Quibi: i pro e contro della nuova piattaforma streaming

Quibi sì o Quibi no? Abbiamo scaricato il nuovo servizio streaming su questa piattaforma, disponibile per tutti sia su Android che su Apple

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Quibi sì o Quibi no? Abbiamo scaricato il nuovo servizio streaming ideato da Jeffrey Katzenberg e Meg Whitman per farci un'idea sui pro ed contro di questa innovativa piattaforma, disponibile per tutti sia su Android che su Apple.

Prima di tutto un po' di numeri.
Secondo un recente articolo di Deadline, Quibi ha totalizzato 1.7 milioni di download nella sua prima settimana di lancio, un risultato - secondo i suoi ideatori - che "è andato oltre le loro aspettative" con l'80% degli utilizzatori che hanno concluso la visione di almeno uno degli episodi disponibili sulla piattaforma, dimostrando un alto livello di interesse verso i contenuti disponibili. Tra i prodotti più visiti, troviamo Thanks a Million con Jennifer Lopez, una serie in cui a diverse celebrità viene data l'opportunità di ripagare qualcuno che è stato particolarmente importante nella loro vita donando 50 mila dollari per loro ed altri 50 mila dollari da dare a loro volta in beneficenza; I Promise, un documentario che racconta gli alti ed i bassi della vita e della carriera di LeBron James ed infine la serie drammatica Most Dangerous Game, con protagonista Liam Hemsworth, un action-thriller in cui l'attore, nei panni di Dodge Maynard, si offre come cavia per un gioco mortale per salvare la propria famiglia dal disastroso baratro finanziario in cui è caduta in seguito ad un investimento andato male.

Questi numeri ci forniscono l'assist perfetto per una fare una serie di considerazioni su questa nuova piattaforma che sicuramente ha dalla sua parte un approccio innovativo allo streaming: tra i molti, moltissimi servizi ormai disponibili, non ne troverete infatti nessuno che sia simile a Quibi, che - come abbiamo già avuto modo spiegare - è fruibile solo ed esclusivamente via cellulare, il che vuol dire niente schermo di un computer, niente mirroring, né tantomeno applicazioni da poter scaricare sulle nostre televisioni. Un altro aspetto davvero interessante di questa piattaforma è che tutti gli episodi disponibili, rilasciati a cadenza giornaliera, che facciano parte di un documentario, di una commedia o un dramma, non durano più di 7/10 minuti (da questo peraltro il nome della piattaforma, che fornisce, appunto, dei "quick bites", dei "piccoli assaggi"), il che - a nostro avviso - aumenta di molto il livello di attenzione e di concentrazione degli utenti. Un conto è guardare un episodio di una serie TV della durata di 45 o 60 minuti senza distrarsi, altra cosa è riuscire a farlo per meno di 10 minuti. Che queste soluzioni piacciano o meno, sono proprio idee come mobilità assoluta ed episodi brevi a rendere unico questo prodotto, resta la domanda se tale unicità sia davvero sufficiente ad attrarre un numero di utenti tale da rendere remunerativo questo esperimento.

Quel milione e 7 di utenti sembrerebbe dire di sì, ma attenzione, perché al momento va sottolineato che nessuno di loro è un iscritto pagante.
Come è noto, Quibi è disponibile dal suo lancio anche in Italia, motivo per cui anche noi lo abbiamo scaricato per studiare il prodotto e farci un'idea della loro offerta, attratti soprattutto dai 3 mesi di gratuità. Una volta iscritti alla piattaforma, segnaliamo che è possibile annullare immediatamente il rinnovo automatico, per evitare sorprese allo scadere dell'offerta e poter comunque continuare ad usufruirne fino a scadenza.

Quibi è per tutti, ma non è pensato per tutti (almeno per ora).
La prima e più ovvia osservazione che possiamo fare, è che questa piattaforma non è certo pensata per gli utenti italiani, nonostante infatti tutti i prodotti dispongano dei sottotitoli, le uniche lingue attualmente a disposizione sono inglese e spagnolo (la seconda lingua più parlata negli Stati Uniti), senza la possibilità, almeno per ora, di selezionarne altre, il che ne limita sicuramente l'uso per utenti non anglofoni o non di lingua spagnola.

