Il ritorno di Elliott il Drago Invisibile

Mentre aspettiamo il remake di Elliott il Drago Invisibile riscopriamo insieme cosa rende l'originale unico nel suo genere.

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Prima di Hiccup e Sdentato in Dragon Trainer, un’altra celebre amicizia tra un ragazzo e un drago aveva bucato il grande schermo. E’ il 1977 e, mentre escono nelle sale Star Wars e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, fa la sua apparizione al cinema un drago verde dagli occhi dolci e con il potere di scomparire all'improvviso. Diretto da Don Chaffey (Gli Argonauti, Un Milione di Anni Fa), Elliott il Drago Invisibile è una favola musicale sull’amicizia e sulla sospensione dell’incredulità, accompagnata da una straordinaria colonna sonora da musical di Broadway. Negli anni, è stato in grado di imprimersi in maniera indelebile nell’immaginario del pubblico e la Disney sta puntando molto in alto nel produrre il suo inevitabile remake. Nonostante sia meno chiacchierato dei Classici animati, la favola musicale del drago invisibile ha un numero vastissimo e silenzioso di fan in tutto il mondo. Mentre aspettiamo il remake con Bryce Dallas Howard e Robert Redford diretto David Lowery (che dirigerà anche il nuovo live-action Disney su Peter Pan), proviamo a riscoprire insieme quali sono i punti di forza del film originale.

Ho visto un drago!

Anziché puntare su puppet e su soluzioni di scena, Chaffey si affida al piatto forte di casa Disney: l’animazione. E il suo Elliott è portato alla luce in maniera intelligente, oltre che efficace: è un drago coloratissimo e sgargiante, ma anche opportunamente composito. Orecchie da capra e collo da rettile, ha la capacità non solo di rendersi invisibile ma anche di sparire in maniera gustosamente parziale. Il dono dell'invisibilità può farlo scomparire del tutto come fargli fare a meno di coda, ali o busto, chiaramente con un effetto suggestivo e opportunamente buffo. Ha una spettinata capigliatura e due piccole ali rosa da pipistrello che gli conferiscono un look assemblato e funzionale. Gran parte del character design si deve a Ken Anderson (tra i responsabili anche del look del protagonista de Il Drago Riluttante) che lo riprese da molti concept orientali, nei quali il drago è spesso una figura più positiva che in occidente. E tra i nomi eccellenti nel team di animazione figurano Don Bluth e Gary Goldman, che nel '77 sono ancora in Disney.

Peter è invece un orfano solitario fuggito dai perfidi Gogan, una famiglia adottiva che non lo ama e che lo cerca solo per farlo lavorare anziché dargli un'istruzione: "Dovrete iniziare a lavorare la terra con le vostre mani, finché non scovate quell'inutile verme!" sentenzia la perfida lady Gogan ai suoi orribili figli. Se la chiave di volta del film fosse soltanto nell’amicizia segreta tra il drago e il ragazzo, Elliott il Drago Invisibile sarebbe un semplice family movie di mirabile fattura. Ma qui abbiamo a che fare con l’invisibilità, un potere che pone una problematica in più e che apre a nuovi gustosissimi sviluppi di sceneggiatura. Il piccolo Peter deve farsi accettare dagli abitanti di Passamaquoddy, ma porta con sé un ingombrante amico che non potrebbe mai essere accettato suoi abitanti. E in paese, nonostante nessuno creda all'esistenza del drago, gli effetti della sua presenza portano scompiglio in tutta la comunità. Il primo a farne le spese è Lampada, il vecchio guardiano del faro, interpretato dal leggendario Mickey Rooney. Insieme a Jim Dale, Rooney è una spanna sopra al resto del cast: sia da brillo che da sobrio, il suo Lampada è un bisbetico uomo di buon cuore, tormentato dall'aver visto Elliott appena uscito dalla taverna. Sua figlia Nora non gli crede, ma si prenderà cura sia dell'anziano padre che del piccolo Peter con il buon senso e la schiettezza di chi è cresciuto rimboccandosi le maniche. A tratti, il rapporto tra Nora e Lampada ricorda quello che anni dopo avranno Belle e Maurice ne La Bella e la Bestia. Maurice farà persino irruzione nella taverna urlando di aver incontrato una spaventosa bestia, proprio come Lampada mette tutti in guardia che in città c'è un drago. La figlia Nora, invece, è la voce della ragione e della necessità di tenere i piedi per terra. Il quadretto familiare dei due è naturalmente opposto alla combriccola dei Gogan: brutti, sporchi, cattivi e sulle tracce del ragazzo per riportarlo a casa e costringerlo nuovamente ai lavori forzati.

