Quarto Potere, cosa diceva la critica nel 1941: capolavoro annunciato o film incompreso?

Con l'arrivo di Mank di David Fincher si è riaperto il dibattito su Quarto Potere. Scopriamo che cosa ne pensavano i critici nel 1941

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Un film subisce tre tipi di giudizi: quello del pubblico, quello della critica, e quello del tempo. Quarto Potere è, ancora oggi, un film che è riuscito a uscire indenne da tutti e tre i giudizi, in particolare dall’ultimo. Rivista oggi l’opera di Orson Welles è quanto mai attuale: mezzi di informazione, verità e menzogne costruite ad arte, mitomanie di potere e amore, quasi regale, quasi shakespeariano, per la gloria lo rendono un film modernissimo. Con l’uscita di Mank, di David Fincher, Quarto Potere è ritornato al centro del dibattito. La controversia sulla paternità dell’opera, la discussione su quanto sia da attribuire a Welles e quanto allo sceneggiatore Herman j. Mankiewicz era un tempo limitata solo negli ambienti critici. Oggi, grazie a Fincher, è un appassionante dilemma al centro del film.

Di Quarto Potere si sta parlando come non si faceva da anni. Oggi il film è universalmente considerato uno dei tasselli fondamentali e imprescindibili della storia del cinema. Ma come venne accolto all’epoca della sua uscita, nel 1941? Che cosa dissero i critici di quel Citizen Kane (Quarto Potere) che stava per sconvolgere le regole visive e narrative di Hollywood?

Per dare una risposta siamo andati alla ricerca, negli archivi delle principali testate, delle recensioni originali. La prima cosa che salta all’occhio è la quasi sostanziale unanimità nelle lodi verso Quarto Potere. Il salto tecnico fu talmente ampio che fu impossibile, per i critici dell’epoca, non notarlo. La fotografia di Gregg Toland, giocata su un affascinante bianco e nero, con composizioni in profondità da vertigini e con i primi long take, venne elogiata da tutti. 

È comune alle recensioni prese in esame anche la sorpresa verso le performance degli attori del Mercury Theatre, presi da Welles per interpretare ruoli di primo piano. Stupì molto i critici il fatto che fossero pressoché sconosciuti (cosa insolita per una produzione di questa qualità), ma tutti perfettamente in parte.

Le polemiche

I giornalisti che hanno visto il film prima della sua uscita si dissero tutti generalmente preoccupati che Quarto Potere potesse non incrociare mai gli occhi del pubblico. La storia del personaggio di finzione Charles Foster Kane era fortemente ispirata a quella del magnate William Randolph Hearst. Hedda Hopper, giornalista del Los Angeles Times, aveva visto i giornalieri del film e segnalato a Hearst la somiglianza scrivendone come di “un attacco irresponsabile a un grande uomo”. Egli cercò più volte di fermare la distribuzione del film, senza però avere successo. L’unica cosa che riuscì a fare fu boicottarlo nelle proprie sale e impedire di parlarne sui giornali da lui posseduti. 

Hopper, dal canto suo, scrisse malissimo del film, criticando quello che aveva visto per il fatto che il film fosse: “fatto a pezzi in piccole scene e flash come in un cinegiornale, in questo modo la recitazione non viene sostenuta a lungo e non si può dire se Orson Welles sia un bravo attore o no”. Ha aggiunto inoltre che: "ci sono alcune inquadrature sensazionali, sì, ma non credo che abbia richiesto una grande immaginazione scrivere la storia. E se il film sarà distribuito penso che il pubblico pagante andrà a vederlo per la curiosità della controversia e non certo perché è un grande film”.

The Hollywood Reporter e il Time su Quarto Potere

La recensione, non firmata, dell’Hollywood Reporter invece non aveva dubbi: Quarto Potere è un grande film. A destare particolare entusiasmo è il modo con cui il film viola le tradizioni narrative con una trama a incastro (raccontata per filo e per segno arrivando fino a “rosabella”). Gli elogi sono per tutti: attori, direttore della fotografia, Bernard Herrmann e la sua colonna sonora. Il recensore confessa di essere disinteressato a capire se sia veramente ispirato alla vita di Hearst, ma allo stesso tempo dubita che il film riuscirà mai ad arrivare sullo schermo senza la censura del magnate. 

