Rat-Man: L'evoluzione del Ratto
Nei suoi 20 anni di vita com'è cambiato Rat-Man e come si è evoluto lo stile del suo autore Leo Ortolani?
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
L'evoluzione del Ratto
Nel 1989, a soli 22 anni, Leo Ortolani crea il suo personaggio più famoso: un goffo e tenace ometto in calzamaglia gialla che dopo 26 anni è una presenza fissa sugli scaffali di edicole e fumetterie italiane, tale da rendere il suo autore una delle figure più apprezzate del settore fumettistico, con unanime stima da parte di pubblico, critica e colleghi.Sarebbe stato impossibile restare uguali alle origini per così tanto tempo e infatti sia Rat-Man che il suo creatore si sono evoluti col trascorrere degli anni, diventando un prodotto più elaborato e profondo della parodia di Batman di poche pagine con la quale Ortolani ha iniziato, non potendo immaginare la portata di ciò a cui stava dando vita.
Il successo del fumetto non avrebbe potuto essere tale se l’autore non avesse saputo rinnovarlo costantemente. O forse sì; in alcuni momenti della sua carriera avrebbe potuto continuare a ripetere certe dinamiche e situazioni in grado di soddisfare il grande pubblico, ma Ortolani è mosso dall’impulso di sperimentare, grazie al quale il suo personaggio esplora nuova strade, anche a costo di scontentare i numerosi lettori che tanto amavano “le storie divertenti di una volta”.
Questa formula/tormentone ripetuta nei commenti e nelle critiche di una fetta del pubblico di Rat-Man è stata ripresa anche dallo stesso autore, con la sua consueta dose di autoironia, ma sarebbe limitante dire che il cambiamento dello stile del fumettista è passato da “storie divertenti” a “storie serie”. Innanzitutto perché questa affermazione non corrisponde a realtà: gli episodi di Rat-Man continuano a essere ricchi di comicità, alla quale semplicemente si sono affiancati elementi narrativi o sottotrame più profondi e drammatici, che sembrano assumere un peso maggiore nell’economia delle storie proprio per il netto contrasto con i toni abituali della serie e con le aspettative del lettore.Ma l’evoluzione vissuta da Rat-Man è molto più di questo e riguarda molti aspetti del suo essere un fumetto: la realizzazione grafica, la struttura narrativa, la concezione della serie nella mente del suo autore, l’intreccio con il mondo reale…
Soffermiamoci sui graduali cambiamenti che hanno reso Rat-Man quello che oggi conosciamo, e che inevitabilmente influiranno le opere future di Leo Ortolani.
La prima metamorfosi avviene in concomitanza con l’esordio della testata autoprodotta: l’artista comprende che il personaggio di Rat-Man potrebbe finalmente consentirgli di dedicarsi al fumetto in modo regolare, affacciandosi timidamente nel mondo professionale. Fino a quel momento Rat-Man era comparso in quattro storie (Rat-Man, Tòpin the Wonder Mouse, Dal Futuro! e Rat-Man contro il Punitore), disegnate a china solamente col pennino; dedicandosi all’autoproduzione Ortolani vuole offrire ai suoi lettori un prodotto migliore e, passando al pennello, perfeziona il suo tratto e migliora anche la gestione dello spazio all’interno della tavola.
Per comprendere la portata e la rapidità di questo rinnovamento è sufficiente confrontare le tavole delle versioni originali (pubblicate sulla fanzine Made in USA) con i successivi rifacimenti; in pochi mesi lo stile grafico si arricchisce in modo sorprendente, pur mantenendo i musi di scimmia, sfruttati inizialmente da Ortolani perché non riusciva a disegnare i volti umani, ormai diventati il suo tratto distintivo.
Dopo un paio di anni di autoproduzione, Panini Comics decide di pubblicare il supereroe in calzamaglia gialla, facendolo incontrare con alcuni dei personaggi più famosi dell’Universo Marvel. Si tratta di una grande occasione che dà un’enorme visibilità al personaggio, portandolo nelle edicole di tutto il Paese; da grandi opportunità derivano grandi responsabilità, perciò Ortolani sente il bisogno di dimostrare che ha qualcosa da raccontare, altrimenti rischia di intrappolare Rat-Man in una routine di storielle buffe e parodie.
Nasce così la Trilogia del Ritorno, una storia in più parti ispirata per certi versi a Watchmen, nella quale viene esplorata la figura del supereroe in modo meno ingenuo e i personaggi in costume acquisiscono spessore. È solo la prima di diverse n-logie, vicende suddivise in più episodi che l’autore alterna a storie autoconclusive più leggere; con un maggiore spazio a disposizione e più tempo per pianificare la trama, in queste storie Ortolani si concede di esplorare il passato di Rat-Man o far confrontare il suo eroe con minacce che lo porteranno a conoscere meglio sé stesso e comprendere i veri motivi per cui continua a vestire la calzamaglia da supereroe.
Col trascorrere del tempo lo stile di disegno si perfeziona e l’autore decide di mettersi alla prova aumentando le sperimentazioni grafiche: nei primi anni si possono vedere numerosi omaggi ed elementi grafici ispirati esplicitamente a Jack Kirby, l’artista prediletto da Ortolani, ma il disegnatore si cimenta comincia a sperimentare studiando ed emulando il tratto di altri artisti, che mescola col suo stile grafico personale.
