Retrospettiva Ragnarok: la fine del mondo secondo Thor

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Ragnarok: la fine del mondo, il crepuscolo degli dèi, l’apocalisse. In teoria è un evento che non è ancora accaduto e che forse mai accadrà, eppure incombe sulle teste delle divinità asgardiane fin dai giorni della creazione e ne influenza sottilmente ogni azione, in quanto tutti gli dèi combattono per trovare una via di scampo o una soluzione alla profetizzata fine dei tempi, e tutti gli dèi, compreso l’onnisciente Odino, scoprono di volta in volta che il potere del Fato è superiore anche a quello delle divinità, e che per ogni Ragnarok sventato un altro se ne profila all’orizzonte, e la minaccia torna sotto forma diversa.

Oggi è il Ragnarok Day, il presunto giorno indicato per la fine del mondo norrena (un po’ come il 21 dicembre 2012 lo era per i maya), quindi quale modo migliore per celebrare la caduta di Asgard che rispolverando assieme una delle migliori narrazioni di sempre del Ragnarok, quella di Walt Simonson che ha occupato buona parte del suo ciclo di Thor?

Ma prima di avventurarci sui sentieri fumettistici, facciamo un po’ d’ordine storico-mitologico. Il Ragnarok, ovviamente, è un mito ben più antico delle saghe a fumetti Marvel e risale agli albori delle civiltà scandinave: accompagna le gesta di Odino, Thor, Loki e del resto del pantheon fin dai tempi dell’Edda e dei frammenti di leggende e racconti più antichi rinvenuti nelle terre del nord. Come spesso accade per i miti che parlano della fine del mondo, è una visione a tinte forti e apocalittiche che tuttavia promette anche un ciclo di rinascita e l’alba di una nuova era, ma solo dopo che il mondo così come lo conosciamo sarà bruciato tra le fiamme fino a diventare cenere.

Naturalmente, tutto parte da Loki. Il dio degli inganni, punito per una trasgressione di troppo, è sottoposto a una punizione dal sapore prometeico: legato a una roccia, è vittima del veleno che un serpente è intento a colargli sulla faccia. Dopo secoli di tortura, il fratellastro di Thor riesce a liberarsi e, intenzionato a esigere vendetta su Asgard, raduna tutte le forze oscure che nell’arco dei millenni hanno combattuto contro il reame dorato, lanciando un assalto finale alla dimora degli dèi in cui ogni dio e la sua controparte si uccidono a vicenda: Odino morirà nello scontro con Fenris, il lupo demoniaco in grado di divorare il sole; Thor cadrà nove passi dopo avere ucciso Jormungand, il serpente di Midgard che cinge il mondo tra le sue spire, e Loki ed Heimdall si uccideranno a vicenda (e se questo abbinamento può apparire insolito a chi è abituato al radicato dualismo Loki-Thor dei fumetti, vale la pena di ricordare che nella mitologia norrena, Heimdall e Loki sono appunto i due simboli contrapposti della fiamma: quella che scalda, rivela e protegge e quella caotica, che dilaga e distrugge). A distruggere il mondo sarà il demone di fuoco Surtur, che appiccherà le fiamme a tutti e nove i mondi con la sua spada fiammeggiante. Soltanto quando tutto sarà bruciato un nuovo mondo di luce potrà nascere grazie all’unico sopravvissuto, Balder, che regnerà su un universo nuovo e impossibile da immaginare.

Già la materia originale permetterebbe a sceneggiatori e disegnatori fumettistici di creare scene e saghe memorabili per anni e anni. Non è quindi una sorpresa che le avventure del pantheon asgardiano della Marvel siano tornate più e più volte ad attingere al mito del Ragnarok, ripresentandone la minaccia di volta in volta sotto un aspetto diverso, e trovando ogni volta un modo per far sì che la fine del mondo... non fosse poi così definitiva.

Il ciclo su cui ci concentreremo è inevitabilmente quello più apprezzato e ricordato con affetto dai lettori di Thor, quello che Walt Simonson ha proposto durante la sua gestione della testata, alla fine degli anni 80. Molti sono gli elementi dello scenario mitologico sopra descritto che Simonson ha incluso nel suo arco narrativo, ma molte sono anche le variazioni sul tema che ha deciso di proporre, spesso entrando in palese contraddizione con la materia originale, ma impartendo maggior coerenza ed originalità alla versione Marvelita degli dèi norreni.

Il primo e unico deus ex machina di tutto l’evento è senz’altro Surtur, il demone di fuoco di Muspelheim. Abbozzato in precedenza da altri autori, viene elevato a nemesi suprema dei nove mondi da Simonson in una serie di “previews” che definire a lungo termine è dire poco. Per tutta la durata del primo ciclo di storie, una singola tavola, completamente slegata al resto dell’episodio, ci mostrerà la sua misteriosa figura fiammeggiante intenta a lavorare su un’incudine e a sferrare un singolo colpo di maglio su una spada (colpo che farà riecheggiare in tutto l’universo una minacciosa eco di “DOOOOM”). Soltanto dopo nove colpi scopriremo che abbiamo assistito alla forgiatura di Crepuscolo, la spada di Surtur, quella destinata a incendiare il creato stesso. Forgiata la spada, le orde demoniache di Muspelheim si radunano e l’assalto ha inizio... o quasi.

