Quentin Tarantino incontra Martin Scorsese: 11 cose che abbiamo imparato dalla conversazione

Cosa si dicono Martin Scorsese e Quentin Tarantino quando parlano tra di loro di lavoro, tecnica, sfide e insoddisfazioni?

Critico e giornalista cinematografico


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Quentin Tarantino e Martin Scorsese hanno partecipato ad un incontro per DGA Quarterly, la rivista del sindacato registi, che la stessa ha messo (parzialmente) online. I due sono il passato e il presente della monomania per il cinema. Scorsese ha visto tutto quello che si può vedere. Tarantino è il suo doppio con una passione malsana per il cinema e la tv di serie B che manca a Scorsese (il quale invece sulla Hollywood dei tempi d’oro e sul cinema europeo d’autore è quasi imbattibile). I due si intendono alla grande e come spesso accade in breve hanno iniziato a confrontarsi sulle reciproche difficoltà nel lavoro, scoprendo che non sono poi così diverse.

Vi riportiamo qui le 11 cose che si scoprono leggendo tutta la conversazione che potete trovare qui. Riguardano più che altro Martin Scorsese perché Tarantino è un tale fanboy che non faceva che fargli domande su domande.

1. Perché Martin Scorsese ci ha messo tanto a finire The Irishman (ok, la CGI del ringiovanimento, ma più nello specifico)

MS: “Ci ho messo tantissimo perché negli ultimi sei mesi ho lottato con il ringiovanimento e non faccio molte proiezioni-test. Allora capita che magari ci sto dentro e il finale ha due inquadrature, e ne aggiungo un’altra. Allora (penso) “Aspetta ma mi serve quest’inquadratura in campo medio? Forse basta il campo largo”. Così la proviamo un po’ e arrivano degli amici che mi dicono “Non avevi un’altra inquadratura là?” e io gli rispondo “Sì forse è meglio” ma facendo così succede che mi cambia la lunghezza del campo largo...”.

2. Che tipo di film sarà The Irishman

MS: “Non so quale sarà la sua destinazione definitiva [tra sala e Netflix ndr] così nella mia testa l’ho fatto in purezza “Che farei se fosse solo un film? Che farei se dovesse essere lungo o corto quanto mi pare?” e vista la natura dei personaggi, alla fine è un personaggio di 81 anni che racconta la storia in flashback. E quando arrivi alla mia età, Quentin, sei un po’ più lento, un po’ più contemplativo e meditativo, è tutto un pensare al passato e ai tuoi personaggi che pensano al passato e via dicendo, l’ho capito al montaggio della terza inquadratura del film proprio. E mi sono detto: “Vediamo dove ci porta e mostriamolo a un po’ di pubblico per vedere come reagiscono, se lo tollerano o meno”. E anche la natura della CGI ci ha dato un certo passo. Un passo più quieto. C’è sempre della violenza, c’è sempre dell’umorismo. Ma in modi diversi. È la solita vecchia storia: più film fai più hai da imparare”.

3. Di cosa parla il libro che Tarantino sta scrivendo.

QT: “Al momento sto lavorando ad un libro. E c’è questo personaggio che è stato nella seconda guerra mondiale e ne ha visti di fatti di sangue. Adesso è tornato a casa, sono gli anni ‘50 e ormai non sente più niente davanti ai film. Gli sembra roba da ragazzini dopo quello attraverso cui è passato. Per quanto lo riguarda i film di Hollywood sono solo film. Ad un certo punto all’improvviso sente parlare dei film stranieri di Kurosawa e Fellini…”

MS: “Yeah, Yeah, Yeah”

QT: “E pensa “Beh, magari hanno qualcosa in più di questa roba fasulla di Hollywood” così si ritrova attratto verso queste cose e alcune gli piacciono mentre altre no, altre ancora non le capisce proprio. Ma sa che sta vedendo qualcosa”.

