Resident Evil 3, un altro remake per proseguire con l’aggiornamento della serie di Capcom

L’ospite demoniaco, a cui il titolo stesso di Resident Evil si riferisce, consiste proprio in questo inesauribile desiderio di andare oltre, di innovare e non tanto negli zombie.

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Lo abbiamo già detto una volta, ma ci teniamo a ripeterlo, a sottolinearlo nuovamente, a riconfermalo a fronte di un’ulteriore prova in merito, frutto della recente presentazione di Resident Evil 3: il brand di Capcom è una saga che ha sempre cavalcato i trend in essere, che non si è mai seduta sugli allori e che, pur sbagliando in certe circostanze, ha sempre preferito l’evoluzione, allo stantio ripetersi delle stesse meccaniche.

Se lo scarto promosso da Resident Evil 7 biohazard è certamente più evidente, rispetto a quello che separa Resident Evil 5 dal suo illustre predecessore, è altrettanto vero che in ogni iterazione sempre ravvisabile qualche innovazione, un cambio di ritmo, ovviamente di ambientazione, di feeling.

Considerando anche gli spin-off, del resto, ci si accorge di quanto l’ospite demoniaco, a cui il brand si riferisce, consiste proprio in questo inesauribile desiderio di andare oltre e non tanto negli zombie, rimpiazzati piuttosto in fretta e già appaiati ad una mezza miriade di altre mostruose creature sin dai primissimi capitoli della saga.

C’è poco da gridare allo scandalo, insomma, se Capcom decide di infarcire la formula con l’online, di ibridarla con il genere degli sparatutto su binari, di declinarla alla prima persona, anche e soprattutto per offrire un nuovo tipo di orrore, in cui sprofondare in realtà virtuale.

Con il remake di Resident Evil 2 abbiamo assistito all’ennesimo tentativo di cavalcare l’onda, sempre con una personalità ed un carattere proprio. A fronte di innumerevoli, e spesso scialbi, riadattamenti in alta definizione a cui abbiamo assistito in questa generazione di console, il publisher nipponico ha optato per un autentico rifacimento, scavando nel passato, certo, incentivando, sfruttando e riacutizzando la nostalgia che attanaglia i cuori di fin troppi trentenni, ma aggiornando, perfezionando, reinventando.

Per Resident Evil 3 le cose potrebbero farsi ancora più radicali, con uno stacco ancora più deciso rispetto a quanto abbiamo potuto giocare nell’ormai lontanissimo 2000, qualche mese dopo rispetto alla relase nipponica del settembre del 1999.

Se Resident Evil Resistance amplierà l’offerta con un inedito comparto online, e ci complimentiamo con Capcom per la decisione di vendere in bundle un titolo che qualsiasi altro publisher avrebbe commercializzato singolarmente, eventualmente deludendo i fan ed infastidendo la critica di fronte all’ennesima trovata commerciale, il trailer di presentazione del gioco ha svelato almeno un paio di indizi piuttosto interessanti sulla volontà di proporre qualcosa di nuovo.

Tanto per cominciare, non è del tutto da escludere l’ennesimo cambio apportato alla telecamera. Dopo quella fissa dietro le spalle di Leon e Claire, ereditata da Resident Evil 4, non ci sorprenderebbe più di tanto se questo remake scommettesse ancora più forte riproponendo la prima persona, magari non come unica prospettiva disponibile, comunque attivabile in qualsiasi momento, per vivere la terrificante epopea in prima persona, sentendosi tutt’uno con Jill.

Proprio Jill rivela quello che, senza alcuna ombra di dubbio, sarà uno dei caratteri innovativi certi del remake di Resident Evil 3. Se del gameplay ancora non si sa assolutamente nulla, e la più grande speranza in questo senso è che Nemesis non si riveli una copia solo più carismatica di Mr. X, di certo i protagonisti della vicenda, grazie al loro nuovo look, sono calati con più coerenza nel nuovo contesto che, progressivamente, la saga si sta creando dopo la trilogia di capitoli pubblicati sulla prima PlayStation.

Dai B-movies horror, il modello di ispirazione si è lentamente elevato, sviluppando a dismisura la lore del brand, coinvolgendo anche media diversi dai soli videogiochi; incrementando, di pari passo con la maggior potenza di calcolo delle piattaforme a disposizione, la qualità di regia e sceneggiatura.

Anche per questo, Jill non è più vestita di gonna corta e top. Certo, l’ulteriore emancipazione della donna, il nuovo pubblico di riferimento dei videogiochi e la maturazione del medium, hanno reso di per sé anacronistica quella versione dell’eroina, che pur sarà riproposta tramite DLC, ma ed essere cambiato è in primis Resident Evil stesso, ormai deciso a mettere in scena una complessa spy story, piuttosto che una carneficina, persino un po’ trash, fine a sé stessa.

Il brand di punta di Capcom, insomma, sembra si riconfermerà al passo con i tempi e disposto a rischiare anche nel prossimo remake dell’amato Resident Evil 3. L’uscita non è nemmeno così distante, prevista com’è per il prossimo 3 aprile. Presto, quindi, sapremo certamente qualcosa in più sul gameplay, così da misurare, a pieno diritto, l’effettivo quoziente rivoluzionario di questo rifacimento.

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