Il ritorno (quasi) mai avvenuto di Biancaneve e i Sette Nani

Oggi è il compleanno di Biancaneve e i Sette Nani: scopriamo tutto quello che c'è da sapere sul sequel mai realizzato da Walt Disney

Nato a metà degli anni '90, appassionato di cinema, serie TV e fumetti, continuamente in viaggio e in crisi con se stesso. Ama i pinguini e non certo per questo si è ritrovato a collaborare con BadTaste tra festival, interviste e approfondimenti.


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Il 21 Dicembre del 1937, dopo più di due anni di lavorazione, ingenti prestiti in banca e critiche da parte dei suoi stessi dipendenti, Walt Disney tirava finalmente un sospiro di sollievo.

Biancaneve e i Sette Nani, la “follia” alla quale si era dedicato con anima e corpo arrivando a trascurare per la prima volta la sua famiglia e la sua salute, veniva mostrata al mondo presso il Carthay Circle Theatre di Los Angeles (lo stesso che aveva consacrato qualche anno prima il grande Topolino) pronta per cambiare il cinema d’animazione e consacrare l’impero dello Zio d’America.

A distanza di 79 anni da questo sorprendente evento e con l’annuncio della The Walt Disney Company di ben due Carthay Circle Theatrelungometraggi prodotti dai Walt Disney Pictures Studios dedicati alla celebre fiaba dei Fratelli Grimm, Red Rose e un vero e proprio Remake musicale, vi raccontiamo come l’Uomo dei Sogni lottò per non far tornare al cinema i suoi personaggi per rendere unica e intoccabile quell’avventura che da generazioni fa parte alla crescita di ogni bambino.

Il successo del primo lungometraggio d’animazione della storia del cinema, in termini di critica e di incassi, aveva spinto le platee e il razionale fratello di Walt Disney, Roy, a chiedere un ritorno sul grande schermo dei protagonisti di quel film che tanto li aveva ammaliati.

Il pubblico dell’epoca era abituato a vedere pochi personaggi e in situazioni sempre nuove e diverse fra loro (come avvenuto con Topolino e compagni o con il Lupo Ezechiele e I Tre Porcellini) e non era ancora in grado di capire quanto potesse essere limitante per uno studio non sperimentale e intraprendere nuove strade, uno dei punti chiave della filosofia dell’uomo di Burbank. Allo stesso modo, Roy Disney non vedeva da anni tanta pecunia e non gli sembrava vero d’esser uscito da un periodo di debiti e tensioni. Ma nella testa di Walt Disney c’erano già altre idee in cantiere.

La stampa, tuttavia, non poteva che cavalcare l’onda riportando la voglia delle persone e dei suoi lettori al creatore di Biancaneve. A poca distanza dall’uscita del film, adulti, bambini e anziani ebbero due risposte alla domanda “Vedremo ancora Biancaneve?:

"Credo sinceramente che sarebbe un peccato inserire i Sette Nani in altre produzioni per le quali non sono stati creati!" e "A noi tutti piacerebbe vederli protagonisti di nuove avventure, anche perché ormai sono come persone reali per noi, sarà difficile dirgli addio!”.  

Walt Disney, tuttavia, non fu in grado di tener fede a quanto detto. Almeno in parte.

Un paio d’anni dopo il debutto al cinema del film, difatti, i Sette Nani tornarono in vita in ben quattro cortometraggi propagandistici realizzati dagli studi in tempo di guerra, commissionati dagli Stati Uniti d’America: The Standard Parade (1939), The Seven Wise Dwarfs (1941), All Together(1942) e The Winged Scourge (1943).
Di fiabesco non c’era nulla: seppur fedeli alle caratterizzazioni originali, i corti furono realizzati per lo più con “footage” riciclati montati su diversi scenari.

Fu così che i “sette piccoli nanetti” divennero promotori dei War Saving Certificates in quello del 1941 o difensori della salute nell’ultima produzione post-bellica risalente al 1943.

https://www.youtube.com/watch?v=ifVXM1OjrF8&t=56s

Seppur non tanto forte da poter contrastare il governo della sua nazione, Walt Disney riuscì tuttavia a bloccare, dopo un tentativo che resta avvolto piuttosto nel mistero, l’effettivo ritorno di Biancaneve al cinema.
Grazie a recenti scoperte narrate da Don Hahn (Produttore dei Walt Disney Animation Studios) presenti nella Diamond Edition dei Snowhite and The Seven Dwarfs del 2009 e in libri celebrativi editi qualche anno fa dal Walt Disney Family Museum, possiamo parlarvi di Snowhite Returs (letteralmente “Il Ritorno di Biancaneve”).

Realizzato praticamente solo con sequenze ideate per il film del 1937 che non videro mai la luce ecco cosa avrebbe narrato in breve: i Nani, di ritorno come consuetudine dalla miniera di diamanti e pietre preziose, intenti a cantare la famosa "Heigh-Ho" incontrano un uccellino che gli consegna una lettera piuttosto urgente da parte di Biancaneve. La lettera scritta dalla ragazza li avvisava che sarebbe giunta il giorno dopo presso la loro dimora per la sua consueta visita annuale. Cosa poterle far trovare per sorprenderla? I Nani si trovano in difficoltà quando Pisolo suggerisce: “Un letto!”. L'idea, più che apprezzata, mette al lavoro i sette personaggi. Ad opera quasi conclusa questi vengono attirati da un ottimo odore… proveniente da casa loro. Entrati (di soppiatto) scopriranno che l'aroma era dovuto alla loro dolce amica e a una zuppa da lei realizzata, giunta prima. La mangeranno (ma solo dopo che la principessa gli avrà spiegato come fare attraverso un numero musicale "Music In Your Soup") e prima di andare a dormire chiederanno a Biancaneve di attendere un attimo per portarle la loro sorpresa. Solo allora scopriranno che uno degli alberi usati per realizzare il nuovo mobile... è ancora piantato a terra! Riusciranno, dopo molto tempo, a sradicarlo ma una volta portato in casa il dono scopriranno che Biancaneve si è già addormentata sui loro vecchi letti. I sette, così, saranno costretti a concludere la nuova avventura dormendo sulla loro ultima prodezza.

Evidente è l’assenza di solide fondamenta come poteva esser la storia dei fratelli Grimm, così come sembra chiara, vista la forza delle produzioni che in quegli anni impegnarono gli animatori e i creativi degli studi, da Fantasia a Bambi, che non vi fu l’eccitazione che correva nei corridoi degli edifici durante la lavorazione del primo film.

Dopotutto, se Biancaneve riuscì a dare nuove vesti al linguaggio dell’animazione riuscendo a raggiungere un pubblico più ampio, rischiando e abbandonando l’affidabilità delle formule espressive che da anni si erano diffuse nel campo, realizzare un film con gli stessi personaggi e senza una struttura testata sarebbe stato un passo indietro. E per un avanguardista come Walt Disney concepire una simile dichiarazione su ampia scala era inammissibile.

Nella sua testa c’erano già programmi dedicati a tutti gli anni che avrebbe vissuto, dalle sperimentazioni tecniche su burattini di legno e cani maculati alla realizzazione di un vero mondo dove la fantasia sarebbe divenuta reale.

Non c’era, più che tempo, la voglia di fermarsi su personaggi talmente forti che in quasi ottanta minuti di narrazione sono entrati talmente tanto nelle nostre vite che ne stiamo parlando ancora adesso, quasi ottanta anni dopo il loro debutto. E probabilmente, vista la crisi che Hollywood sta vivendo, aveva ragione.

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