Rogue One: A Star Wars Story arriva al cinema, il franchise si amplia tra passato e futuro

Aspettando Rogue One: A Star Wars Story, proviamo ad analizzare le possibilità e le occasioni del nuovo corso di Star Wars in termini creativi e industriali

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Mancano poche ore all’uscita nelle sale di tutto il mondo di Rogue One: A Star Wars Story, il primo spin-off cinematografico della saga di Star Wars. C’è attesa, trepidazione, e soprattutto molta curiosità su un lavoro che, al momento, si qualifica a tutti gli effetti come un unicum all’interno del franchise. Oltre ad “ampliarsi”, la storia va ad approfondire un tassello rimasto inesplorato circa 39 anni fa. Il primo leggendario film, che aveva per titolo semplicemente Star Wars, iniziava “in medias res”, nel pieno di una vicenda burrascosa: una navetta ribelle era inseguita nello spazio dai biechi esponenti dell’Impero Galattico. Cosa conteneva di così importante? Semplicemente, i piani strutturali della più potente arma di distruzione di massa in dotazione al nemico: la Morte Nera. Chi aveva trafugato informazioni così importanti? Come era stato possibile? Quali gli eroi che si celavano dietro un’impresa tanto folle quanto disperata come un assalto alla diligenza imperiale?

È significativo che il primo spin-off della saga non sia incentrato su uno dei personaggi più iconici della galassia lontana lontana (come avverrà con il film dedicato a Han Solo) ma su un manipolo di eroi, finora sconosciuti, che ha reso possibile quanto accaduto nella trilogia originale inaugurata nel ’77. Il film di Gareth Edwards è ambientato prima degli eventi di Una Nuova Speranza e, pur essendo uno spin-off, farà anche da “prequel” a Episodio IV. Dopo Il Risveglio della Forza e in vista di Rogue One, quali sono le prospettive del franchise più famoso di sempre sotto la nuova direzione disneyana? Proviamo, nei limiti di ciò che sappiamo a oggi, ad avanzare qualche considerazione circa le possibilità e le occasioni del nuovo corso di Star Wars sia in termini creativi che industriali.

Storytelling e ritorno sull’investimento

Dal successo di George Lucas nel ’77 fino ai colpo grosso al botteghino di J.J. Abrams nel 2015, Star Wars si è evoluto come uno dei più grandi fenomeni di costume del nostro tempo. Come tale, è tuttora in grado di spaziare da un potente engagement emotivo con il pubblico fino al più sfrenato consumismo di massa. Tanto nelle simpatie degli spettatori affezionati quanto nei fiumi di merchandise, Star Wars si è impresso nella cultura popolare per la sua capacità di essere una sorta di punto di riferimento atemporale tra le generazioni. Anche perché la saga si ripresenta al cinema, più o meno, ogni vent’anni: nel ’77 la trilogia inaugurata da Star Wars (prima della qualifica di quarto episodio e della rinomina in Una Nuova Speranza), nel ’99 La Minaccia Fantasma, nel 2015 Il Risveglio della Forza (il primo prodotto sotto l’ombrello dalla Disney): tre iterazioni, a intervalli quasi regolari, nel corso di poco meno di un quarantennio.

Dal 2012, la Lucasfilm, i suoi marchi e le sue proprietà intellettuali sono passati da George Lucas alla Walt Disney Company. La major guidata da Bob Iger ha acquisito una proprietà che deve naturalmente fruttare nel lungo periodo: la Disney, dunque, ha facoltà di utilizzare il franchise e di metterlo a regime come meglio crede. Tuttavia, Star Wars non è un brevetto dell’ultim’ora con delle eventuali potenzialità da sviluppare, ma un marchio già fortemente avviato attorno al quale ruota un enorme fatturato. Dunque, come avviene per tutti i brand di tradizione che passano in nuove mani, il primo a preoccuparsi di non snaturarne le fondamenta è lo stesso nuovo proprietario. I quattro miliardi di dollari investiti dalla Disney nell'operazione Lucasfilm implicano la necessità di mettere in produzione un numero di progetti tale da assicurarsi il ritorno sull’investimento più alto possibile. Se Kathleen Kennedy ha inizialmente accennato all'ipotesi che la saga possa continuare anche dopo il nono episodio, le sue ultime dichiarazioni sono più prudenti e rimandano ogni valutazione al mese di gennaio proprio per analizzare, con un cospicuo numero di dati in più, l'incidenza degli spin-off sui costi e sui benefici complessivi del franchise. L'atteggiamento prudente di Kennedy è mirato a porsi in maniera consapevole tanto nei riguardi del pubblico che verso gli investitori:

