Roger Deakins parla della pellicola, dopo averla usata per Ave, Cesare!: "È finita"

Mancano le pellicole più particolari, i laboratori di sviluppo non funzionano più come prima e tutto sta lentamente morendo. Per Roger Deakins è finita

Critico e giornalista cinematografico


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Quello consegnato a Variety da Roger Deakins è forse uno dei pensieri più lucidi e delle analisi più concrete sullo stato della pellicola ad Hollywood. Il direttore della fotografia di molti film dei Coen ma anche di Sicario (nominato agli Oscar di quest’anno), degli ultimi 007 e di Le ali della libertà, ormai lavora in pellicola praticamente solo con i due fratelli, per il resto da tempo padroneggia con grande destrezza il digitale (e proprio il lavoro su Sicario lo dimostra, con la maniera in cui gestisce le diverse temperature di colori o come lavora con scarsa illuminazione). Per Ave, Cesare!, l’ultimo film dei Coen la cui premiere sarà a Festival di Berlino, dunque è dovuto tornare alla pellicola 35mm e la più grande difficoltà, a suo dire, non è stata quella di dover aspettare lo sviluppo per guardare come era venuta ogni ripresa o di dover fare attenzione a risparmiare “girato” (perché la pellicola costa), ma tutto ciò che è al di fuori del set.

L’esperienza di Deakins è stata problematica soprattutto per la scarsità di materiali, cioè non si trova molta pellicola e la prima ad andarsene è quella più particolare. Le varietà necessarie a girare scene con un taglio, un formato o un tono inusuali semplicemente non si trovano più (e se lo dice uno che lavora ad Hollywood!). Alla stessa maniera del resto anche i laboratori, ovvero i luoghi in cui vengono spediti i negativi per lo sviluppo, non lavorano più come una volta. Sempre secondo Deakins ci sono stati non pochi problemi di sviluppo durante la lavorazione, cose che non sarebbero mai capitate una volta, perché il mestiere non è più quello, perché lo sviluppo di negativi 35mm non è più un business a cui i laboratori tengono e via dicendo. Perché la pellicola sta morendo, anzi, per citare la maniera in cui Deakins chiude l’intervista: “Mi dispiace, è finita”.

Forse anche i Coen, tra i pochi che resistono fedeli alla pellicola, per il prossimo film sceglieranno il digitale. Ci pensano su ad ogni film e ogni volta si avvicina il momento (per quanto quando chiedono consiglio a Roger Deakins lui gli risponda con grande cuore: “Decidete voi, io sono disposto a girare anche con un telefono cellulare”).

Le nomination all’Oscar per la Migliore fotografia di quest’anno sembrerebbero dire altro, per come mostrino un’incredibile varietà di formati e supporti, lo stesso sembra una falsità, ultime luci di una tecnologia morente. Se infatti Mad Max: Fury Road e Sicario sono esponenti del digitale, Carol è stato girato in 16mm, The Hateful Eight nel glorioso 70mm e Kaminski stava lì lì per girare Il ponte delle spie in 35mm (Spielberg è un altro fanatico della pellicola, non dev’essere stato facile per lui scegliere il digitale).

[caption id="attachment_158948" align="aligncenter" width="600"]Un fotogramma da Sicario, girato con illuminazione scarsa Un fotogramma da Sicario, girato con illuminazione scarsa[/caption]

La pellicola sempre di più è un lusso per registi ricchi, nostalgici e di successo, un supporto premium dal costo elevato e dai sempre maggiori problemi, inviso ai produttori (che non amano né spendere né perdere tempo), amato da certi registi ma sostanzialmente sempre meno adottato, per gli spettatori non è una grande perdita. Gli spettatori infatti da almeno qualche anno vedono tutti i film in proiezioni digitali, il che significa che anche qualora un film sia stato girato in pellicola, lo stesso poi viene riversato in un formato digitale.

Certo, è vero che i benefici e le peculiarietà delle riprese in pellicola rimangono, la maniera in cui la celluloide cattura la luce e i colori poi passa al digitale ad altissima risoluzione (non tutto tutto tutto ma buona parte), dunque in un certo senso ci sono ancora ragioni per girare in pellicola se si tiene molto ad una certa resa. Ma è anche vero che parliamo di minuzie sempre più difficili da distinguere.

Dall’altra parte molti avranno invece imparato a distinguere le riprese fatte in digitale, almeno quando sfruttano le particolarità del supporto. Una su tutti, la più semplice da distinguere, è la capacità di girare in scarse condizioni di luce, la proprietà del digitale di funzionare anche con illuminazioni precarie, dando un nuovo tono ai bui (una volta i bui erano finti, in realtà erano illuminazioni blu o simili, oggi sono proprio bui davvero).

Dunque se perdiamo qualcosa con la morte sempre più imminente della pellicola è anche vero che dovremmo guardare ciò che stiamo guadagnando. Film come Mad Max: Fury Road, sono possibili solo con il digitale (George Miller l’ha detto molte volte), altri di tono opposto come il bellissimo Tangerine pure (è stato girato con uno smartphone!). Le meraviglie dei toni di Sicario sono frutto della maestria di Deakins con il digitale, mentre la patina e lo splendore da vecchia Hollywood di Ave, Cesare! saranno frutto dell’altro lato del suo mestiere. A ognuno farsi la propria idea.

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