Riuscirà Matthew Vaughn a fondere Kingsman con Argylle? | Bad Movie

Il Bad Movie della settimana è Argylle - La super spia, kolossal action da 200 milioni di dollari di budget uscito al cinema il 1 febbraio

Condividi
Spoiler Alert

Il Bad Movie della settimana è Argylle - La super spia, al cinema dal 1 febbraio.

Premessa

Ce la possono fare? È una domanda che ci poniamo da più di dieci anni ormai. Dipende dal mercato, ovviamente. A prescindere che si apprezzi o no la strategia narratologica di inserire le signore all'interno di testi in alternativa alle più sperimentate figure maschili (ci ricordiamo l'ondata di indignazione per il Ghostbusters al femminile del 2016), giocando brillantemente con il concetto di oggettivazione (il ruolo dentro le storie che impattano su larga scala l'umanità, orientano poi la percezione sociale di quei soggetti che interpretano quel suddetto ruolo), quello del protagonismo al femminile in sostituzione di quello maschile dentro blockbuster cinematografici a tema avventuroso è uno degli argomenti più interessanti, e discutibili in senso tecnico, dentro la contemporaneità. Argylle di Matthew Vaughn, produzione da 200 milioni di dollari di budget (cifra oramai canonica, milione in più milione in meno, per definire il blockbuster oggi), ne è l'ultimo esempio nitido. Forse quello definitivo perché cerca addirittura di fondere due saghe: una nata da una purissima dialettica maschile “figlio” coatto vs “padre” lord (Kingsman - Secret Service) e l'altra che deve nascere dalla femmina guerriera riprogrammata come artista solitaria. Riuscirà questo matrimonio?

Fattore Elly

Argylle è una commedia spy che simboleggia perfettamente questa possibile transizione perché parla di un uomo al centro dell'azione in realtà prodotto dal subconscio di una signora che l'ha creato partendo da lei stessa. Confusione? Sì, in effetti la trama è parecchio incasinata e inverosimile, cosa che potrebbe scontentare un pubblico in cerca di maggiore risolutezza e gravitas drammaturgica.

Il film racconta di una scrittrice gattara molto attraente ma anacoreta e dunque che vive da reclusa. Ci ha ricordato non poco la cat lady creata dalla penna di Diane Thomas ai tempi della Kathleen Turner di All'inseguimento della pietra verde (1984). L'adorabile film di Zemeckis dove Michael Douglas finiva casualmente dopo un capitombolo in giungla con la testa tra le gambe di Turner (buffo: oggi invece il cunnilingus è spesso pratica prioritaria nella rappresentazione mainstream del “nuovo” sesso tra uomo e donna) vedeva una scrittrice di romanzi rosa d'avventura con gatto inseparabile al fianco (Romeo; quello di Elly si chiama Alfie) vivere una storia di inseguimenti, eccitazione ed esotici tesori facendo la conoscenza con un maschio alfa scavezzacollo e contrabbandiere ricalcato su Indiana Jones. Il film fece il botto, generò un sequel (Il gioiello del Nilo, 1985) e istituzionalizzò la coppia Turner-Douglas come duo amatissimo tanto che sarebbero tornati anni dopo ne La Guerra dei Roses (1989) di Danny De Vito (c'era anche lui come villain buffonesco nel film diretto da Zemeckis del 1984).

È fuorviante che il regista Matthew Vaughn citi Arma letale (1987) o Trappola di cristallo (1988) come punti di riferimento del suo Argylle. Sappiamo che non ci vuole dire che in realtà è All'inseguimento della pietra verde la vera base di partenza. C'è una scrittrice, c'è un eroe macho e c'è un pericolo che dalla pagina letteraria passa alla realtà dei fatti. La differenza gustosa è che… l'eroe macho in questo caso non esiste e anzi è la sostituzione fittizia di una vera eroina che dire guerriera è poco. E questo è dannatamente interessante.

Torniamo all'inizio: Elly Conway (Bryce Dallas Howard) è una romanziera gattara (ma provate a dirglielo che si indignerà all'espressione “cat lady”) senza vita sociale e/o sessuale, con mamma e papà che sembrano più giovani e vitali di lei come i boomer appaiono spesso oggi (ottimi Bryan Cranston e Catherine O'Hara). Certo… ha successo. Oggi molti di noi si accontenterebbero e troverebbero la cosa sufficiente. Ha pubblicato negli anni una serie di best seller spionistici. Il suo campione della pagina si chiama Argylle: giacca alla coreana, capelli neri a spazzola, grosso come Superman (infatti lo interpreta Henry Cavill che dell'alieno proveniente da Krypton è stato l'ultimo interprete mainstream) e, come i vecchi Bond specie quello di Roger Moore, è sempre rilassato, signorilmente allupato in chiave etero e dalla battuta pronta.

Certo che se si dovesse scoprire che Argylle è “frutto del tuo subconscio!” come urlerà ad Elly un barbone incontrato su un treno… allora saranno cavoli amari.

