Quella volta che Roger Rabbit fece litigare Steven Spielberg e la Disney

Steven Spielberg e la Disney si sono contesi Roger Rabbit tanto da impedirne un seguito. Ecco la storia di chi l'ha incastrato!

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Vi abbiamo recentemente riportato la notizia di un curioso aneddoto riguardante Hocus Pocus. Lo sceneggiatore Mick Garris ha spiegato che il film venne proposto a Steven Spielberg il quale però non voleva produrlo dal momento che avrebbe dovuto avere rapporti con la Disney. Intorno al 1993 infatti le tensioni tra il regista e lo studio erano al massimo. La ragione? Una faida nata intorno a Chi ha incastrato Roger Rabbit. Ecco come sono andate le cose.

Steven Spielberg entra nel progetto Roger Rabbit

Gli anni 80 non furono affatto semplici per la Disney. Il cambio nelle abitudini di visione e nella sensibilità degli spettatori, aveva messo in crisi un’azienda incapace di rinnovarsi. Iniziò un periodo di qualità altalenante e di cambi al vertice. Prima di lasciare il suo ruolo, l’ex presidente Ron Miller aveva acquisito, nel 1981, i diritti per il romanzo di Gary Wolf in cui compare per la prima volta l’iconico personaggio.

Il progetto rimase qualche anno nel cassetto fino a che ai vertici dell’azienda non arrivarono Michael Eisner, Frank Wells e Jeffery Katzenberg. Quest’ultimo ripreso in mano la storia di Roger Rabbit coinvolgendo l’amico Steven Spielberg. Lui non era solo il creativo più brillante di Hollywood era anche un asset fondamentale per rompere le barriere tra gli studi e coinvolgere più talenti possibili. Fu una sua idea infatti quella di far dirigere il film all’amico Robert Zemeckis.

Nessuno può dire di no a Spielberg perciò, facendo leva sui buoni rapporti con tutti, riuscì a concludere accordi considerati impossibili prima d’ora. Aiutò a stringere le mani agli altri studi di animazione per permettere le comparsate di altri celebri personaggi che popolano il mondo di Cartoonia. Un lavoro diplomatico essenziale per il successo del film. Arrivarono nella storia personaggi appartenenti a Warner Bros, Fleischer Studios, Turner Entertainment, Universal Studios e altri. Tra le altre cose rese possibili solo dalla sua presenza la più importante di tutte fu il coinvolgimento della Industrial Light & Magic per gli effetti speciali. 

Un accordo al 50%

Steven Spielberg e soci avevano il pieno controllo creativo sul film. Era visto dalla Disney con poca convinzione come un tentativo di salvare il reparto di animazione da un’inevitabile crisi. Un esperimento che destava qualche perplessità dato il suo tono insolito. Quando nel giugno del 1988 arrivò Chi ha incastrato Roger Rabbit la Disney lo mise sotto l’etichetta Touchstone. Separandolo esplicitamente dagli altri prodotti per bambini. Il film ebbe però uno straordinario successo. Immediatamente si iniziò a parlare di un seguito.

A questo punto della storia occorre sottolineare un dettaglio tecnico. L’accordo tra la Disney di Eisner e l’Amblin di Spielberg prevedeva che ciascuno possedesse metà dei diritti dei personaggi. Ma la popolarità di Roger Rabbit aveva iniziato a crescere inaspettatamente, sembrava pronta, con il tempo, a superare addirittura quella di Topolino. Iniziò così ad apparire come guest star nelle trasmissioni per la televisione Disney. Gli dedicarono attrazioni dei parchi a tema inaugurate in pompa magna. Un secondo film andava fatto alla svelta, per battere il ferro finché è caldo. 

Nel 1990 si inizia così a produrre una serie di cortometraggi che avrebbero accompagnato l’arrivo del sequel nel 1992. Il personaggio aveva infatti bisogno di restare ben presente sullo schermo e nell’immaginario collettivo.

Steven Spielberg e la Disney si contendono i corti

Il primo cortometraggio si intitola Una grossa indigestione ed è diretto da Rob Minkoff e Frank Marshall. La scelta di allegarlo alle copie di Tesoro, mi si sono ristretti ragazzi fu vincente. La dirigenza dello studio attribuì la buona tenuta commerciale del film anche all’attrattiva data dal ritorno di Roger Rabbit. Inoltre il formato era un’ottima piattaforma per testare talenti o stili.

Ancora interessato al personaggio Spielberg fece pressioni per avere il secondo cortometraggio, intitolato Le montagne russe, prima di Arachnophobia. Nonostante il film avesse un target diverso era un modo per supportare l’amico produttore Frank Marshall qui in veste di regista. La Disney lo voleva invece prima di Dick Tracy, un film considerato rischioso. Il braccio di ferro fu vinto da questi ultimi, scatenando la tempesta perfetta.

Il terzo cortometraggio, Trail Mix-Up, fu inserito prima di Sulle orme del vento, prodotto dalla Walt Disney e dalla Amblin. Era il 1993, ben un anno dopo quella che doveva essere la data di arrivo del sequel. Il personaggio stava iniziando a perdere potenza, il cortometraggio non riuscì a trainare il film che andò molto sotto le aspettative al box office.

Mentre iniziava a svanire la prospettiva di un seguito di Chi ha incastrato Roger Rabbit anche gli ambiziosi progetti sui parchi a tema venivano gradualmente accantonati. Spielberg, ormai innervosito, interruppe la produzione dei successivi cortometraggi sostenendo che le storie non fossero sufficientemente ispirate. Poteva farlo, possedendo il 50% dei personaggi. La faida con la Disney si apprestava a raggiungere il suo massimo. C’erano due progetti di sviluppo su Roger Rabbit. Un prequel, intitolato Toon Platoon, e un seguito: Who Discovered Roger Rabbit?

In entrambi i film però la trama prevedeva di mostrare i nazisti come nemici. Fu un affronto per Spielberg che, per voto artistico, non voleva che i nazisti apparissero rappresentati in maniera frivola nelle sue opere di intrattenimento più leggere. 

Invece che riportare i progetti nella prima fase di sviluppo, decise di staccare la spina e di non parlarne più. Nel 1994, insieme a Jeffrey Katzenberg, si allontana dalla Disney diventando suo diretto rivale fondando la DreamWorks. Il resto è storia. 

Fonte: Collider

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