Roma 2010 - We Want sex benino, Il padre e lo straniero atroce

Al Festival di Roma, passano fuori concorso l'inglese We Want Sex, con un'ottima Sally Hawkins, e la pellicola italiana di Ricky Tognazzi, un prodotto ai limiti dell'amatoriale...

Condividi

festival di roma

 A cura di ColinMcKenzie

  • Il padre e lo straniero (Fuori concorso)
    Sperando che Una vita tranquilla e Io sono con te cambino il trend attuale, per ora i risultati dei primi due film italiani importanti sono modestissimi.

    Ci vuole poco a capire che Il padre e lo straniero non funzionerà. Basta un dialogo goffo e poco convincente tra i due protagonisti per intuire che la pellicola presenta dei buchi enormi. Purtroppo, il resto del film non fa che confermare questa tesi, fin da un viaggio in Siria che Gassman effettua senza preavviso (cosa 'normalissima' per un padre di famiglia che ha un bambino sottoposto a continue cure). O magari quando, in un'altra occasione, mente spudoratamente senza ragione.
     
    Il tono è falso dall'inizio alla fine, mentre non si capisce mai che registro vuole prendere il film. Si mettono assieme lacrime, esotismo scemo e momenti da commedia brillante, peccato che tutto risulti un mix disastroso, come se i Vanzina realizzassero contemporaneamente un cinecocomero e un melodrammone per il piccolo schermo, magari aggiungendo un po' di tv del dolore.

    Cosi, si alternano scene con dialoghi mediocremente espositivi e dei personaggi scritti malissimo. Alessandro Gassman sembra un'imbarcazione alla deriva, per quanto non sa cosa deve fare. Ksenia Rappaport è una figurina di sfondo a cui non ci si degna neanche di fornire un minimo di spessore, oltre allo stereotipo della madre distrutta dal dolore. Ma è il personaggio arabo a raggiungere vette grottesche, con un ottimismo e una poesia banale che piacerebbe a Tonino Guerra. Ed evitiamo di parlare dei servizi segreti diretti da Leo Gullotta, che è meglio.

    E poi, come si fa a trascurare importanti questioni della storia, per cui dei misteri evidenti vengono lasciati passare come se niente fosse? E quel finale, quel finale atroce. Più che un film, un casino totale...

  • We Want Sex (Fuori concorso)
    We want sex è una di quelle storie che al cinema funzionano sempre. Negli anni sessanta, in Inghilterra, le donne venivano pagate meno degli uomini, anche se svolgevano lo stesso lavoro. Fino a quando, in una fabbrica della Ford, le (poche) donne operaie decidono di ribellarsi.

    Chiaramente, siamo di fronte al classico film basato sul personaggio principale, in questo caso una sindacalista per caso, interpretata dalla grande Sally Hakwins. Come sempre, l'attrice fornisce una prova  molto complessa, riuscendo a mostrare il coraggio e la determinazione necessari, cosi come una grande naturalezza, cosa perfetta per questa parte. E a tratti risulta quasi commovente, fornendo al film l'anima di cui ha bisogno.

    Bob Hoskins ormai è abbonato a questi ruoli e svolge il solito compitino efficace, strappando anche qualche risata. Rosamund Pike se la cava bene nelle pochissime scene a disposizione, tanto da far rimpiangere lo scarso utilizzo.

    Per il resto, siamo di fronte al classico prodotto britannico gradevole, ben recitato, scritto discretamente, ma in sostanza l'ennesimo film schematico e prevedibile, con le solite sottotrame collaterali (problemi a gestire vita 'sindacale' e famiglia, varie questioni dei personaggi femminili, lotta di classe in fabbrica e a scuola) a fare da sfondo alla vicenda principale.

    Insomma, tutto fatto discretamente, anche i titoli di coda. Ma talmente costruito e scontato da non riuscire a conquistare molto. E, se non ci fosse la Hawkins, ce lo dimenticheremmo dopo cinque minuti...

    P.S.
    E' comprensibile che il titolo originale Made in Dagenham fosse impossibile da mantenere, però prendere lo slogan della pellicola "We Want Sex Equality" e 'dimenticarsi' l'ultima parola...

Continua a leggere su BadTaste