Rise of the Tomb Raider e i suoi fratelli: quando le esclusive non sono più esclusive
Rise of the Tomb Raider è solo l'ultima delle esclusive dalla durata breve, solo i titoli first party e Nintendo rimangono gli ultimi baluardi di un modo di concepire i videogiochi che non funziona più
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Del resto, bisogna farsene una ragione, il termine esclusiva ha perso tutto il suo affascinante significato già ai tempi di PlayStation 3 e Xbox 360, quando i costi di sviluppi aumentarono ulteriormente, rendendo la pubblicazione monopiattaforma sconveniente e difficilmente remunerativa. La fine di un’era, una rivoluzione copernicana per tutti i fanboy che, in anni di prediche e flame sui forum, non perdevano occasione di dimostrare, a suon di titoli tripla A, la superiorità della fazione per cui parteggiavano. Persino appassionati ben più equilibrati hanno comunque alterato la propria percezione di un mercato influenzato da un fenomeno che non sembra conoscere inversione di tendenza né contrazione, arrivando persino a inglobare e coinvolgere produzioni per smartphone, spesso disponibili anche sugli store digitali delle home console, e giochi che un tempo sarebbero rimasti perennemente ad appannaggio dell’utenza PC. Il processo, difatti, è bidirezionale. Svaniti i tempi di Metal Gear Solid e Resident Evil come principale discriminante sull’hardware da farsi regalare a Natale, certo, ma oggi come oggi, salvo rari casi, sono altri i fattori che condizionano la scelta.
Sony lo sa bene e ce lo ha dimostrato con PlayStation 4, coniando slogan come The best place to play e This is for the players, efficacissimi nel caratterizzare l’offerta, soprattutto se paragonata alla confusa politica sui servizi associati a Xbox One. Del resto l’ammiraglia nipponica ha messo specifiche tecniche e l’online gratuito davanti a qualsiasi cosa, consapevole sin da subito quale sarebbe stato il vero terreno di scontro su cui combattere per accaparrarsi l’utenza meno appassionata. Eppure, nonostante tutto, qualcosa è sopravvissuto, non fosse perché gli hardcore gamer di vecchia data sono memori delle battaglie a suon di esclusive vissute sin dai tempi di Super Nintendo e SEGA Mega Drive.
"mai come oggi il successo è deciso dal supporto delle terze parti. E le terze parti hanno più volte sottolineato come convenga sviluppare su più piattaforme"I casi più celebri e recenti sono ovviamente il remake di Final Fantasy VII e Shenmue 3, presentati in pompa magna all’E3 scorso, tra pianti isterici e urla esagerate, poi entrambi rivelatisi, per l’appunto, esclusive temporali. L’elenco è ovviamente lunghissimo e guardando al colosso di Redmond la questione si complica ulteriormente. Le probabili versioni PC di Gears of Wars 4, Halo 5: Guardians e Quantum Break, oltre a quella già confermata di ReCore, da una parte impoveriscono una line-up già a corto di fiato come lo è quella di Xbox One, ma rientrano perfettamente nei piani di una multinazionale che sta puntando tutto su Windows 10 e sulle sue capacità e ambizioni di fungere da sistema operativo adattabile e virtualmente identico su qualsiasi device.
[caption id="attachment_149449" align="aligncenter" width="600"] The Wonderful 101, o di quando l'esclusiva è vera, di qualità, e non smuove il mercato[/caption]
In questo spaccato di contemporaneità e immediato futuro, Nintendo fornisce un esempio di inattesa (?) lungimiranza. Se la Nintendo Difference ai tempi del GameCube era chiaramente una strategia per evitare, almeno formalmente, l’estinzione sul fronte delle home console, con Wii e Wii U i piani alti dell’azienda di Kyoto sembrerebbero essersi mossi anche in questa direzione: piattaforme uniche, per titoli unici, irripetibili e non (ri)adattabili altrove. I vari Uncharted e Halo (pur con le supposizioni di cui sopra per quanto riguarda la saga di Master Chief) continuano e continueranno ad avere il loro valore, ma anche sul fronte dei titoli first party, Nintendo gioca in un’altra categoria grazie alla sua sterminata libreria di IP e saghe che spaziano tra diversi generi.
Il mercato, ad ogni modo, non sembra dare ragione alla strategia scelta dalla Grande N. È pur vero che ogni Super Mario è praticamente un million seller già annunciato, è pur vero che con Wii le cose andarono alla grande, ma mai come oggi il successo è deciso dal supporto delle terze parti. E le terze parti hanno più volte sottolineato come convenga sviluppare su più piattaforme, perdendo meno tempo possibile per tradurre il codice e, eventualmente, inventarsi qualche feature specifica. Il futuro sembra insomma segnato e dominato dalla quasi totale assenza di vere esclusive, fatto salvo per i titoli first party che, in ogni caso, giocheranno comunque un ruolo tutt’altro che secondario nel successo (o insuccesso) di una piattaforma. Male per la biodiversità, anche se Nintendo, con NX, promette di proseguire sul sentiero solitario. Bene per il portafoglio di qualcuno che, all’occorrenza, potrà risparmiarsi qualche acquisto di troppo, a patto di attendere che l’esclusività cessi di essere tale.