Red Dead Redemption 2, l’America ai tempi della banda di Dutch Van Der Linde

Alla scoperta dell’America del 1899, futuro setting di Red Dead Redemption 2

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Red Dead Redemtpion è una storia di uomini sul punto sparire, destinati ad un’inevitabile quanto drammatica estinzione, fagocitati da un progresso che non solo non li contempla, ma che, anzi, vuole e deve eliminarli a tutti i costi. John Marston, sfortunato protagonista del capostipite della saga, ci ha dato prova empirica di questo processo, un meccanismo che non guarda in faccia a nessuno, ordito e architettato da una classe politica a tratti spietata, prevaricatrice, determinata a rincorrere ricchezza e potere, nascondendo le sue reali mire ed ambizioni sotto una bandiera simbolo di valori, quali libertà e autodeterminazione, che tra speculazioni e atti violenti non sembrano trovare effettivamente spazio nelle manovre che garantiranno prosperità agli Stati Uniti D’America.

Il vero villain della produzione Rockstar, lo sa bene chi visse sulla propria pelle il desolante epilogo del capitolo originale, non è Dutch Van Der Linde, comunque reo di condurre una vita tutt’altro che in linea con la legge, né tanto meno il pur disprezzabile e sgradevole Edgar Ross, mera pedina in uno scacchiere ben più grande di lui. Il nemico che minaccia costantemente Marston, che lo bracca senza sosta e non gli lascia respiro, è il governo stesso, mostro imbattibile, perché dotato di infinite teste e risorse.

[caption id="attachment_188285" align="aligncenter" width="1000"] C’è ancora qualcuno convinto che nei videogiochi non si faccia (o non si debba fare) politica. Ma l’intera storia di John Marston è pura interpretazione politica di un periodo nevralgico nella storia degli Stati Uniti D’America.[/caption]

Red Dead Redemption è un gioco che parla di uomini al limite, perché ambientato in un momento storico, oltre che in un luogo geografico, di confine, di transizione, di passaggio, sottile barriera tra un prima e un dopo che si mescolano e si compenetrano, che frizionando schiacciano e smembrano intere etnie, speranzosi emigranti, uomini comuni ancorati ad un modo di fare e di pensare che lentamente si fanno anacronistici e superati.

L’America del nord del 1899 non sono ancora gli Stati Uniti che conosciamo bene, ma la trasformazione è incentivata da un governo che mira a diventare potentissimo, riempiendo gli ultimi spazi che ancora sfuggono al suo controllo, riprendendosi, progressivamente, libertà e risorse cedute, nemmeno mezzo secolo prima, quando la corsa all’oro spinse folle di disperati ed imprenditori speranzosi a cercare fortuna nella costa ovest del continente."California, Nevada e Colorado, a partire dal 1850 divennero mete prescelte di quella che passerà alla storia come la corsa all’oro"

California, Nevada e Colorado, a partire dal 1850 divennero difatti mete prescelte di quella che passerà alla storia come la corsa all’oro, migrazione all’insegna della caccia al prezioso metallo, disponibile in copiose quantità non solo nel sottosuolo, ma anche nei letti dei fiumi, prospettiva che attirò moltissimi coloni, mal attrezzati e scarsamente addestrati, a diverse traversate del continente, la più famosa delle quali prenderà il nome di California Trail, che per molti si tradurrà in una morte spesso tragica dovuta a fame, disidratazione, attacchi di animali e malintenzionati di ogni specie.

Non sono più gli anni del “selvaggio west”. A metà Ottocento i centri abitati ormai abbondano anche in quella parte di mondo, ma è comunque difficile parlare di civilizzazione. Le vie di comunicazione latitano, molti accampamenti sorgono e vengono abbandonati non appena le risorse, e l’oro, vengono completamente prosciugati, esistono ampissime zone ancora inesplorate e la legge, basandosi su codici morali grossolanamente condivisi e malamente rispettati, viene esercitata  soprattutto da associazioni private, vigilanti, sceriffi eletti dalle persone più influenti del circondario.

Eppure, sarà proprio questo rilevante spostamento di uomini e capitali a far sì che, nel giro di pochi decenni, anche l’ovest venga investito dalla macchina del progresso, un processo inarrestabile che prende le fattezze di nuove linee ferroviarie che sorgono in mezzo al nulla e che collegano piccole cittadine di dimensioni sempre maggiori che ospitano empori, negozi di vario genere, bordelli e, ovviamente, banche, attratte soprattutto dagli affari che ruotano attorno ai pochi che effettivamente, con la corsa all’oro, si sono arricchiti.

Anche il governo, naturalmente, incrementò progressivamente la sua influenza nella costa ovest durante la seconda metà dell’Ottocento, cercando di sedare le contese sulle terre dei coloni, appropriandosi di svariate fonti di materie prime, introducendo enti federali utili alla vigilanza, che si attenevano alle linee guida del common law di stampo inglese.

Nella costa ovest degli Stati Uniti, insomma, si scontrano due forze opposte, un contrasto che ha come conseguenza, tra le moltissime altre, anche quella di sgretolare ed annientare un intero sistema di valori, e con essi un certo tipo di società, che pur era venuto a consolidarsi solo qualche anno prima, a partire dalla corsa all’oro per l’appunto. Un’intera generazione, nata e cresciuta con la “legge del  west”, si trova costretta ad accettare compromessi imposti da un governo da cui o si erano allontanati anni prima, o con cui non si erano mai dovuti interfacciare.

Questo, in soldoni, è il dramma di John Marston, cresciuto alla bell’è meglio in una banda di criminali con a cuore la propria gente, poi costretto, suo malgrado, non solo a rinnegare il suo passato, ma a distruggerlo, a diventare complice e parte integrante di quel progresso che ha tutti gli interessi di nascondere quell’ecosistema che pur ha incoraggiato a costituirsi.

[caption id="attachment_188286" align="aligncenter" width="1000"]Red Dead Redemption 2 screenshot Il protagonista di Red Dead Redemption 2 è Arthur Morgan, membro della banda di Dutch Van Der Linde.[/caption]

Red Dead Redemption 2, molto probabilmente, ci mostrerà ancor meglio e più efficacemente questo contrasto tra epoche e sistemi di valori, ponendoci nei panni di uno dei membri di spicco della banda di Dutch Van Der Linde, vera e propria allegoria errante di un modo di intendere la vita minacciato quotidianamente dal nuovo che avanza, quel nuovo che, un giorno, finirà per usare e tradire uno dei tanti figli dell’America del nord nella seconda metà dell’Ottocento, quel John Marston che in questo secondo capitolo potremo persino incontrare, ovviamente più giovane, naturalmente ancora inconsapevole del triste destino che lo attende.

Il gioco debutterà ufficialmente il prossimo 26 ottobre. Solo allora scopriremo e potremo apprezzare l’interpretazione, artistica e non solo, che Rockstar darà a questo momento così delicato nella storia degli Stati Uniti D’America.

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