DOOM

Ben consapevole del fatto che ogni guerra viene prima vinta con la strategia e poi con la potenza, Surtur invia agenti meno diretti a seminare scompiglio tra le fila degli dèi: uno dei più pericolosi e infidi è l’elfo oscuro Malekith, di recente incarnatosi anche nella versione cinematografica, ma che ahimè in quel contesto è risultato assai meno affascinante e intrigante della sua versione fumettistica, dove tesse un gioco di intrighi e di manovre politiche tanto complesso quanto divertente da seguire e che non risparmia nessuno degli dèi, facendo leva sull’irruenza di Thor, sull’ambizione di Loki e sulle passioni di Amora e Lorelei: un ingannatore che dà del filo da torcere al figlio di Laufey, e che prepara la venuta di Surtur seminando lo scompiglio in tutti i nove mondi.

Una delle sue manovre, il recupero dello Scrigno degli Antichi Inverni, è anche quello che scandisce una sorta di crossover in tutte le testate Marvel dell’epoca: la terra è stretta nelle avvisaglie di quella che si preannuncia una nuova era glaciale, ed è su un pianeta messo in ginocchio dal gelo che le truppe demoniache di Surtur si riversano, coinvolgendo praticamente ogni eroe Marvel dagli X-Men agli Avengers nella lotta per la difesa del pianeta mentre le truppe demoniache premono per arrivare fino ad Asgard.

A mano a mano che la saga si avvia verso le fasi finali, i richiami al mito originale si fanno più intensi: sulla via per Asgard, Surtur distrugge il Bifrost, isolando il regno degli dèi dagli altri mondi. Quando si giunge allo scontro finale, né Thor né Odino riescono a fermare l’avanzata del demone gigante, che deve solo raggiungere la fiamma eterna custodita ad Asgard stessa, affinché la sua spada possa appiccare il fuoco all’universo come le profezie promettono da sempre. È sul fil di lana e con una mossa tanto azzardata quanto geniale che Simonson si scosta all’ultimo momento dalla materia classica, facendo schierare Loki dalla parte degli asgardiani anziché dalle forze del male, e procurando a Thor e Odino il tempo necessario per rientrare in campo e dare il via a uno scontro finale dagli esiti meno prestabiliti.

Con oltre vent’anni di anticipo sull’ “Esercito di Hiddleston”, Simonson intuisce le potenzialità e il fascino della figura di Loki e non ha paura di allontanarlo in direzione diametralmente opposta dal ruolo che la mitologia vorrebbe riservargli. Certo, il rampollo dei giganti di ghiaccio non è certo uno stinco di santo e le sue motivazioni finali restano poco nobili (“che gusto ci sarebbe a regnare su un mondo di cenere?”) ma è indubbiamente un punto di svolta importante per il personaggio, che d’ora in poi sarà assai meno monotematico e prevedibile nella sua perfidia e vedrà invece il suo lato più intrigante prendere il sopravvento. Il finale di questo Ragnarok ci regala una delle scene/vignette più belle di sempre, di quelle che rimangono nella storia del fumetto e che colgono in un’unica immagine l’essenza di mezzo secolo di storie e il cuore dei personaggi: Odino, Thor e Loki schierati assieme contro Surtur che proclamano rispettivamente “Per Asgard!” “Per Midgard!” e “Per me stesso!”

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Il prezzo da pagare per la mancata venuta del Ragnarok sarà la scomparsa di Odino, che in stile Gandalf il Grigio, si immolerà per trascinare Surtur in un abisso e intrappolarlo assieme a lui negli inferi, ma anche questa sarà una mossa che non farà altro che migliorare ulteriormente la serie di Thor: rimossa dal trono di Asgard l’ingombrante presenza di Odino, la lotta per la successione al potere sarà materia di un secondo ciclo di storie in cui ogni personaggio darà il meglio di sé, dagli intrighi di Loki alla vigilanza di Heimdall alla tenacia di Thor (strada che, guarda caso, è anche quella che ha deciso di intraprendere la saga cinematografica di Thor).

Superato il punto di svolta, Simonson sembra quasi premurarsi di voler allontanare ogni traccia di Ragnarok dall’universo Marvel. In un’incursione a Niffelheim, il regno dei morti, Thor distrugge la nave della dea Hela, quella creata con “le unghie dei morti” e che sarebbe dovuta salpare il giorno del Ragnarok, come a voler dire che ci vorrà qualche altro millennio prima che questo possa accadere. Resta un unico tassello da mettere al suo posto, e cioè la lotta fatale tra Thor e il serpente di Midgard, che Simonson tiene in serbo come ultima carta da giocare prima della chiusura della sua gestione. Lo scontro tra il dio del tuono e Jormungand segnerà il capitolo conclusivo del suo ciclo di storie, sarà narrato in un albo fatto esclusivamente di pagine a vignetta unica, intenzionate sia ad esaltare le ragguardevoli dimensioni del drago che l’epos dello scontro, per poi consegnare alla storia un Jormungand molto morto e un Thor ancora molto vivo.

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Con buona pace dei miti norreni, la strada degli Asgardiani made in Marvel si incammina su sentieri sconosciuti ancora tutti da scoprire. Altri autori si cimenteranno poi in altre versioni del Ragnarok, ma questo resta ancora oggi quello che tutti ricordano con maggiore affetto... e anche quello a cui si rifanno le versioni cinematografiche di tutti i personaggi principali per caratterizzazione, trame e sviluppi.

Quando si dice che una saga a fumetti è la fine del mondo...

La Saga descritta in questo articolo è disponibile nei due volumi Thor Omnibus di Walt Simonson, editi da Panini Comics.

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