[Road to the E3]Speciale - La storia dell'E3 pt. I

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La prima parte del nostro reportage in quattro puntate dedicato alla storia e alle storie della più importante manifestazione videoludica del mondo...

L’E3 è alle porte e con la kermesse losangelina si avvicina sempre di più la settimana più calda dell’intera annata ludica. Fra conference, giochi da provare, anteprime da scrivere e party cui sopravvivere, i tre giorni nella città degli angeli sanno trasformarsi in una vera e propria prova di resistenza anche per il giornalista più navigato. Chi scrive ha avuto la fortuna di partecipare a un buon numero di eventi stampa, E3 compreso, tuttavia il fascino dell’Electronic Entertaiment Expo rimane ineguagliato e insuperabile. Per questo motivo, a partire da oggi - a un mese esatto dall’inizio dell’edizione 2012 - abbiamo deciso di inaugurare una serie di speciali settimanali dedicati alla storia dell’E3, dagli albori a metà anni ‘90, fino ai trionfi delle annate recenti, passando attraverso console, presentazioni più o meno riuscite, grandi giochi e grandi fallimenti. Andiamo a cominciare, dunque, con il primo di questi speciali, dedicato alle annate dal 1995 al 1999. Perché abbiamo scelto proprio questo timeframe? Lo scoprirete strada facendo...  Anno Domini 1995. I cittadini di mezza Europa scoprono il piacere di poter viaggiare nei paesi vicini senza dover mostrare il passaporto, nascono gli accordi di Schengen; Jaques Chirac sta per entrare all’Eliseo, il Giappone viene sconvolto dal terremoto di Kobe e dagli attentati nella metropolitana di Tokyo, in America Bill Clinton cerca di far dimenticare l’amministrazione Bush, mentre nei computer di tutto il mondo gira Window 3.1; internet non è ancora nelle case di tutti e i cellulari sono giocattoli costosi. Al cinema Quentin Tarantino faceva il suo esordio con Pulp Fiction, e Forrest Gump diventava faceva conquistare a Robert Zemeckis il suo primo Oscar.Sembra passato un secolo, in realtà stiamo parlando di meno di vent’anni fa, il mondo era completamente diverso e, con esso, anche la nostra industry: SEGA e Nintendo dominavano il mercato con SuperNES e MegaDrive ma, da ormai qualche mese giravano voci su un nuovo progetto nato in casa Sony. Il primo E3, organizzato dall’associazione americana dei publisher di videogiochi (l’ESA, tutt’ora madrina dell’evento) si inserì perfettamente in questo clima di attesa e innovazione, facendo da catalizzatore per le richieste che arrivavano da un numero sempre maggiore di publisher, produttori e sviluppatori, ovvero riuscire ad avere un luogo dove presentare le più importanti novità ludiche dell’anno senza spendere milioni in costosi eventi privati, a volte sparsi ai quattro angoli del globo.Il primo E3 prese forma e corpo al Los Angeles convention center a metà maggio 1995 e, come abbiamo anticipato poco sopra segnò uno dei giri di boa più importanti dell’intera storia videoludica. Mentre una Nintendo arrogante e convinta di essere pressoché imbattibile bucò clamorosamente la presentazione del suo Ultra64, venendo costretta a spostare di un anno la data d’uscita della console, SEGA fu in grado di mostrare le prime demo tecniche del suo Saturn, facendo sognare il pubblico con Daytona Racing e le immagini di Virtua Fighter. Ma la vera sorpresa fu Sony che, partendo da un prototipo sviluppato in orgine proprio con l’azienda di Kyoto, svelò al mondo la sua Playstation e ne mostrò tutte le futuribili caratteristiche: la console Sony sarebbe stata in grado di leggere i CD musicali, gestire la grafica tridimensionale e, rullo di tamburi, sarebbe uscita in contemporanea con il Saturn ma a 100$ in meno. All’epoca non erano in molti quelli disposti a scommettere in una vittoria di Sony, dopotutto, dicevano i soliti beninformati, l’azienda giapponese, pur essendo un colosso, non aveva nessuna esperienza in campo videoludico e, tantomeno, aveva a disposizione sviluppatori di grido disponibili a credere in una nuova console proprio nell’anno in cui Nintendo avrebbe lanciato il suo fantomatico Ultra64. Come tutti sappiamo, le cose andarono in maniera leggermente diversa.  