Elliott il Drago Invisibile

Il dottor Terminus 

Uno dei punti di forza del film è il villain di Jim Dale. Dopo il trambusto causato da Peter e Elliott, mentre la vita del paese prova a tornare placidamente alla normalità, un altro arrivo inaspettato è pronto a stravolgere nuovamente la vita di tutti. Dalla campagna spunta lo strampalato veicolo del Dottor Terminus, un truffatore dalla parlantina svelta e dalle mille risorse, in fuga dall’ennesima cittadina nella quale ha raggirato gli abitanti. “Ci stanno ancora inseguendo?” urla al suo fido scagnozzo Gnocco, appollaiato sul pennone del veicolo, “Li abbiamo seminati!” risponde lo sgherro. L'arrivo a Passamaquoddy non è una buona notizia neanche per il dottore, che non è affatto sconosciuto ai suoi cittadini. “Sta arrivando il dottor Terminus!” esclamano dopo averlo da un cannocchiale. E in paese, la confusione è totale. Azzeccatissima la scelta di introdurre tutti i personaggi come se gli spettatori dovessero già conoscerli. Ancora una volta il pubblico può solo immaginare quali burrascosi trascorsi abbiano avuto i cittadini col dottore, così come fin dall'inizio si può beatamente fantasticare su come si siano originariamente conosciuti il piccolo Peter e il suo ingombrante e verde amico. E il dottore, che ha la parlantina di Saul Goodman e un look vistosamente dandy tra Stephen Strange e l’omino del Monopoly, non passa esattamente inosservato.

Elliott Terminus

Per ingraziarsi ancora una volta i furibondi abitanti del paese, Terminus può fare affidamento solo sulla propria faccia tosta e su una giostra delirante di supercazzole, al centro di una delle canzoni più efficaci del film: “Io vi porto per conforto cure in quantità! E chi è malato tosto guarirà! Gotta o gastrite, reumi o bronchite! Per i mali più tremendi ho i rimedi più stupendi! Anche nel paese accanto, ah che vanto! Di tutti ho fatto la felicità!”. Ed è così che riesce nuovamente a vendere una gran quantità di fantomatiche boccette e unguenti miracolosi per guarire dagli acciacchi dell’età. Ovviamente è tutta una gran truffa: l’uomo che sembra tornare miracolosamente a camminare dopo un'assaggio di pozione non è che il suo assistente con una barba finta. Poco importa, non appena Elliott ha un incidente alla scuola del paese, Terminus intuisce che ha tra le mani qualcosa di grosso. Per il mefistofelico medico imbroglione è tempo di un'improbabile alleanza con i Gogan per catturare sia Peter che Elliott, nonostante gli orribili parenti del ragazzo gli facciano un malcelato ribrezzo. Sul piatto c'è potenzialmente una fortuna: facendo a pezzi il drago potrà rivenderne ogni parte anatomica a prezzi da capogiro.

Gioiello del doppiaggio italiano

Uno degli aspetti più interessanti del film è proprio la sua continua musicalità. L’intera vicenda è declinata come un’unica grande canzone, anche quando i protagonisti non cantano in rime. Recitazione e montaggio seguono spesso la colonna sonora, che alterna con equilibrio momenti romantici, buffi e avventurosi. Non dev’essere stata una passeggiata, tradurre e doppiare il film di Chaffey. Anche perché le canzoni sono perfettamente integrate nello script e ricorrono ogni volta che un personaggio cambia atteggiamento o prende decisioni importanti: il dottore che sceglie di restare in paese e che decide di dare la caccia al drago, Peter che trova in Nora e Lampada una nuova famiglia, i Gogan che spiegano perché rivogliono indietro il ragazzo, lo stesso Lampada che cerca di convincere tutti di aver visto un drago. Accettata la sfida, il doppiaggio mette in moto un colorito armamentario di metrica e lirica che restituisce al film un ritmo godibilissimo, in cui nessuna frase è mai gratuita o riempitiva di un passo intraducibile. Se la cavano bene Fabio Boccanera e Aldo Baldi nei ruoli vocale e canoro di Peter, ma spicca su tutti Gianni Bonagura come voce del vecchio Lampada, opportunamente stralunato ma con tutte le rotelle a posto. Memorabile la sequenza in cui Lampada, con la complicità di Gnocco, fa visita alla grotta di Elliott per dimostrare a tutti di non essere pazzo: descrivendo il dolce drago come una bestia orribile e feroce, lo spaventerà a tal punto che lo stesso Elliott si accoderà terrorizzato ai due visitatori per stanare il fantomatico mostro.