Welles ha fatto il suo debutto a Hollywood in una produzione così straordinariamente non convenzionale che è difficile criticare Quarto Potere secondo i consueti canoni. Momento dopo momento, mentre la vita di Charles Foster Kane si svela, Welles viola le tradizioni cinematografiche nella recitazione, la scrittura e la fotografia, e ne esce con tutto questo magnificamente.

Anche il Time ha solo elogi per la pellicola. Significativa un’immagine a corredo dell’articolo che mostra Welles e Toland all’opera. La didascalia “Hollywood si sbagliava, e aveva ragione” allude prima ai dubbi rispetto al talento di Welles, poi all’ispirazione del film. Quarto Potere viene definito come un’opera d’arte creata da adulti per adulti e lodi vengono intessute per il coraggio di porre importanti innovazioni formali. 

Orson Welles tratta il pubblico come una giuria, chiamando i testimoni, lasciandoli porta prove, senza mettere opinioni personali. Vede a malapena che le loro storie sono raccontate con una chiarezza che cattura. Indimenticabili sono le scene come l’intero matrimonio di Kane in un’unica conversazione, la ridicola immensità dei corridoi del castello che fanno eco ai sommessi pianti di Susan

Quarto Potere

Il New York Times e New Yorker

La recensione del New York Times si apre raccontando l’esposizione mediatica senza precedenti di Quarto Potere. “Dopo che è stato svelato tutto il mistero che circondava la pellicola, sarebbe un crimine se il film non venisse visto” viene affermato nell’articolo, riferendosi all’opera di Welles come il film più sensazionale mai prodotto a Hollywood. La recensione non manca di sottolineare come il regista, che proviene dal palcoscenico (e che quindi ha uno stile teatrale) prenda il medium cinematografico e lo stravolga da vero esperto della materia. La cinepresa, con l’aiuto di Toland, diventa il mezzo perfetto per racchiudere le energie drammatiche e assorbire le sue prolifiche idee. Molto apprezzata anche la morale del film, quella visione malinconica della ricchezza, di un uomo che ha guadagnato tutto ma ha perso la sua anima. 

John C. Mosher fa, per il New Yorker, un bell’excursus sulle immagini del film.

A volte mi sono ritrovato a pensare che ci fossero troppe ombre, che il film sembra girato nell'oscurità. Mr. Wells ama la malinconia. Egli taglia i volti dei narratori e le voci sembrano arrivare da un limbo dove è importante ciò che viene detto e non le persone che lo dicono. Il film sembra manierista solo in una o due occasioni. Per la maggior parte siamo troppo assorbiti nella storia  e nei suoi personaggi da accorgerci di qualche trucco, speditamente portato avanti dalle sue intense e atletiche scene.

Nonostante il protagonista sia raccontato attraverso gli occhi altrui la sua figura non è mai quella di un mostruoso nemico, ma ritrova sempre un tocco umano e un’empatia dello spettatore che commuovono. Sul finale il recensore aggiunge una nota ironica: molte ricche persone che possiedono giornali potranno riconoscere Kane nei propri rivali. 

Variety

La recensione di John C. Flinn per Variety cita in apertura la celebre trasmissione radiofonica con cui Welles aveva terrorizzato mezza America. Welles ha il talento per il dollaro, sa catturare l’attenzione e creare discussioni sui suoi lavori. Nell’articolo si cita il contributo di Herman J. Mankiewicz, taciuto invece nelle altre recensioni. La sua sceneggiatura dà al film un tocco romanzesco grazie all’espediente di raccontare una vita attraverso cinque punti di vista. Il pubblico troverà il film pienamente soddisfacente in quanto capace di realizzare tutte le polemiche attese.

Che cosa ne pensate delle recensioni che hanno accompagnato l’uscita di Quarto Potere? Fatecelo sapere nei commenti!

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