Resident Evil Showcase, Capcom definisce i contorni del suo “nuovo” universo narrativo | Speciale
Il Resident Evil Showcase, tra trailer e demo, è anche stato l’evento in cui Capcom ha dichiarato le intenzioni future per il suo brand di punta
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Ne abbiamo già discusso un paio di volte: a Resident Evil piace seguire le mode e incanalarsi nei trend che influenzano l’industria videoludica e non solo. Del resto, è la chiave, il maggior pregio che gli ha permesso di non fare (quasi) mai passi falsi e restare sulla cresta dell’onda nonostante l’alternarsi delle generazioni di console, nonostante periodi di crisi del genere dei survival horror abbiano mietuto illustri vittime.
Fino ad un po’ di tempo fa, infatti, il tutto sembrava gestito con estrema superficialità. Le origini e fonti d’ispirazione della saga, i già citati film horror di serie B, ben si sposavano con intrecci volutamente fumosi, confusionari, quasi comici nel loro essere intrisi di paradossi e situazioni surreali. Con il quarto capitolo, tuttavia, si è percepito un netto e chiaro cambio di rotta, ulteriormente sottolineato dal totale cambio di ambientazione e nemici da affrontare.
Discorso totalmente a parte per il grande e piccolo schermo. Se la saga con protagonista Milla Jovovich ha percorso un sentiero tutto suo, con risultati sempre più scadenti, i lungometraggi animati hanno arricchito, spesso piacevolmente, le vicende di Leon, Jill e compagnia bella.
Un po’ come Star Wars non appena divenne parte integrante della Disney, sembra tuttavia che Capcom stia lentamente e non dichiaratamente operando una sorta di retcon della gigantesca trama che fa da sfondo al brand. Questo Resident Evil Showcase ha messo ancor più in chiaro la situazione e gli intenti dei dirigenti del publisher nipponico.
Al di là del bellissimo trailer di Resident Evil Village, che ha messo in chiaro che si tratterà di un capitolo dalle dimensioni piuttosto ragguardevoli, l’intera conferenza online è stata condotta da un ben visibile filo rosso. Tra la serie TV Netflix in arrivo a breve e il reboot cinematografico, difatti, l’intento di Capcom è chiaramente quello di rimettere mano all’universo narrativo della saga e di dargli finalmente una direzione unitaria, coordinata, disseminata attraverso media ben diversificati tra loro.
C’è voglia di ordine insomma, di staccarsi dalle (volutamente) confusionarie origini del brand e di trascinarlo nella contemporaneità, in cui la creazione di un universo cross-mediale è una caratteristica irrinunciabile per qualsiasi saga degna di questo nome.
Resident Evil Village, non a caso, sembra il perfetto punto d’incontro tra le varie tendenze che hanno caratterizzato ed animato la serie fino ad oggi. C’è sicuramente un pizzichino di trash, la prima persona del settimo capitolo, le ambizioni action che si sono fatte sempre più strada da Resident Evil 4 in poi.
Anche in termini narrativi, non a caso, sembra che moltissimi nodi verranno al pettine e che scopriremo qualcosa di più sulle origini dell’Umbrella e degli agenti patogeni, vari ed eventuali, che sono alle fondamenta stesse dell’intera storia.
Il Resident Evil Showcase, tra demo e trailer, è stato indubbiamente un eccellente spettacolo per i tanti fan del brand di Capcom. Più di ogni altra cosa, tuttavia, sembra aver tracciato il futuro della saga horror, un futuro in cui la centralità della trama, e il rispetto del canone, rappresenteranno due pilastri fondamentali.