Un anno dopo, all’E3 1996, si respirava un’aria pesante, il lancio del Saturn era stato un disastro per SEGA che, oltre le 200.000 unità del lancio, faticava a vendere la sua nuova macchina, al tempo stesso però, il pubblico sembrava rapito da Playstation, grazie soprattutto a una campagna di marketing azzeccatissima e alla promessa di alcune grandissime esclusive pronte ad arrivare in casa Sony. Si vociferava che Square fosse pronta ad abbandonare Nintendo, così come Capcom e molti altri sviluppatori frustrati dai ritardi dell’Ultra64 e dalla proverbiale freddezza dell’azienda di Kyoto. Quando Hiroshi Yamauchi svelò, con quasi due anni di ritardo, il Nintendo 64, però, le carte in tavola sembrarono cambiare di colpo: Super Mario 64 e Pilotwings erano una vera rivoluzione, mentre il pad con stick analogico incarnava da solo tutta la capacità innovativa di Nintendo e seppe segnare per sempre il futuro del gameplay moderno. Durante la fiera, con SEGA ormai ridotta all’ombra di se stessa, le domande che tutti si facevano erano sostanzialmente due: chi avrebbe vinto fra Sony e Nintendo e chi avrebbe ottenuto maggior credito dalle terze parti.L’E3 del 1996 fece capire a tutti come le regole del gioco erano ormai irrimediabilmente cambiate: Sony comprò a suon di milioni alcuni dei più importanti titoli all’epoca in sviluppo su piattaforma Nintendo, come Final Fantasy VII, Tekken e un certo stealth Konami sviluppato da Hideo Kojima, mentre la casa di Kyoto faceva finta di non vedere, con i suoi massimi dirigenti impegnati a dire che “la gente compra console Nintendo per i giochi Nintendo, non per le terze parti”. Oltre alle sirene di Sony, Nintendo 64 fu condannato dalla scelta di usare come supporto le ormai vetuste cartucce anziché i più moderni e meno costosi CD - Rom; la scelta di Nintendo era dettata, ovviamente, dalla volontà di combattere la pirateria, ben presto, però, i vantaggi dei media ottici in termini di costi, capienza e qualità diventarono talmente palesi da rendere, sul lungo periodo, la scelta di Nintendo non più sostenibile. A fine Giugno, lo scenario sembrava ormai delinearsi, il monarca sconfitto si preparava a cedere la corona al nuovo sovrano, iniziando così una traversata nel deserto che finirà solo nel 2007 con l’uscita di Wii, mentre l’ex pretendente al trono, umiliato e distrutto, si rifugiava in una sorta di limbo fatto di titoli di nicchia e un nuovo grande progetto hardware all’orizzonte.  L’anno successivo, complice anche lo strapotere di Playstation sul mercato, fu piuttosto tranquillo sul versante console e questo momentaneo abbassamento di tensione permise al PC di tornare al centro della scena videoludica mondiale: all’E3 1997 (tenutosi, come quello dell’anno successivo ad Atlanta, in Georgia), si videro per la prima volta due titoli destinati a entrare nella storia, Half Life e Unreal. Ma le novità non si fermarono qui, John Romero, fresco di litigio con Carmack, aveva appena abbandonato Id Software per lavorare su Daikatana, uno dei giochi dallo sviluppo più travagliato e complesso della storia, risoltosi qualche anno dopo con un mezzo