Fattore Rockwell

Parliamo un attimo di lui. Sam Rockwell nel film si chiama Aidan (almeno dice). Capelli scarmigliati, fisico non scultoreo, barba poco curata, puzzolente (a un certo punto Elly gli imporrà una doccia perché il tanfo è insopportabile), si soffia il naso con la t-shirt, attitudine fancazzista e dal volto che non sprizza proprio perspicacia da tutti i pori. Dice che fa la spia pure lui, come Argylle. Solo che lui, così improbabile e trasandato, è quella vera e quell'altro, impettito e “classico”, è quella finta. Gli crediamo? Sappiamo che ci vuole un attore estremamente intelligente per fare bene gli stupidi e sappiamo pure che questo figlio artistico di Gary Oldman è il più bravo di tutti oggi a fare i cretini come insegna il suo capolavoro: Jason Dixon in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri che gli procurò un sacrosanto Oscar come Miglior Attore Non Protagonista. Aidan è cinematograficamente molto collegato a Jason Dixon. Lo reputiamo il cuore pulsante di Argylle. Una volta entrato in scena accompagnerà Elly verso il processo che in psicoanalisi possiamo definire di elaborazione del trauma. Rockwell sa far ridere facendo l'ottuso insistente ma sa anche amare soffrendo (recuperare Moon di Duncan Jones per verificare). In Argylle fa benissimo tutte e due le cose. Si scoprirà che Elly era come Jason Bourne. Che bello il passaggio in make-up della Howard da gattara tristanzuola ad amazzone furente per le scene d'azione. Ci ha ricordato il look di Florence Pugh in Black Widow. Ma poi c'è anche un pizzico de Il mago di Oz. Potrebbe essere che chi è stato accanto nella quotidianità a questa letale ex 007, era anche colui che le sarebbe stato vicino, nel bene e nel male, dentro l'azione epica che il suo subconscio avrebbe potuto processare come dimensione fantastica e quindi aliena rispetto alla sua quotidianità.

Conclusioni

Che tornano all'inizio: ce la farà Elly a diventare un franchise? Sappiamo che le Ghostbusters in rosa non ci riuscirono nel 2016. E nemmeno il tentativo di fare una Indiana Jones in gonnella prodotto da Luc Besson generò filone nel 2010 (Adèle e l'enigma del faraone). Ci ricordiamo bene che Lashana Lynch cazziava e minacciava Daniel Craig in No Time to Die (2021) circa un imminente futuro agente “00” senza testicoli… ma al momento non ne abbiamo ancora visto la concretizzazione. Ancora più confusi sono stati i realizzatori dell'ultimo Indiana Jones: prosegue il vecchietto maschio ottantenne o, dopo la naufragata ipotesi del “figlio” Shia LaBeouf, la “nipotina” acquisita sessualmente famelica (più in teoria che pratica) di Phoebe Waller-Bridge?

Adesso Vaughn, che viene da magri incassi con il prequel di Kingsman, rischia veramente grosso. Vorrebbe inserire Argylle (occhio ai titoli di coda) dentro il franchise Kingsman, partorito nell'ormai lontano 2015 e tratto dai fumetti di Mark Millar e Dave Gibbons. Non serve la critica a favore (peraltro non eccellente). Servono solo ed esclusivamente incassi a livello mondiale. Pure belli grossi. E qui che arriva il punto della questione: il mercato terrestre attuale, che recentemente ha premiato come ai vecchi tempi Tom Cruise come simpatico e infallibile guerriero dell'aviazione statunitense con l'ultimo Top Gun confermando la passione per il maschio protagonista dentro un action movie adrenalinico da 200 milioni di dollari di budget, è pronto, con le dovute proporzioni, a giustificare il budget di Argylle in relazione a un personaggio fittizio femminile che qualcuno ha visto addirittura ispirato a Taylor Swift? Secondo noi, e secondo i primi dati, no.

Riguardo Swift, alcuni hanno addirittura pensato che l'avesse partorita lei Elly Conway e non lo sceneggiatore Jason Fuchs. E se la faccenda Taylor Swift, dopo il 2023 commercialmente da favola della cantante trentaquattrenne, fosse stata una genialata di marketing (con lei e Vaughn complici) per attirare signore e signori in sala a vedere Argylle? Il sospetto è affascinante. A colui che sta finendo di scrivere questo saggetto il film è piaciuto quasi molto. Howard & Rockwell sono teneri insieme, soprattutto quando in lui cresce negli occhi amore e necessità di accudimento nel momento in cui ad Elly sta tornando tutto il suo passato violentemente alla luce. Henry Cavill è sempre funzionale in questi tipo di testi specie quando è quasi la parodia di sé stesso come nei divertenti Enola Holmes su Netflix (lì la saga coi cromosomi XX al potere sta funzionando bene con Millie Bobby Brown al timone). Ottimi come digitavamo prima anche Cranston e O'Hara. Più inconcludenti, e troppo già visti in prodotti e franchise simili, Samuel L. Jackson (eterno capo reclutatore), John Cena (eterna spalla action ironica) e Sophia Boutella (eterna proposta marziale dall'aria di panchinara).

Ma il nostro giudizio non conta niente. Sarà solo il pubblico a decidere se ci sarà mercato domani per saghe un tempo rette da personaggi maschili, declinate oggi al femminile.

Continua a leggere su BadTaste