Ci sono svariati film che potremmo fare. Ma abbiamo rimandato la discussione a gennaio, dato che ormai abbiamo lanciato Il Risveglio della Forza, Rogue One sarà nei cinema da un po’ e, inoltre, abbiamo anche finito le riprese dell’Episodio VIII. Avremo le informazioni necessarie per ponderare tutte le valutazioni del caso. Cosa stiamo facendo? Troviamo emozionante quello che vogliamo raccontare? Quali sono gli elementi che vogliamo esplorare?

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L’operazione più immediata per conquistare nuovo pubblico senza perdere gli spettatori storici è semplice e complessa allo stesso tempo: creare varie tipologie di prodotti concepiti per un pubblico vasto e variegato. Per farla breve: la saga principale, negli Episodi VII, VIII e IX avrà il delicato compito di portare la storia in avanti, mentre gli spin-off potranno dare nuova freschezza a una rimpatriata nelle avventure del passato. I personaggi del film di Edwards sono nuovi, mentre il contesto ci è noto: l’Impero ha sostituito la Repubblica e ha stabilito un controllo totalitario sulla galassia basato sul terrore e sulla repressione di ogni forma di dissenso. Ma c’è chi si ribella, urlando “Salva la ribellione, salva il sogno!”, senza cedere allo sconforto e credendo nelle possibilità di trasformare una rivolta in una rivoluzione.

il film farà perno sul racconto di cosa accadde per arrivare agli eventi di Una Nuova Speranza

È proprio questa familiarità del contesto, accompagnata alla curiosità sui nuovi protagonisti, a rendere interessante Rogue One: sappiamo già che il film farà perno sul racconto di cosa accadde per arrivare agli eventi di Una Nuova Speranza, non abbiamo bisogno di speculare sulle possibilità di un legame con episodio IV. La vicenda che ha coinvolto il personaggio del Leader Supremo Snoke de Il Risveglio della Forza è stata emblematica: si è speculato pressoché su qualsiasi ipotesi possibile per stabilire un collegamento tra Snoke e i film precedenti, con risultati spesso tra il fantasioso e il farsesco. Se l’identità del Leader del Primo Ordine (qualunque essa sia) è un dettaglio che scopriremo forse nel 2018, tra pochi giorni sarà invece un intero lungometraggio a legarsi in maniera smaccatamente diretta a uno dei più iconici film mai prodotti nella storia del cinema. Nel trailer campeggiano, in bella vista e ancora intatte, stazioni da battaglia che abbiamo visto andare distrutte nel corso della saga. Per la prima volta il franchise propone una storia che non salta “né prima dell’incipit né dopo l’ultimo capitolo” ma che va semplicemente a incasellarsi nel bel mezzo di tutto (dopo l’Episodio III e prima dell’Episodio IV), in una finestra temporale fondamentale del racconto e a cavallo tra due trilogie. Il format, non a caso, è “A Star Wars Story”.

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A raffica di blaster

Se state leggendo queste righe potreste essere uno spettatore che porta nel cuore la saga fin dalla fine degli anni 70 o esservi avvicinati al franchise poco fa. In entrambi i casi, il prezzo del biglietto è lo stesso e voi siete l’appetibile destinatario di un prodotto di tradizione che sopravvive nel tempo grazie all’opportunità di fare cassa. Con Il Risveglio della Forza, Star Wars ha fatto ritorno in un’era ben diversa non solo dagli anni della sua prima comparsa al cinema, ma anche rispetto all’alba del nuovo millennio. La saga, oggi, torna in auge in un momento particolarissimo sia per il cinema che per l’intera industria mediatica. Se il ritorno di grandi marchi del passato può essere accolto dal pubblico con entusiasmo (Mad Max) o freddezza (Ghostbusters), lo sviluppo della rete nell’ultimo ventennio ha consentito al mercato dell’entertainment di mettere a disposizione dei suoi destinatari un nuovo concetto di fruibilità dei prodotti (nell’attesa silenziosa del nuovo progetto di Sean Parker, che potrebbe far entrare legalmente nelle case i prodotti cinematografici in contemporanea all’uscita nelle sale).