fallimento e voti piuttosto bassi sulle riviste di mezzo mondo. In una kermesse dominata dal PC, l’unico lampo consolaro venne da Konami che, affidandosi a uno sbarbato designer poco più che trentenne, svelò al mondo i primi minuti di Metal Gear Solid, annunciando che il gioco sarebbe stato un’esclusiva Playstation e sarebbe uscito entro l’anno successivo. Il vincitore morale dell’E3 1997, tuttavia, fu Eidos, fino a pochi anni prima un semisconosciuto studio inglese che, con la saga di Tomb Raider era riuscito a creare l’eroina videoludica più famosa della storia.Arrivamo così al 1998, un’annata importante soprattutto per Nintendo che, proprio in quella convulsa settimana in Georgia svelò uno dei più grandi giochi di tutti i tempi: The Legend of Zelda Ocarina of Time, l’ultima creatura di Miyamoto, pietra angolare cui si sono ispirati tutti gli action - RPG (occidentali e orientali) successivi. Non è questa la sede per parlare dell’importanza di Ocarina of Time nella storia del gaming, tuttavia possiamo dire con certezza che l’avventura di Link segnò, contemporaneamente il momento di massimo splendore di Nintendo 64 e l’inizio del suo crollo verticale. Se fino all’arrivo di Zelda, Nintendo era riuscita quantomeno a tenere botta rispetto allo strapotere Sony, nei mesi successivi iniziò un lento e inesorabile declino che vedrà la console di Kyoto sparire sempre più dai radar degli appassionati, nonostante l’arrivo nel corso degli anni successivi di perle assolute come Perfect Dark o Banjo Kazooie. L’ultimo E3 di Atlanta, però, va ricordato anche per una vicenda che coinvolse pochissimi reporter selezionati ma che segnò in maniera indelebile l’intera manifestazione. SEGA, ancora scottata dal trattamento ricevuto con Saturn, decise di non mostrare pubblicamente la sua nuova console - di cui i più conoscevano solo il nome: Dreamcast - ma tenne una serie di presentazioni a porte chiuse in cui pochissimi fortunati poterono vedere in anteprima il nuovo Sonic, Shenmue e scoprire le caratteristiche tecniche della macchina con quasi un anno d’anticipo. La mossa di SEGA, però, non portò i frutti sperati, dato che, anziché far salire l’hype, creò una strana situazione in cui chi aveva visto il Dreamcast era esaltatissimo, tuttavia non poteva parlarne con nessuno. Come anticipavamo, quello del 1998 sarà anche l’ultimo E3 ad avere come setting la città della Coca Cola. A partire dal 1999, infatti, Los Angeles tornerà ad essere il setting per l’intero evento, d’altronde, come disse molto bene un collega veterano dell’E3: “Atlanta è comoda e il convention center è bello, ma l’E3 ha bisogno del glamour, e solo Los Angeles è abbastanza glamour”.Arrivamo così al 1999, l’anno in cui SEGA svela finalmente al mondo la sua nuova creatura e, per un breve lasso di tempo, pare addiritura che il miracolo si sia compiuto: nessuno parla d’altro, i repoter sono rapiti dalla grafica in alta definizione, mentre d’improvviso tutto quello che Nintendo 64 e Playstation hanno da mostrare pare vecchio, superato e, tutto sommato, tralasciabile. Inutile dire che Sony e Nintendo si erano preparate per tempo così, dosando con il misurino le parole, i vari dirigenti iniziano a parlare apertamente di “nuova generazione” e di due progetti, il primo si chiama Playstation 2, il secondo Dolphin e avrebbe rappresentato una joint venture fra Nintendo, IBM e Panasonic. La next gen stava per iniziare e SEGA, con Dreamcast, Sonic Adventure e Soul Calibur, sembrava essere pronta a prendersi lo scettro tanto agognato e inseguito nel ventennio scorso... Continua la prossima settimana. 
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