa Bianca. Devono essere riformati, ma l’obiettivo, chiaramente, è isolarli senza più reintegrarli. 

Gioventù cannibale

Raw - Una cruda verità di Julia Ducurnau è l’apripista di un nuovo modo di leggere il presente dei giovani nell’horror. C’è una forza naturale che li spinge da dentro. È così sottopelle che, per gli osservatori adulti, è superfluo puntare il dito contro la persona. Alla natura non si comanda. Il cannibalismo colpisce una timida ragazza vegetariana dopo un rito di iniziazione alla facoltà di veterinaria. La pulsione viene attivata da un evento scatenante. Esisteva già all’interno del corpo e dei suoi desideri, è ereditaria passata proprio dai genitori che l’hanno cresciuta con il divieto di assumere carne. Una natura soppressa.

Sono ragazzi abbandonati dai padri e dalle madri anche quelli di Bones and All. Viaggiano per il mondo. Vivono alla giornata. Cercano di fare meno male possibile, eppure per stare al mondo non possono digiunare troppo a lungo. Oggi le statistiche guardano con sgomento una generazione che mette le passioni al primo posto, come se fossero cannibali di vita. C’è una tendenza al rifiuto dei modelli imposti sul lavoro e sulle tappe dello sviluppo individuale (prendere casa, fare famiglia, figli ecc.). Rompere con il passato non significa rifiutarlo, ma fare i conti con lui per poi sceglie dove andare.

I figli diversi dai propri genitori fanno paura proprio per il un legame indelebile che li unisce.

Il disprezzo in Rossosperanza è uno specchio

In Rossosperanza gli anni ’90 sono ripresi attraverso i loro peccati. Sono espressi dai genitori, figure marginali rispetto al gruppo di amici, le cui decisioni fuori campo hanno però innescato il film. I diversi, reclusi nella villa, assomigliano molto ai loro genitori. La domanda è: come hanno costruito il benessere di cui godono queste persone? Quali legami l’hanno permesso e quali trucchi sono stati messi in atto? Quanto costa essere perbene?

Zena, Marzia, Alfonso e Adriano sono il prodotto di ciò che li ha preceduti. Liberarsi può essere un gesto simbolico anche per rompere con il passato (c’è la sensazione, lungo il film, che nessuna delle loro vittime sia proprio innocente). Tagliare i ponti con ciò che porta a ripetere sempre la stessa storia.

L’ereditarietà del male è uno dei temi di due degli horror più importanti degli ultimi anni: Hereditary e It Follows. Lì la discendenza (o la dipendenza) è una forza misteriosa da cui non si può scappare. La scelta è semmai se assecondarla oppure opporsi. 

Uno, nessuno, un gruppo di amici

Rossosperanza flirta con i generi. Teen movie a tinte horror, oppure una satira un po’ nostalgica? La risposta sta alla soggettività di ciascuno. È poi un film di gruppi. Sono due: quello dei ragazzi e quello degli adulti. Non si mischiano mai, eppure si spintonano parecchio.

C’è un film, molto sottovalutato, che racconta bene lo sguardo di timore delle istituzioni rispetto alla generazione che vuole educare. Si intitola L'ultima ora (L'Heure de la sortie). Siamo a scuola, un professore nota strani comportamenti dei suoi studenti. Cerca le più disparate ragioni nel singolo, scoprirà alla fine che la risposta veniva dal gruppo. Il film usciva nello stesso anno in cui i Fridays for future assumevano rilevanza mediatica. 

Il cinema coming-of-age ha capito che per spiegare un personaggio, occorre mostrare il mondo che lo circonda. Nasce il Breakfast Club. Un preside che disprezza i suoi studenti in punizione, così pieni di cliché, così miopi e senza futuro. Loro si raccontano le storie e da personaggi diventano persone. C’è stato di recente un altro club, The Midnight Club, in cui per vincere l’incasellamento del mondo adulto e per capire ciò che è celato agli occhi giovani, si esprime se stessi attraverso una storia intorno al fuoco.

Così Rossosperanza assomiglia un po’ anche al norvegese The Innocents. Il sovrannaturale si infila nella realtà. Dei bambini in un quartiere scoprono che due di loro possono avere dei poteri straordinari. Uno va per il bene, l’altro per il male. Scoppia una violenza incontrollata, una guerra segreta di cui i genitori non si accorgono, ma ne portano le ferite.

Nel braccio di ferro tra giovani e adulti tutti questi film ci dicono una cosa: i padri considerano se stessi ancora come il presente. Credono di essere rilevanti come un tempo. Sotto ai loro occhi, nel buio della notte o nella maschera del perbenismo, un altro mondo sta esplodendo.

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