4. Nel cinema di Tarantino i film di Scorsese vanno benissimo

MS: “...i cinema di retrospettiva non esistono più, ovviamente, è cambiato tutto”

QT: “Beh per tua informazione io ne possiedo uno a Los Angeles, il New Beverly e i tuoi film vanno alla grande”

MS: “Oh grazie!”

QT: “Proiettiamo solo in 35mm o 16mm e abbiamo anche tutta una collezione di trailer”

5. Scorsese bara sempre, ad esempio una volta in Shutter Island…

MS: “...c’è una scena in Shutter Island in cui questa donna che sta nel manicomio è interrogata da Leonardo DiCaprio, una signora gentile, e sta parlando di come abbia ucciso il marito con un’accetta. C’è un’inquadratura dietro le sue spalle - una cosa molto da Hitchcock; ha questo bicchiere e ne prende un sorso, poi lo poggia; stacco su Leo che la interroga; di nuovo su di lei; e ancora un’altra inquadratura dietro le spalle in cui prende il bicchiere e lo rimette giù. Solo che non c’era il bicchiere nella sua mano”.

QT: “Uh-huh” [ride]

MS: “Era un’inquadratura girata durante le prove ma mi sono detto “Facciamolo”, tu pensi ci sia. E così va tutta la storia: cosa è vero, cosa non è vero e cosa è immaginato”.

6. Nei giorni delle riprese complicate sono entrambi intrattabili

QT: "È come se mettessi alla prova il mio talento. Ce la farò a dare il massimo con questa? Sono bravo quanto credo di essere? E i giorni prima di quelle sequenze, sono sempre i più ansiosi, perché voglio che siano perfette e mi sento ai piedi della montagna mentre guardo in alto. So che una volta che inizierò la scalata tutto andrà bene ma devo iniziare…”

MS: [ride] “È vero è tutto ansia, brutti sogni e il resto. Arrivi la mattina, brutte litigate, lamentele. E poi voglio iniziare”

QT: “Quelle mattine sono il peggiore, insopportabile. Tipo “Non mi irritate!”

MS: “Non vi avvicinate!” [ride] esco dalla roulotte e sono gentile con tutti. Entro nella roulotte e c’è il mio assistente alla regia e il mio produttore e loro capiscono. Allora viene il direttore della fotografia e tutti quanti capiscono. Solitamente mi lamento del traffico, qualcosa che non va con i miei denti o chissà cosa. “Non riesco a fare niente qui” capisci no?”

7. Scorsese non sempre gira una scena sapendo cosa ne farà o dove andrà (il che spiega perché poi alle volte vengano tagliate), ad esempio in The Departed…

MS: "È una lotta. Ho fatto 4 giorni di riprese extra per The Departed. Ma lo stavamo cambiando così tanto nella parte centrale mentre giravamo che lavoravo continuamente con lo sceneggiatore Bill Monahan e tutti riscrivevano le scene. Tutto è diventato così complicato che la mia segretaria di edizione mi ha detto “Dove vuoi posizionare questa nuova scena?” e io: “Mettila in mezzo assieme al resto [ride] me ne occuperò dopo”. Alla fine era come se io e la mia montatrice Thelma Schoonmaker gestissimo sei cavalli contemporaneamente. Alla fine abbiamo messo tutto insieme e realizzato “Okay ci serve questo e ci serve quello”.

8. La Columbia non voleva fare Taxi Driver e ci teneva a farlo capire a Scorsese (e Travis Bickle è all’80% De Niro)

MS: "I produttori Michael e Julia Phillips, che avevano appena vinto un Oscar con La Stangata, stavano spingendo molto il film alla Columbia, all’epoca c’era David Begelman, e riuscirono a farlo fare. Ma lo studio non lo voleva e ce lo facevano capire ogni minuto”

QT: “Oh davvero” [ride]

MS: “Ogni giorno. E specialmente quando glielo mostrai si imbestialirono, e si prese anche una X come rating [un divieto ai minori che all’epoca era riservato ai porno e a film efferatissimi ndr]. Racconto sempre la storia di questo meeting tra Julia, me e la Columbia. Mi guardarono. Io entrai, pronto a prendere appunti. Loro dissero, “Taglialo fino a che non è R [non adatto a minori di 17 anni non accompagnati da un adulto] o lo faremo noi. Ora vattene”.