Tutto questo, in maniera più o meno conscia, sta cambiando anche i gusti del pubblico e la lealtà degli spettatori verso i franchise: i sei film di Star Wars prodotti tra il 1977 e il 2005 uscirono in due trilogie i cui capitoli furono intervallati da circa 3 anni di attesa l’uno dall’altro: gli spettatori del primo Star Wars dovettero aspettare quasi 3 anni prima di vedere l’Impero Colpisce Ancora e altrettanti per Il Ritorno dello Jedi. Il pubblico de La Minaccia Fantasma attese tre anni per L’Attacco dei Cloni e altrettanti per La Vendetta dei Sith. Oggi, è previsto un film di Star Wars all’anno: tre capitoli del filone principale (dopo il settimo, gli episodi VIII e IX nel 2017 e nel 2019) intervallati da due spin-off (Rogue One tra pochi giorni, Han Solo nel 2018 e un terzo film in fase di definizione che dovrebbe arrivare dopo l’episodio IX).

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L’uscita di film "a raffica di blaster" più o meno ogni 12 mesi, non avviene solo perché i tempi di produzione si sono accorciati ma anche perché la concorrenza è vasta e il pubblico ha una maggiore varietà di alternative, su diverse piattaforme, alle quali può scegliere di affidare il proprio tempo e il proprio denaro. Se da un lato ci sono pochi dubbi che un appassionato della saga abbia alte probabilità di andare comunque al cinema, esiste ancora una parte importante di pubblico che dev’essere attratta e convinta a vedere un film sul grande schermo, anche se porta il nome di Star Wars. Un po’ come accade per quella fetta di elettorato che viene spesso chiamato “maggioranza silenziosa” (che tende a non manifestare le proprie posizioni ma che poi partecipa attivamente alle consultazioni elettorali rendendo poco significativi i sondaggi), esiste una fetta importante di pubblico che non manifesta apertamente il proprio hype ma che, se attratta da una campagna promozionale efficace, va al cinema di buon grado. È vero che Star Wars ha dalla sua uno dei fandom più grandi di sempre, ma è altrettanto vero che affidarsi con eccessiva fiducia a un prodotto che “tanto si vende da solo” è una strategia che, nel lungo periodo, si rivela tanto inelegante quanto inefficace. Il core business della macchina produttiva disneyana è intriso proprio della capacità di intercettare di continuo i gusti delle successive generazioni, continuando a rinnovare prodotti che si inquadrano nel solco di una tradizione di vecchio lignaggio: è il caso, ad esempio, della linea dei Classici di animazione, che prosegue dal 1937 e che ha attraversato vere e proprie “epoche” distinte, da Biancaneve e i Sette Nani a Oceania. È di questa cultura aziendale, fatta di prodotti di tradizione che inseguono i cambiamenti del pubblico, che potrebbe impregnarsi la Lucasfilm del prossimo decennio.

Sperimentare con cautela, rassicurare con coraggio 

Traspare, dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori alla stampa di settore, la volontà di procedere su due binari paralleli tra sperimentazione ardita e prudente cautela: due strade che, più o meno, coincidono con i progetti degli spin-off da un lato e la prosecuzione degli Episodi principali dall'altro. Kathleen Kennedy ha parlato dello spin-off dedicato a Han Solo come di un progetto che oscillerà stilisticamente tra il western e l’heist movie (ovvero un film che ruoterà intorno a un qualche genere di “colpo grosso”). Tempo fa, l’Hollywood Reporter si è posto una domanda semplice e complessa allo stesso tempo: quanta libertà creativa può adottare Star Wars senza “cessare di essere” Star Wars?