Per fare qualche esempio: in 299+1 vediamo un’ottima mimesi delle tavole di Frank Miller per 300, nella Trilogia Manga si prendono elementi dell’estetica shojo e personaggi che sembrano usciti da una serie di Leiji Matsumoto, la Trilogia The Walking Rat emula il disegno di Charlie Adlard.
In occasione dell’episodio La Storia Finita, Ortolani si concede un virtuosismo sbalorditivo: realizza l’intero fumetto unicamente con la biro BIC; a detta dell’autore, è stata una scelta fatta per omaggiare i disegni fatti sui banchi di scuola, sui quaderni o bloc-notes stropicciati, ma il risultato ha un effetto suggestivo e infonde alle scene un’atmosfera differente, come se in questo modo il collegamento tra autore e inchiostro fosse molto più sentito. L’efficacia di questa nuova tecnica spingerà l’autore a riutilizzarla, ad esempio nella parodia Allen, o in determinate sequenze che richiedono un aspetto più "sporco".
La Storia Finita è sicuramente un traguardo importante per Ortolani anche dal punto di vista della scrittura, visto che porta a un livello più alto il metafumetto da sempre presente nelle sue opere. È una storia in cui l’autore riflette sulla sua natura di fumettista, sul suo lavoro, sul rapporto con la sua creatura, su come realizza le storie e su come pensa proseguiranno le avventure del suo personaggio più famoso. È un modo per raccontarsi senza filtri, mettendosi a nudo, esprimendo anche i suoi dubbi e le sue paure, come avverrà in modo ancor più evidente nel centesimo albo della testata, E venne il giorno!. Un po’ come il Fellini di 8 e mezzo aveva portato su schermo la sua crisi artistica, così Ortolani rappresenta i processi creativi che si stanno sviluppando nella sua mente, con tante direzioni e scelte da intraprendere, punti fermi da rivedere e salti nel buio da compiere con coraggio.
Se inizialmente le vicissitudini editoriali di Ortolani e i suoi rapporti con la casa editrice, l’editor e i lettori sono soggetto di brevi gag, col tempo anche questi elementi del mondo esterno entrano a far parte del fumetto in modo sempre più massiccio. Il riconoscimento come “Classico del Fumetto” in occasione di una collana di volumi allegati ai quotidiani è al centro di una saga metafumettistica, mentre lo stretto rapporto con i membri del suo fan club li rende in qualche modo co-protagonisti di un’altra serie di storie.
Anche gli eventi esterni e gli elementi della cultura popolare vengono inseriti nelle trame con una sempre maggiore abilità narrativa; se alcuni film o eventi fumettistici sono citati inizialmente in alcune storie per strappare una risata o per fare un riferimento rivolto principalmente ai fan, già nella Quadrilogia di Marvel Mouse il crescente successo dei manga assume un ruolo di rilievo nella vicenda. Ma in futuro Ortolani fa anche di meglio, affidando la risoluzione di una storia a un meme del web come Chuck Norris, o incentrando una saga fondamentale per la cronologia di Rat-Man sulla squadra dei Vendicatopi, subito dopo l’exploit cinematografico degli Avengers.
L’artista ha un modo unico di sfruttare gli elementi pop contemporanei nella mitologia della sua serie, al punto che viene quasi da domandarsi se chi non se la sta godendo “in diretta” la potrà apprezzare allo stesso modo, o se questi fattori strettamente legati al periodo di uscita faranno invecchiare in fretta almeno una porzione delle storie.
Negli ultimi anni però c’è un ulteriore mutamento che si può constatare sulle pagine di Rat-Man Collection: gli episodi più lunghi vengono suddivisi in due episodi più brevi, un tentativo di ritrovare la lunghezza e la struttura narrativa delle prime storie o dei comic-book americani, nonostante le tematiche e le differenti sfaccettature. È un ritorno alle origini, un modo per chiudere un cerchio avvicinandosi al finale ma al contempo recuperando alcune caratteristiche dei primi anni, sensazione rafforzata dalla ristampa Rat-Man Gigante che ripercorre la saga dal principio.
E per “accontentare” i lettori che hanno voglia di storie soprattutto divertenti, Ortolani sta aumentando la produzione di materiale non riguardante Rat-Man: tra Star Rats, La Mucca che Dorme, le parodie dei film sul suo blog e altri volumi speciali, l’autore sta regalando risate ma probabilmente sta sperimentando modalità per creare prodotti paralleli più leggeri, da contrapporre a opere più elaborate.
Perché, è inutile fare finta di nulla, Rat-Man sta per finire e la carriera di Ortolani probabilmente farà un’ulteriore balzo evolutivo.
Forse farà come Will Eisner, che ha saputo reinventare il fumetto attraverso un prodotto seriale di intrattenimento come The Spirit per poi dedicarsi a graphic novel realizzate senza limiti di scadenze o foliazione.E tutti vogliamo vedere cosa sarà in grado di inventare l’autore di Rat-Man una volta abbandonato il suo eroe con le orecchie da topo. Terminata la sua saga supereroistica, Ortolani avrà davanti a sé il vuoto, sotto forma di tavolo da disegno, e siamo sicuri che lui saprà come flettere i muscoli.