Rambo non è come ve lo ricordate

Sia chiara una cosa: il titolo di questo pezzo non si applica a chi conosce Rambo a memoria e lo riguarda devotamente

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Rambo è su Netflix

Sia chiara una cosa: il titolo di questo pezzo non si applica a chi conosce Rambo a memoria e lo riguarda devotamente almeno una volta all’anno, e saprebbe citare a memoria tutte le battute pronunciate da Stallone nel corso del film (non tantissime, a dire la verità). Ci rivolgiamo piuttosto a chiunque associ la parola “Rambo” a quello che il soldato John diventerà nei film successivi, l’ex Berretto Verde ammazzatutti ottimamente preso in giro in Hot Shots! 2; un’icona action e uno dei personaggi più importanti della storia del genere, ma che rischia di farci dimenticare le sue origini, il motivo per cui è diventato così – e soprattutto il fatto che il primo film del franchise c’entra solo relativamente con quelli che verranno dopo. Se insomma quando pensate a Rambo quello che vi viene in mente è una montagna di cadaveri, e magari se vi siete sempre tenuti alla larga dalle sue avventure proprio per questo motivo, vi consigliamo di approfittare del fatto che il film di Ted Kotcheff è ora disponibile su Netflix per cambiare finalmente idea.

Rambo e Primo sangue

Rambo esiste, nella forma in cui lo conosciamo, grazie a Sylvester Stallone e al successo di critica e pubblico di Rocky, che a colpi di Oscar diede a Sly una libertà creativa e uno star power immensi. First Blood, Primo sangue, non è solo il titolo originale del film, ma anche del romanzo di David Morrell da cui è tratta la sceneggiatura; uscito nel 1972, è un thriller che racconta un protratto scontro a fuoco tra uno sceriffo del Kentucky e un vagabondo ex veterano del Vietnam che decide di trascinarsi nell’angolo sbagliato d’America; è un romanzo semplice e tesissimo, nel quale il protagonista è lo sceriffo Teasle e John Rambo, il soldato, funge quasi da villain: la guerra l’ha traumatizzato e trasformato in una macchina per uccidere, che nel corso del libro farà fuori una dopo l’altra una serie di figure importanti per Teasle, che trasformano la situazione da un normale inseguimento in questione personale.

Quando Ted Kotcheff, al quale era stato affidato il progetto di trarre un film dal romanzo di Morrell, fece leggere lo script a Stallone, lui fece due cose: accettò di buon grado, e disse “però mi fate cambiare delle cose” – richiesta alla quale la produzione acconsentì di buon grado, visto che si stava parlando di una persona che pochi anni prima era stata candidata all’Oscar per la miglior sceneggiatura. Sly reimmaginò la figura di Rambo puntando decisamente sul suo lato politico: invece di un pazzo scriteriato stragista braccato dalla polizia, il suo John è un veterano che soffre di PTSD ma che non fa del male a una mosca, e che ha l’unica colpa di venire fermato da uno sceriffo troppo zelante nella piccola città di Hope, nello stato di Washington, dove si era recato per andare a trovare un vecchio compagno di battaglie.

Rambo Teasle

Rambo e la politica

Il ribaltamento è molto più profondo di quello che sembra: sia Primo sangue sia Rambo partono da uno stesso evento scatenante – l’ingiusto arresto di John Rambo –, ma dove il primo fa reagire il suo protagonista con tutta la violenza di cui è capace, il film con Stallone ci presenta fin da subito un Rambo remissivo, silenzioso, che vuole solo essere lasciato in pace e che finalmente reagisce solo quando “gli altri versano il primo sangue”. Certo, la struttura narrativa rimane la stessa: Rambo viene picchiato in galera, reagisce, massacra di botte un po’ di poliziotti e fugge sulle montagne, braccato prima dallo sceriffo e dai suoi uomini, poi dalla Guardia Nazionale, infine da praticamente mezza America – che però non ha tenuto conto di avere a che fare con un esperto di guerriglia, “il migliore” stando al generale Trautman, ovvero colui che l’ha addestrato e si dimostrerà la chiave di volta per risolvere la situazione.

