Più lungo è meglio? Riflessioni sulla longevità dei videogiochi

Alcuni pensieri più o meno a caso sulla longevità dei videogiochi

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Completare la recensione di Little Nightmares ha portato alla mente una riflessione che faccio da tempo. Un gioco più lungo è automaticamente di valore superiore? Il prezzo di vendita deve rispecchiare questo elemento? La mia carriera di redattore videoludico è iniziata quando ancora si usavano i cosiddetti voti parziali, ovvero dei numeretti che davano una valutazione su parametri quali grafica e sonoro, più facili da identificare obiettivamente. Questi erano però affiancati da giocabilità e longevità. Se già il primo è difficile da catalogare con un semplice numeretto, il secondo si è nel tempo trasformato in un vero incubo. Di primo acchito può sembrare una banalità: il gioco dura 30 ore, longevità 9. Ne dura 3, voto alla longevità 4. Però poi magari ha una componente online, allora la longevità si allunga. Sì ma dopo un po' annoia perché è ripetitivo. Dura poco ok, ma costa solo 15 euro, non posso valutarlo come un tripla A da 70 cocuzze. Insomma, come si diceva, un vero incubo. E nel tempo la situazione è andata sempre più complicandosi con l'affermazione di generi differenti, il rilascio di contenuti aggiuntivi dopo il lancio, gratuiti o meno ma che comunque allungano la vita di un gioco. Morale, come valutare la longevità di un gioco? Ma soprattutto perché è così importante? Nessun'altra forma di intrattenimento viene giudicata in base al tempo che terrà occupati. La Compagnia dell'Anello non verrà mai valutato migliore ad esempio di Alien solo perché dura più del doppio. Eppure The Order 1886 è stato stroncato da parte della critica e dell'utenza perché molto più breve di un Ucharted o Gears of War, giusto per fare un esempio.

[caption id="attachment_139934" align="aligncenter" width="600"]The Order: 1886 screenshot The Order: 1886, titolo (ingiustamente?) stroncato perché troppo breve[/caption]

Critica della longevità pura
In qualità di redattore ci si ritrova in un impasse dal quale non abbiamo idea di come uscire. Con il passare degli anni, e delle redazioni in cui ho militato, ho scelto di dare sempre meno importanza a questo fattore. Se un gioco è bello non è importante quanto duri. Anzi, in alcuni casi ho deciso di elencare come negativa l'eccessiva durata di un titolo, un esempio potrebbe essere Alien: Isolation. Titolo meraviglioso che sarebbe stato perfetto se fosse durato qualche ora in meno. L'ultimo atto è un po' di troppo e diluisce eccessivamente la tensione. Lo stesso lo percepii in Uncharted 2 che annacquava i capitoli finali con orde di nemici da ammazzare, messi lì per allungare il brodo. Se entriamo in ambito RPG, poi, il discorso risulta ancora più evidente. Ci servono davvero tutte quelle missioni opzionali stile Fedex che sì incrementano la longevità potenziale, ma annoiano a morte? La mia personale conclusione è che un gioco deve durare il necessario per divertire. Se dopo 10 ore mi hai già detto tutto è inutile che hai in serbo altre 40 ore di contenuti. Se al contrario mi offri 3-4 ore di intrattenimento di qualità, senza mai perdere un colpo e magari offrendo costantemente nuove idee, allora meriti la lode.

[caption id="attachment_136450" align="aligncenter" width="600"] Alien: Isolation è un gioco meraviglioso, ma sicuramente sarebbe stato ancora più bello se fosse durato un po' meno[/caption]

"Chi ha il tempo? Chi ha il tempo?"
Entrando nella sfera del puro intrattenimento personale nascono poi tutta una serie di questioni per alcuni di noi nuove. Con l'avanzare dell'età il tempo a disposizione diminuisce esponenzialmente. A questo punto ci si domanda, è giusto che si debba rinunciare a tutta una serie di giochi solo perché troppo lunghi? Cosa faccio, inizio un The Witcher 3 ben sapendo che non arriverò mai alla fine perché non avrò a disposizione 40 ore da dedicargli? Con questa prospettiva però allora la lista di titoli a cui uno può giocare si riduce in modo critico. Ed allo stesso tempo il mio giudizio su un prodotto sarà nettamente differente da quello di un giovane studente. Un caso eclatante è Persona 5, JRPG acclamatissimo che il sottoscritto, amando il genere, vorrebbe tanto giocare. Peccato che per finirlo senza troppe distrazioni ci vogliano quasi un centinaio di ore! E allora lascio perdere e mi dedico ad altro. Forse con l'avanzare dell'età anagrafica media dell'utenza gli sviluppatori piuttosto che implementare vari livelli di difficoltà, nei loro prodotti dovrebbero iniziare a pensare di includere delle scorciatoie. Qualche tipo di modalità che permetta ai giocatori con meno tempo a disposizione di godere appieno dei loro titoli preferiti con la tranquillità che potranno portarli a termine anche in 10-15 ore.

[caption id="attachment_168270" align="aligncenter" width="600"] La mia disperazione al pensiero che non avrò mai abbastanza tempo per godermi appieno l'ultimo Zelda...[/caption]

Il proliferare del genere free-roaming potrebbe essere l'occasione giusta. Giochi come Horizon Zero Dawn e The Legend of Zelda: Breath of the Wild sono densissimi e meravigliosi da esplorare all'infinito. Però grazie alla loro natura, avrebbero potuto perfettamente lasciare una sorta di corsia preferenziale per i giocatori più impegnati. Immaginate una serie di obiettivi principali che raccontano solo la storia attraverso le missioni più importanti che però possiamo portare a termine in due o tre serate di gaming intenso. Certo, da buon titolo occidentale Horizon Zero Dawn in parte si può già affrontare così, ma anche solo completando le quest legate alla trama impiegherete una trentina di ore. È questo un sogno irrealizzabile? Un'eresia per la quale merito solo la scomunica? Diteci la vostra!

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