RocknRolla va in troppe direzioni contemporaneamente
RocknRolla è un ritorno alle origini per Guy Ritchie, che però si fa prendere troppo la mano dalla sua passione per le storie intrecciate
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Tutto questo per dire che RocknRolla è chiaramente figlio delle critiche ricevute da Ritchie per i due film precedenti, e dalla sua voglia di tornare a muoversi in territori familiari, non solo in senso letterale ma anche di tono del racconto. E quindi tornano i soliti criminali londinesi squinternati ma forse in fondo tutto sommato buoni, tornano i soliti criminali londinesi marci fino al midollo e talmente cattivi da diventare caricaturali, e torna la solita vicenda intricatissima e costruita intorno a uno o più MacGuffin che sono in realtà una scusa per disegnare un ritratto di Londra (di una certa Londra, almeno) e dei suoi abitanti più pittoreschi. E torna la voglia di divertirsi con le parole e con la violenza che mancava nei due film precedenti, e in particolar modo in Revolver, che se non fosse così ostinatamente serioso sarebbe stato ricevuto in tutt’altro modo.
Se avete perso il conto, stiamo parlando di quattro/cinque storyline diverse che si intrecciano (ce ne sarebbero altre minori, ma facciamo finta di nulla) e che ruotano tutte intorno a un sacco di soldi e a un misterioso quadro – mai inquadrato di fronte, il tentativo di Ritchie di replicare la valigetta di Pulp Fiction – che passa di mano in mano e che a sua volta è solo una scusa e un simbolo di un passaggio di consegne che è il vero, grande tema del film. È vero, RocknRolla è la storia di One Two, Mumbles e Handsome Bob e di come finiscano invischiati in qualcosa di più grosso di loro; ma è soprattutto la storia di Lenny, patriarca di una malavita in via d’estinzione perché soppiantata da pesci più grossi che arrivano dall’estero. È la storia della caduta di un impero: criminale, certo, ma perfettamente integrato nella società civile, e le cui armi migliori non sono mitragliatori e tirapugni ma permessi edilizi, regali ai politici e mazzette. È un ritratto cinico di Londra (ma potrebbe applicarsi a qualsiasi grande metropoli occidentale) e dei suoi meccanismi, ma che non nasconde un certo affetto per i suoi abitanti, non importa quanto siano immorali o disgustosi.
La scelta di spostare l’attenzione verso l’alto sulla scala sociale permette tra l’altro a Ritchie di, in pratica, rifare Lock&Stock e The Snatch in versione classy. In RocknRolla non c’è solo il sottobosco criminale, ma anche il rispettabilissimo e ben vestito mondo della politica e della burocrazia; di più: non ci sono poliziotti, detective, agenti segreti, nessuno dei personaggi coinvolti nella mega-truffa si preoccupa mai delle forze dell’ordine ma agisce come se il proprio comportamento fosse la normalità, anzi necessario a far funzionare anche le parti rispettabili della società. Stella in particolare è una figura nuova nel canone Ritchie-ano, ed è un vero peccato che man mano che il film procede a rotta di collo verso la sua conclusione il personaggio di Thandie Newton perda gradualmente consistenza e si trasformi in un cartonato utile a portare avanti la trama, fino a sparire nel nulla in un finale che se la dimentica per strada insieme a un altro paio di linee narrative.
È simbolico di quello che è il più grosso problema di RocknRolla, che è un problema di entusiasmo: Ritchie ha immaginato un universo criminale ricchissimo e non è riuscito a trattenersi, e l’ha stipato all’inverosimile di figure chiaramente pensate per crescere nell’arco di tre capitoli (RocknRolla si conclude con un fermo immagine che promette che “Johnny, Archy e il Mucchio Selvaggio torneranno in The Real RocknRolla”), e che nel corso delle due ore di film non sempre hanno tempo per respirare e ritagliarsi il loro spazio. Non sta mai bene che la critica suggerisca a un autore come avrebbe dovuto fare il suo film, ma è impossibile guardare RocknRolla e non pensare che almeno un paio di linee narrative si potessero sacrificare sull’altare della semplicità senza che il film ne perdesse in chiarezza – alla fine quel che conta non è esattamente in che modo A ha fregato B, ma la considerazione che nel mondo di Ritchie tutt* stanno sempre cercando di fregare tutt* anche quando sarebbe più furbo non farlo, e vincere è più una questione di faccia da poker e capacità di non farsi beccare che altro.
Detto tutto ciò, RocknRolla è anche e soprattutto questo, alla faccia di tutti i difetti:
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