Lo strano caso del lancio e lo scoglio dei costi.
Non è certo un mistero che il mondo stia vivendo una crisi senza precedenti, milioni di persone sono costrette a casa per il coronavirus e si ritrovano di conseguenza con molto più tempo a disposizione di quanto non ne abbiano normalmente, presi dai propri impegni quotidiani. La scelta di lanciare Quibi in questo momento storico particolare, potrebbe quindi, a nostro avviso, rivelarsi un'arma a doppio taglio. Con il wi-fi delle nostre case sempre a disposizione ed il lancio gratuito, il perché in molti abbiano deciso di provare il servizio non è certamente un mistero, ma nel momento in cui quegli stessi utenti dovranno scontrarsi con i costi reali (che variano dai 4,99 dollari al mese con la pubblicità e 7,99 dollari al mese senza pubblicità, che in Italia diventano invece un unico piano da 8,99 euro senza pubblicità), non siamo così certi che dimostreranno lo stesso entusiasmo. Soprattutto quando ci sono servizi come Netflix a costi più o meno paragonabili, che possono essere fruiti sia dal cellulare che comodamente seduti sul divano di casa.

Gioie e dolori della mobilità.
Un altro aspetto da non sottovalutare di un servizio che è pensato per essere esclusivamente mobile, è appunto il consumo dei dati. Non tutti i possessori di un telefono hanno infatti un piano che permetta un uso illimitato del traffico dati, siamo quindi certi che i potenziali utenti siano disposti a consumare il traffico a loro disposizione per vedere i prodotti di Quibi? E' anche vero che molti spazi pubblici dispongono ormai del wi-fi, soprattutto negli Stati Uniti, paese in cui il servizio è stato concepito, ma il problema dei costi mensili di un prodotto che che potrebbe rivelarsi un pericoloso "succhia soldi", non è comunque da sottovalutare. Un altro aspetto che non può essere ignorato è il tipo di telefono su cui si guarda la piattaforma, con i più moderni smartphone che chiaramente offrono un'esperienza migliore, ma i cui prezzi piuttosto proibitivi, limitano di per sé il bacino di utenza del servizio.

Orizzontale o verticale?
Uno degli aspetti più interessanti di Quibi è la possibilità di poter posizionare il telefono sia in verticale che in orizzontale per guardare i diversi programmi, con la seconda opportunità che offre una visione migliore e più ampia delle inquadrature, mentre la seconda si limita a fornire una serie di primi piani, risultando nel complesso meno dinamica. Se dovessimo paragonare le potenzialità di questa scelta a qualcosa che abbiamo già visto in passato, ci viene immediatamente in mente Homecoming, la serie di Amazon Prime Video con protagonista Julia Roberts lanciata lo scorso anno. Con episodi non più lunghi di 30 minuti ed un particolarissimo impatto visivo dato da una scelta registica che ha diviso le inquadrature tra orizzontali e verticali, a seconda che la storia si svolgesse nel passato o nel presente, questa serie è un evidente esempio di come la regia stessa di un prodotto ed il mezzo sul quale la si guarda, possa diventare parte integrante del processo narrativo. Ciò che manca ancora a Quibi è tuttavia un reale sfruttamento di questa enorme potenzialità, anche se ciò non toglie che le opportunità siano tutte lì, pronte ad essere sfruttate. Per farvi un esempio pratico, immaginiamo un prodotto come un thriller che possa fornire all'utente una serie di indizi diversi a seconda che scelga di guardarlo posizionando il telefono in verticale o orizzontale, una serie di nuova frontiera dell'interattività.

Quibi non fornisce un'esperienza "sociale".
Questo è probabilmente uno degli aspetti più contraddittori e strani di un servizio che, pur essendo fruibile solo da un cellulare, uno degli strumenti più social che possediamo al momento, impedisce agli utilizzatori di usare i social media. Guardare serie TV o programmi televisivi in generale, sta diventando ormai sempre di più un'esperienza collettiva. E' difficile ormai immaginare noi stessi mentre guardiamo un programma particolarmente atteso, rinunciando al piacere di poter commentare quello che stiamo vedendo su qualche piattaforma social. Stranamente, Quibi, occupando lo schermo del nostro telefono con la visione di un episodio, per quanto breve esso sia, ci impedisce contemporaneamente di poter interagire con altri utenti scambiando opinioni su quanto stiamo guardando, nel momento in cui lo stiamo guardando. Magari per qualcuno questo aspetto potrebbe essere un pregio, ma per altri - abituati a guardare una serie con il telefono in mano - potrebbe costituire un problema.

https://www.youtube.com/watch?v=Icv7FGqZCuA

Quibi è disponibile anche in Italia (solo con sottotitoli in inglese e spagnolo), gratuitamente per i primi 90 giorni, dopo i quali si avvierà l'unico profilo disponibile nel nostro paese, al costo di 8,99 euro senza pubblicità. Nel corso delle prime due settimane verranno lanciate 50 tra serie, programmi d’intrattenimento e programmi d’informazione, con il coinvolgimento di talent come Steven Spielberg, Jennifer Lopez, LeBron James, Will Smith, Reese Witherspoon e Kendall e Kris Jenner.

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