Ready Player One e l'amore per le Easter Egg che nasce ai tempi dell'Atari

Un breve riepilogo sulla storia delle easter egg in occasione dell'imminente uscita di Ready Player One

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Visti i bagni di folla delle varie fiere videoludiche, il seguito sui social e l'ammirazione degli addetti ai lavori, pare quasi impossibile pensare che c'è stato un tempo, più buio di un sotterraneo di Pitfall, in cui essere un game designer non era tutto rose e fiori.

Anzi.

Poteva benissimo capitare di lavorare per una compagnia sulla cresta dell'onda come l'Atari.

Un colosso che macinava un quantitativo imbarazzante di milioni di dollari senza riconoscere nulla ai propri creativi di punta. E per nulla non intendiamo tanto royalties su cartucce che, nella seconda metà degli anni '70 e nei primi anni '80, venivano vendute a 25-30 dollari l'una. Non siamo così esagerati. Parliamo di semplicissimi crediti, attribuzioni di merito. Avete presente, no? Quella lunga sfilza di nomi che – come nei film – compare nel momento in cui riuscite a portare a termine il videogioco in cui vi siete cimentati (o cimentate), la testimonianza di chi ha fatto cosa nella filiera produttiva che ha portato il videogame sul dispositivo su cui lo state fruendo.

Pionieri come David Crane, Larry Kaplan, Alan Miller e Bob Whitehead decisero di lasciare Atari proprio per la totale assenza di ricoscimenti tanto commerciali quanto artistici e di fondare una software house tutta loro, la Activision.

Il modus operandi dell'ex colosso fondato da Nolan Bushnell e Ted Dabney aveva una sua logica, seppur spietata e cinica: tenere il più possibile nascoste ai competitor le identità dei talenti che stavano contribuendo alla crescita di un gigante che, di lì a pochi anni, avrebbe rivelato i suoi piedi di argilla mandando alle ortiche un mercato che, di fatto, aveva creato da zero e che sarebbe stato ereditato, negli anni '80, da quella Nintendo che è, ancora oggi, una delle protagoniste della “console war”.

Ed è per questo motivo che Warren Robinett, alla fine degli anni '70, decise di prendersi una piccola rivincita programmando l'iconico Adventure, titolo action-adventure con forte connotazioni labirintiche uscito sull'Atari 2600: inserire una stanza segreta in cui era possibile leggere la scritta “Created By Warren Robinett”.

Il procedimento per scoprirla non era semplicissimo.

Come spiega Wikipedia:

All'interno delle catacombe presenti nel castello nero (ai livelli di difficoltà 2 o 3), nascosto all'interno del muro meridionale di una camera sigillata accessibile solo tramite il ponte, c'è un oggetto "invisibile" grande 1 pixel noto come il gray dot ("punto grigio")[7]. Il giocatore deve "far rimbalzare" il personaggio lungo il muro inferiore per "acchiappare" il punto. Il punto non è esattamente invisibile: è semplicemente delle stesso colore del muro e risulta ben visibile quando viene posto in un passaggio di una catacomba o sopra un muro normale. Il punto non è attratto dal magnete, a differenza di molti altri oggetti presenti nel gioco.
Se si porta tale punto all'estremità orientale del corridoio sotto al castello dorato mentre sono presenti altri oggetti variamente colorati all'interno della stanza, il punto rende l'oggetto che rappresenta il muro anch'esso "invisibile", permettendo al giocatore di attraversarlo e di giungere in una stanza in cui compaiono le parole "Created by Warren Robinett".

Ecco anche un video esplicativo:

Robinett non aveva detto niente a nessuno e, dopo l'arrivo del gioco nei negozi, è stato un quindicenne di Salt Lake City a scovare l'area segreta e ad informare l'Atari. A quel punto però Robinett aveva già lasciato l'azienda e il colosso dell'intrattenimento videoludico stava ponderando una via di uscita: sistemare il codice e rieditare il gioco.

Un procedimento dal costo troppo elevato.