QT: “Gesù”

MS: “Non avevo il minimo potere. Non c’era niente che potessi fare. Mi ero messo contro un monolite e gli unici che potevano farcela erano Julia e Michael. Ma meeting, conversazioni e poi ovviamente avere a che fare con la MPAA per tagliuzzarlo qua e là. Tutto per colpa della sparatoria finale. Non sapevo come altro presentarlo. Forse sapendo che era un artificio non avevo realizzato l’impatto di quelle immagini. Così tagliai due frame e me ne andai. Voglio dire la violenza è catarsi, è proprio vero. Lo sentii quando vidi Il Mucchio Selvaggio”.

QT: “Beh è interessante. Per esempio io ho provato una catarsi alla fine di Taxi Driver”

MS: “E il personaggio è all’80 o 90% Robert De Niro stesso”

QT: “Assolutamente”

MS: “Con quello sguardo negli occhi”

9. Entrambi hanno delle soluzioni di grandi maestri che vogliono replicare e (quasi sempre) non ci riescono

MS: “Quella che ho davvero provato a catturare in tanti film, che non riesco a catturare ma non mi importa (lo faccio per il divertimento), è l’inquadratura di Marnie quando sta per sparare al cavallo. È un dettaglio. È la sua mano con la pistola e la camera dietro le spalle mentre corre. La camera si muove con lei e il terreno va in questa direzione [qui a 1.27.42] e io l’ho fatto in praticamente ogni mio film. C’è qualcosa, l’inevitabilità del tutto che… lei che non riesce… alla fine sembra sempre come se abbia messo un attore su un dolly”

QT: “Già”

MS: “La camera si solleva. Non ci riesco mai a farla bene perché l’ha fatta Hitchcock. Ma mi diverte molto”

QT: “Mi è capitato nei miei ultimi tre film. E stavolta è l’unica in cui l’ho azzeccata. E non è nemmeno qualcosa che viene da un film ma era nel trailer di Pat Garrett & Billy The Kid. Nella maniera in cui hanno montato il trailer si vede Kris Kristofferson a 24 fotogrammi al secondo che si rotola, fa le capriole e spara, poi James Coburn nel covo con le pallottole tutte intorno a lui che va a 24 fotogrammi al secondo mentre fa salti mortali e spara e poi stacco sulla gente che si prende i colpi in slow motion” [qui verso la fine]

MS: “Eh sì”

QT: “E poi stacca di nuovo su Kristofferson a 24 fotogrammi, bam, bam, bam. E poi lui che colpisce il terreno cadendo a 120 fotogrammi al secondo”

MS: “Wow”

QT: “Ho provato quella giustapposizione in quella maniera. Ho provato in Django e non mi è venuta. Ho provato in Hateful Eight durante la sparatoria e ha funzionato ma non in quella maniera”

MS: [ride]

QT: “Ma quando Brad Pitt spacca il culo al tipo di Manson in C’era Una Volta a Hollywood, finalmente mi è riuscita. I suoi pugni sono a 24 fotogrammi al secondo, l’impatto del tizio nella polvere a 120 fotogrammi al secondo”

MS: “Fantastico. Eh sì la polvere, hai ragione, salta fuori. Ah, fantastico”

QT: “Sì”

MS: “Ci penso sempre alla polvere”

QT: “Il sangue sul volto impolverato”

MS: “È fantastico. Io non ce la faccio mai ma il piccolo ragazzo messicano in C’Era Una Volta Il West quando gli viene rivelato che suo fratello è impiccato”

QT: “Oh sì sì”