Elliott Michey Rooney

Magici amici con una missione

Nel finale di Mary Poppins, la tata volante comprendeva che, una volta esaurito il proprio ruolo di risolutrice di famiglie disfunzionali, doveva spiccare nuovamente il volo verso nuovi lidi. “Arrivederci Mary Poppins, non stare via a lungo” sospirava Bert guardandola volare verso altre famiglie bisognose del suo aiuto. Allo stesso modo, anche il tenero Elliott volava verso altri amici in difficoltà, dopo aver consegnato al piccolo Peter una nuova famiglia e un nuovo posto dove poter vivere felice. Come spesso accade, il lieto fine disneyano vede un universo problematico finalmente risolto e nuovamente in armonia, ma anche un pizzico di malinconia. Il dragone, come anche la magica tata volante, mancheranno ai piccoli eroi? Sicuramente sì, ma grazie ai loro interventi risolutori i protagonisti umani potranno godere di una nuova vita. E anche se Elliott non ha né l’ambizione né la spocchia di avere lo stesso impatto emotivo di un'icona come Mary Poppins, racconta la propria vicenda con uno schema narrativo simile: un visitatore magico e misterioso lega con piccolo eroe, ma le persone che traggono davvero beneficio della sua presenza sono gli adulti. Lo ribadiva anche Emma Thompson in Saving Mr. Banks: "Lei crede che Mary Poppins sia venuta a salvare i bambini, signor Disney?". Anche Elliott, oltre a sbarazzarsi dei Gogan, insegnava a tutti i pescatori e alla dolce Nora a credere all'incredibile: che i draghi esistono, che possono rendersi invisibili e che persino l'amato Paul, scomparso in mare, può fare ritorno grazie al faro di Passamaquoddy.  E' proprio grazie al fuoco del drago che il faro può tornare a splendere, aiutando i marinai a ritrovare la strada di casa.

Elliott Nora

E adesso?

Il remake di Elliott il Drago Invisibile non è certo il primo e non sarà affatto l’ultimo dei grandi ritorni, in una veste nuova, dei prodotti disneyani del passato. Tuttavia, è di gran lunga il più interessante proprio perché è un progetto che pone una sfida complessa. Riportare l’ennesimo drago sul grande schermo significa proporre al pubblico un character design verosimile, espressivo e diverso non soltanto dall’Elliott del ’77 ma anche da gran parte dei draghi che abbiamo visto di recente. E differente non significa necessariamente inusuale: da ciò che è stato mostrato fino a ora sembra che la Disney abbia saggiamente optato per un look molto classico, a rimarcare il desiderio di voler raccontare, ancora una volta, una fiaba senza tempo. Dai risultati deludenti di Eragon agli eleganti traguardi di Smaug, passando per Il Trono di Spade, il pubblico dovrà affezionarsi a un drago buono senza vedere né una macchietta né un improbabile animale inespressivo. E' una nuova sfida per la WETA, che ha seguito lo sviluppo del film dalle riprese all'attuale post-produzione, entrambe in Nuova Zelanda.

Disney deve andare incontro ai gusti di un pubblico che continua a mostrare interesse e curiosità verso animali e creature fantastiche. Se c’è di mezzo un drago, per giunta con il dono dell’invisibilità, azione e spettacolo sono il minimo sindacale che gli spettatori richiedono in cambio del prezzo del biglietto. Il cambio di tempo e di ambientazione (dalla cittadina di mare a un parco di foreste) dovrebbe consentire allo script una libertà di manovra dal materiale originario maggiore di quanta non ne abbiano avuta agli ultimi live-action Disney rispetto ai cartoni. Il remake ha la possibilità di fare una scelta chiara e reinterpretare totalmente la vicenda, limitando i richiami al film del '77 a qualche gustoso easter egg. Il Libro della Giungla di Jon Favreau avrebbe funzionato ugualmente anche senza far canticchiare a qualcuno i più celebri motivetti del cartone: sentirli è un piacere, ma il film vive e prospera di vita propria grazie soprattutto alla sua regia potente. Kenneth Branagh, con Cenerentola, ha decisamente capito l’antifona: se vuoi riportare un'icona sul grande schermo devi reinterpretarla con un messaggio nuovo (“Sii gentile e abbi coraggio”). Di fatto, Elliott non sarà solo un remake, ma anche un ritorno disneyano al più classico dei family movie, con le possibilità tecnologiche che 40 anni fa erano pura fantascienza. Con uno script azzeccato, potrebbe avere una freschezza e una maggiore indipendenza rispetto a molti live-action tratti da Classici di animazione. Bryce Dallas Howard alle prese con un parco sarà anche di buon auspicio per i botteghini, ma il pubblico attende il film con un misto di curiosità e preoccupazione. Inevitabilmente, la stessa Disney ha già in parte svelato qualche foto con il look del nuovo Elliott, per non dover invogliare il pubblico a andare al cinema sulla fiducia. Poteva farlo Peter Jackson con Smaug, sapientemente celato fino all'ultimo, perché aveva dalla sua il brand "Terra di Mezzo" che aveva già una folta schiera di seguaci conquistati dalla trilogia dell'Anello. L'enorme drago con la voce di Benedict Cumberbatch è stato al centro di un teasing continuo tra il regista il pubblico: il primo capitolo de Lo Hobbit si concludeva svelando solamente l'occhio del drago, e l'imponente campagna promozionale che ha accompagnato il secondo capitolo ha svelato solamente il muso di Smaug nei pochi secondi del gran finale del trailer. Elliott va inevitabilmente mostrato prima, ma al momento non è che un biglietto da visita. E anche nel film che verrà consegnato, il drago non dovrà farsi attendere troppo prima di entrare in scena. Dal tono del teaser trailer sembra quasi che la cittadina del film venga sconvolta sulla falsariga di quella di Super 8, in preda a eventi inspiegabili e a una presenza decisamente misteriosa. Ma la sfida della Disney resta quella di dare vita a un'avventura nuova e avvincente, naturalmente espandibile in caso di successo.

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