Non abbiamo usato la parola “politica” a caso. Primo sangue toccava con una certa superficialità una questione che nel tempo è diventata centrale nel discorso pubblico americano: il trattamento che il Paese riserva ai suoi veterani, gente mandata in guerra a rischiare la vita per la patria e poi abbandonata a sé stessa una volta tornata a casa. Gli Stati Uniti sono pieni di associazioni che si occupano dei veterani, e che in certi casi servono per riempire un buco lasciato dal governo centrale; ma Primo sangue uscì nel 1972, quando la guerra in Vietnam era ancora in corso e i suoi effetti sulla psiche dei soldati non erano ancora esplosi diventando un problema sociale. Stallone, invece, voleva che Rambo fosse anche un manifesto, un grido d’allarme, la denuncia di un bubbone che nel 1982 era definitivamente esploso; e quindi smussò gli eccessi del protagonista e al contrario eliminò quasi tutti i motivi per provare empatia nei confronti dello sceriffo Teasle (che non è più un veterano della guerra di Corea con altrettanti traumi, ma uno str***o qualunque), e soprattutto cambiò un dettaglio fondamentale, del quale ci si dimentica spesso quando si parla di Rambo: nel corso dei novanta minuti del film, John non uccide nessuno – non volontariamente, almeno.

Teasle John

“In città sei tu la legge, qui sono io”

Mena un sacco di gente, ovviamente, facendo anche molto male; tende trappole, agguati, trabocchetti, spara alle gambe, investe con la macchina, fa insomma tutto quello che deve fare per sopravvivere e soprattutto non farsi beccare; ma c’è una sola vittima in tutto il film che si può in qualche modo far risalire alle sue azioni, e anche in quel caso è difficile parlare di “omicidio”, piuttosto di incidente imprevedibile e finito male. Il John Rambo di Primo sangue è un assassino – perché l’hanno costretto e perché l’hanno addestrato e sostanzialmente ricondizionato, ma comunque un assassino; quello di Rambo è un cervo braccato che vuole solo essere lasciato in pace, che addirittura si arrende (e più di una volta!) nella speranza di poter risolvere la situazione senza spargimento di sangue. Il discorso si chiuderebbe alla perfezione se potessimo fare qualche considerazione sul finale del film e sulla differenza con quello del libro, ma visto che abbiamo detto che il pezzo è rivolto a chi non conosce Rambo ce le terremo per noi.

Nonostante tutte le differenze, con il modello originale e anche con i film successivi, una cosa che a Rambo non manca è l’azione; d’accordo, non saranno omicidi in serie, ma Ted Kotcheff ha a disposizione uno dei corpi cinematografici più pazzeschi degli anni Ottanta e le foreste innevate del Canada – a proposito: il film è stato girato nella città di Hope, non quella nello stato di Washington ma quella in Canada, probabilmente per risparmiare sui cartelli stradali – dove farlo correre, saltare e tendere trappole, e non se la fa sfuggire. Rambo è girato come un film di guerr(igli)a, ma invece di avere soldati di diversi Paesi che si sparano nel fango per conquistare qualche centrimetro di trincea mette un gruppo di poliziotti locali (che quindi mentre lo cercano parlano in continuazione, fanno rumore, sparano a ogni minimo movimento) contro una sorta di Yautja più incazzato, il che rende quasi comiche alcune delle sequenze action: vedere un gruppo di ignoranti boriosi convinti di avere la situazione in pugno (e l’impunità per torturare un eroe di guerra ingiustamente arrestato per vagabondaggio) che vengono messi KO uno dopo l’altro come mosche è una catarsi, per chi guarda e pure per lo stesso Rambo, che man mano che il film avanza perde gradualmente la sua vulnerabilità e la sua voglia di essere lasciato in pace per ri-trasformarsi nel soldato che lui stesso sperava di avere abbandonato in Vietnam. La vera catarsi arriverà solo sul finale, ma come abbiamo già detto non vogliamo rovinare alcuna sorpresa: Rambo vi aspetta, potreste scoprire che non è come avete sempre pensato che fosse.

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