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Da un certo punto di vista, è proprio l’attesa degli spin-off a rendere la domanda interessante. Quando Rogue One ha avuto bisogno di vari reshoot, la messa in cantiere di riprese aggiuntive è spesso stata letta come un tentativo, più o meno in extremis, di restituire al film un tono più “in linea” con i capitoli della saga principale. Ma Gareth Edwards ha ribadito con forza che il suo lavoro non sarà necessariamente il film che i fan si aspettano:

Anche se non stiamo raccontando le vicende di Luke Skywalker, per me è stato importante catturarne la stessa tipologia di emozioni. Ma il film non si sviluppa come vi potreste aspettare. Non percorre gli stessi sentieri percorsi da Star Wars.

L'eventuale “deviazione stilistica” dalla saga principale rende Rogue One una sorta di delicato banco di prova che può misurare in termini abbastanza efficaci l’atteggiamento del pubblico verso i vari prodotti collaterali agli Episodi previsti nei prossimi anni. Come dichiarato da Kiri Hart del Lucasfilm Story Group:

Rogue One è un ottimo inizio perché si ricollega alla vicenda ben nota dei piani della Morte Nera. È unito a Una Nuova Speranza. Ha degli elementi familiari ma, allo stesso tempo, un set di nuovi personaggi. È un ottimo modello per cercare di capire bene cosa possiamo fare con questi film.

È inoltre significativo che Rogue One potrebbe essere, di fatto, il primo film "di guerra" di una serie cinematografica che, pur chiamandosi "Star Wars", non ha mai proposto al suo pubblico un film di carattere squisitamente bellico. Gli spin-off hanno la possibilità di spaziare proprio per la loro qualifica "parallela" ma canonica, laterale ma interna al franchise, differente ma non necessariamente minore rispetto alla portata degli Episodi. Anche perché Star Wars è, a tutti gli effetti, un fantasy ambientato tra spazio e frontiera che deve rimanere tale, arricchendo il suo racconto di nuovi colpi di scena ma non di improbabili rovesciamenti di genere. I prodotti collaterali alla saga, concepiti per il grande schermo, potranno invece arricchirne l'universo tra gustose sperimentazioni e deviazioni stilistiche, protetti dall'alveo della loro natura "a statuto speciale" e senza cambiare le carte in tavola all'interno del filone principale.

L'impressione è che la Disney abbia studiato un politica estremamente equilibrata tra libertà creativa e flusso di cassa

In sostanza, almeno da ciò che traspare a oggi, l'impressione è che la Disney abbia studiato un politica estremamente equilibrata tra libertà creativa e flusso di cassa. Quando la saga guarderà al passato con gli spin-off, parlando di personaggi cari al pubblico (Han Solo) o di vicende già note (l'Alleanza Ribelle) e battendo dunque sentieri potenzialmente più sicuri perché familiari agli spettatori, proverà a partorire film "che i fan non si aspettano". Quando invece si tratterà di portare la storia in avanti, come negli Episodi di Rian Johnson e Colin Trevorrow, avventurandosi dunque nell'inesplorato (come il settimo, gli episodi VIII e IX non sono i prequel di nulla), la saga tornerà nei binari più tradizionali e tenderà a stupire il pubblico a colpi di plot twist (dalla scoperta della parentela di Luke ne L'Impero Colpisce Ancora al destino di Han Solo ne Il Risveglio della Forza).

Potrebbe essere questa, in parte, l'occasione che il franchise cercherà di sfruttare in termini di espansione del marchio. E potrebbe essere questa la politica frutto del compromesso disneyano per la saga, alla continua ricerca di un rinnovato patto tra pubblico e addetti ai lavori: è un po' come se il nuovo corso di Star Wars sibilasse "Avremo cura della saga. Tuttavia, nei suoi dintorni, tra le righe e in mezzo agli scalpelli di una storia scolpita nella pietra, lasciateci divagare e raccontare vari retroscena, sfornando un po' di capitoli di approfondimento". Chiaramente, non è detto che sia un'ipotesi che debba piacere o che non possa suscitare fortissime riserve. Sta a voi come pubblico decidere se accettare o respingere gli estremi del patto che produttori e creativi faranno con voi nei prossimi anni, nonché verificare se sarà onorato o meno. Nel frattempo aspettiamo insieme, ancora per poche ore, le imprese di quattro scalcagnati eroi ribelli che stanno per farla molto, molto grossa.

L’uscita di Rogue One: A Star Wars Story è prevista per il 16 dicembre 2016 negli Stati Uniti, il 15 in Italia.

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