MS: “Ed è sulle sue spalle e cade in ginocchio, quando lo inquadrano con la polvere. Ci ho provato”

QT: “Sì esatto. Impossibile”

MS: “Ci ho pure provato in L’Ultima Tentazione Di Cristo e non ha funzionato. Maria e Marta arrivano, Gesù sta iniziando a resuscitare Lazzaro. Non funzionava. Eravamo in Marocco. Harvey Keitel era con me. Non ci riuscivamo. Mai fatto. Forse è la polvere. Non so quale fosse il problema”

QT: “Sì è polvere dura vero. Vero? Ti serve la polvere spagnola. Ti serve la polvere dell’Almeria”

10. Jon Voight stava per essere il protagonista di Mean Streets

MS: “All’epoca avevo conosciuto Jon Voight a Los Angeles. Con Harvey Keitel e gli altri ci chiedevamo come ottenere finanziamenti e discutevamo molto il film. E Voight era un attore fantastico. Così ne parlammo per un po’. E lui ci pensava davvero. Andai a questa sua lezione e trovai Richard Romanus e David Proval e li presi. E allora ne parlai con Harvey perché il ruolo era scritto per lui. E Harvey mi disse: “Devi riuscire a fare il film. Io lo capisco, forse se lui fa Charlie io posso fare Johnny, non so”. Stavamo cercando una soluzione. E io dissi “Capisci che io devo riuscire a fare il film”. Addirittura avevamo pensato di farlo fare a Barry Primus. Era davvero solo una questione di ottenere i fondi. Maledetti bravi attori. Arrivò così la notte in cui dovevo girare delle scene di sfondo nella Festa di San Gennaro, eravamo nella ostricheria di Umberto dove Joey Gallo era stato ucciso solo 6 mesi prima. Io ero sul tetto, mi ricordo, stavo per mettere un cappotto ad Harvey e andare a girare. Mi dissero “Sai c’è Jon che vuole parlarti ancora una volta”. Jon Voight. Così scesi le scale a fare una telefonata e lui mi disse “Mi dispiace ma non posso farlo” risposi “Ok” lo ringraziai e agganciai. Andai sul tetto e dissi “Mettiti il cappotto. Andiamo. Era scritto per te e questa è la soluzione che ha trovato Dio”.

11. Le Iene rischiava di non uscire nei cinema, ma per fortuna c’era Abel Ferrara

QT: “Quando feci Le Iene era per Live Entertainment, che era il braccio dedicato alla produzione in video di Carolco all’epoca”.

MS: “Oh Dio sì”

QT: “Quindi non eravamo nemmeno sicuri che sarebbe uscito in sala. Era tipo “Se è molto bello lo distribuiremo”. Quindi io sono pronto a chiudere il film e Ronna Wallace, che era il capo della compagnia (avevo lavorato con il suo n.2 fino a quel momento) era tipo: “Beh questi ragazzi hanno lavorato così duro per il Sundance. Non chiudiamolo”. Stava cercando di essere gentile perché magari ho bisogno di un’altra settimana. Ma no, non ho bisogno di un’altra settimana, quindi non pare gentile. Io voglio chiuderlo, ma lei dice: “Manda una copia a New York, voglio vederlo” Così mando una copia a New York e lei entra nella sala di proiezione con Abel Ferrara. C’era Sally Menke, la mia montatrice che era tipo: “Oh mio Dio leveranno il film a Quentin”.

MS: “Sì è così che ti colpiscono”

QT: “Ok. Ma stavolta non lo volevano fare. Lei aveva solo portato un filmmaker con cui aveva lavorato in quell’anno e gli aveva detto “Cosa ne pensi?”. Io non c’ero ma me l’hanno raccontato. Stavano guardando il film e quando finisce Abel Ferrara fa: “Ronna, è fantastico. chiudilo. Distribuiscilo” E se ne va dalla stanza. E questo è quanto!”

MS: “Dio lo benedica”.

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