Tanto valeva lasciare tutto nel gioco e, addirittura, esortare i developer a inserire elementi segreti nei nuovi videogiochi tanto da trasformare ogni titolo in una vera e propria Easter Egg Hunt, una caccia alle uova digitali nascoste disseminate in giro dai game designer.

Il resto è storia nota: le easter egg sono ormai diventate una pratica ben collaudata tanto nella produzione di media interattivi e/o di fiction, tanto nella programmazione informatica. Oltre alla funzione di “firma nascosta” del o degli autori di una data opera o di un dato software, hanno anche assunto la connotazione della strizzata d'occhio ai chi, guardando un film dedicato a Superman scova un richiamo più o meno marcato a un altro supereroe DC.

A chi, alle prese con Uncharted 4, si ritrova a giocare col primo Crash Bandicoot per Playstation.

O a chi, perso per le sterminate lande di Hyrule in Zelda: Breath of The Wild, si imbatte in un personaggio che assomiglia forse un po' troppo al compianto ex presidente della Nintendo Satoru Iwata o all'indimenticabile Robin Williams (che era un grande amante della saga citata tanto da battezzare sua figlia Zelda).

In Ready Player One, il nuovo film diretto da Steven Spielberg basato sull’omonimo romanzo di Ernest Cline che sta per arrivare nelle sale cinematografiche italiane (e non solo), le easter egg hanno un ruolo fondamentale.
Il lungometraggio, come il libro da cui prende le mosse, si svolge nel futuro prossimo, nell’anno 2045. L’unica valvola di sfogo per le brutture della quotidianità è data da OASIS, l’enorme, sterminato mondo virtuale creato dal brillante ed eccentrico James Halliday (Mark Rylance). All'indomani della morte dello sviluppatore, tutti gli abitanti del pianeta scoprono che OASIS, rimasta senza “padrone”, verrà ereditata da chi riuscirà a trovare l'easter egg che Halliday ha nascosto da qualche parte all'interno della sua creazione.
Ma anche gli spettatori dei cinema potranno cercare di scovare le decine e decine di easter egg e riferimenti sparsi nel lungometraggio, da Star Wars a Hello Kitty.
Anche se non ci sono in ballo eredità multimiliardarie è comunque un'occasione per divertirsi anche perché, come recita l'adagio, all your base are belong to us.

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Ready Player One vede nel cast Tye SheridanOlivia Cooke (Samantha Evelyn Cook/Art3mis), Ben Mendelsohn (Nolan Sorrento), Simon Pegg (Ogden Morrow), T.J. Miller (iR0k), Win Morisaki (Daito), Philip Zhao (Shoto) e Mark Rylance (James Halliday).

L’opera scritta da Ernest Cline, ambientata nel 2045, descrive un pianeta Terra inquinato, sovrappopolato e privo di fonte energetiche. L’unico svago per la popolazione terrestre si trova in un universo virtuale chiamato OASIS.

Ecco la sinossi:

Nel 2045, anno in cui il mondo sta per collassare sull’orlo del caos, le persone hanno trovato la salvezza nell’OASIS, un enorme universo di realtà virtuale creato dal brillante ed eccentrico James Halliday (Mark Rylance). A seguito della morte di Halliday, la sua immensa fortuna andrà in dote a colui che per primo troverà un Easter egg nascosto da qualche parte all’interno dell’OASIS, dando il via ad una gara che coinvolgerà il mondo intero. Quando un improbabile giovane eroe di nome Wade Watts (Tye Sheridan) deciderà di prendere parte alla gara, verrà coinvolto in una vertiginosa caccia al tesoro in questo fantastico universo fatto di misteri, scoperte sensazionali e pericoli.

Prodotto da Warner Bros. Pictures, Village Roadshow Pictures e DreamWorks Pictures, Ready Player One vede alla produzione Donald De Line (con la sua De Line Pictures), Dan Farah e Kristie Macosko Krieger. Bruce Berman figura come produttore esecutivo.

L’uscita è prevista per il 28 marzo 2018.

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