Rampage – Furia animale: un gorilla, un lupo e un coccodrillo entrano in un bar

Rampage – Furia animale sembra una barzelletta, invece è solo un altro pezzo di quella performance vivente chiamata The Rock

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Rampage – Furia animale è su Netflix

Rampage – Furia animale è il genere di film che ti fa sospettare di vivere non in una realtà fisica ma in una complicata simulazione gestita da The Rock e che vede in The Rock la figura centrale intorno alla quale ruota tutto il resto. Un po’ come Skyscraper. Un po’ come San Andreas. Un po’ come Jumanji, Baywatch, Jungle Cruise. Un po’ come tutti i film di The Rock almeno dai tempi di Fast Five, che la gente considera il suo primo grande successo e l’inizio della fase egotistica della sua carriera, dimenticandosi che appena un anno prima aveva recitato in Faster, un film che già dal titolo voleva essere di più. Quando le ceneri dell’apocalisse nucleare si saranno depositate sulle rovine della nostra civiltà, e gli archeologi del futuro (scarafaggi senzienti, probabilmente) scaveranno tra le macerie per cercare di capire come fosse il mondo prima della fine del mondo, ci troveranno la filmografia di Dwayne Johnson e la studieranno come noi oggi studiamo i testi sacri delle grandi religioni monoteiste. Questo assumendo che Dwayne Johnson sia sopravvissuto all’armageddon, cosa su cui non metteremmo la mano sul fuoco (lui sì, tanto non si fa niente).

Vi ricordate le battute su Chuck Norris? Gli ultimi dieci anni di carriera di Dwayne “The Rock” Johnson possono essere letti come un tentativo di soppiantare l’ex Walker Texas Ranger in questa particolare fetta dell’immaginario collettivo. Ci sono due tipologie di protagonista di film action, di blockbuster spaccatutto come quelli a cui The Rock partecipa con gusto e spaventosa frequenza: c’è la tipologia Bruce Willis, empatico, quotidiano, l’everyman con cui ci si può identificare e che funge da proxy nell’azione per chi guarda, facilitando l’immersione. E c’è la tipologia Arnold Schwarzenegger, statuario, marmoreo, irraggiungibile, superomistico, che trasforma chi guarda in un tremante John Connor in cerca di protezione.

Messo di fronte al bivio ideologico, alla domanda “vuoi essere Bruce o vuoi essere Arnold?”, Dwayne “The Rock” Johnson ha risposto “sì”. I suoi personaggi, che sono poi sempre lo stesso personaggio, hanno tutti: sono simpatici, goffi e timidoni, ma sono anche fortissimi, imbattibili, geniali. Fanno ridere quanto un supereroe Marvel ma spaccano i muri a testate quanto un eroe action anni Ottanta. Sono talmente superiori al resto dell’umanità che addirittura in Rampage – Furia animale Johnson interpreta un primatologo che preferisce passare il suo tempo in compagnia degli animali che degli altri esseri umani. La prima sequenza di Rampage nella quale compare Johnson è esilarante in questo senso, un manifesto: nel giro di pochi minuti lo vediamo placare un gorilla albino con il quale riesce a comunicare in maniera complessa perché gli ha insegnato il linguaggio dei segni, lo vediamo calmare un altro gorilla molto aggressivo che però abbassa lo sguardo di fronte ai suoi bicipiti, lo vediamo darci lezioni di comportamento animale e vediamo una giovane ragazza bionda e carina sciogliersi di fronte ai suoi pettorali e alla sua sapienza, e chiedergli se quella sera ha tempo per “lezioni private di tecniche di sottomissione”.

Mentre succede tutto questo, nel resto del mondo succede che una cattivissima multinazionale dell’ingegneria genetica ha creato un siero che trasforma gli animaletti pucciosi in orrende creature enormi e aggressive, e succede che una di queste creature, un ratto spaziale carnivoro il cui modello verrà poi riciclato con poche modifiche per uno dei tre mostri principali del film, fa casino nello spazio, e fa precipitare a terra tre fiale contenenti il suddetto siero. Le fiale colpiscono il già citato gorilla albino, e poi un lupo e un alligatore: è qui finalmente che il pubblico in sala si ricorda che, in teoria, Rampage – Furia animale sarebbe tratto dall’omonimo videogioco, e che Dwayne Johnson dovrebbe essere relativamente in secondo piano rispetto alle tre gigantesche bestie sfasciacittà.

Ingenue bestie! Non lo sapete che viviamo nel Johnsonverso? Per essere un progetto ad alto budget che parla di mostri giganti che demoliscono centri urbani, Rampage – Furia animale li usa con la stessa parsimonia del primo Alien: quasi tutto il film è un lunghissimo ed estenuante prologo alla grande scena finale, il combattimento tra mostri (che viene risolto ovviamente da The Rock) per il quale la gente ha pagato il biglietto. Ingenua anche la gente! Rampage è più interessato a parlarci di Dwayne Johnson, dei suoi turbamenti, della sua filosofia di vita, del suo rapporto con Naomie Harris e con Jeffrey Dean Morgan, dei suoi pettorali, che di animali grossi come palazzi che si menano con altri animali grossi come palazzi.

A discolpa del povero Brad Peyton, un uomo la cui carriera coincide con la celebrazione dei deltoidi di The Rock, c’è da dire che quando finalmente gli lasciano tempo e modo di sfogarsi (e di dimostrare perché questo film è costato 120 milioni di dollari) i risultati sono più che soddisfacenti: a fronte di sessanta/settanta minuti dal ritmo glaciale e privi di qualsivoglia guizzo al di fuori del corpo di Dwayne Johnson, Rampage – Furia animale si chiude con un gran bel combattimento, ben coreografato e nel quale le bestie hanno il giusto peso e il giusto impatto. È un po’ poco per salvare un film normale, ma Rampage non è un film normale: è un film di/con/per/su The Rock, e si confronta con standard completamente diversi, e fissati da Dwayne Johnson in persona, il quale, particolare curioso, non ha ancora bocciato nessuno dei suoi film, ritenendoli anzi tutti da 10 in pagella. Voi avete il coraggio di smentirlo?

Trovate tutte le informazioni sul film nella nostra scheda!

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