Quando Marlon Brando interpretò il giardiniere di Bly Manor: The Nightcomers

Lo stesso anno de Il padrino Marlon Brando interpretò il giardiniere di Bly Manor in The Nightcomers di Michael Winner, horror a basso budget

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Quando Marlon Brando interpretò il giardiniere di Bly Manor: The Nightcomers

È abbastanza palese quanto il cinema Hollywoodiano ami riciclarsi all’infinito.

Che si tratti di trascinare avanti negli anni saghe fortunate per capitoli e capitoli, di proporre continui reboot, fare dei remake o di riadattare più volte lo stesso romanzo, la normale consuetudine produttiva di giocare (abbastanza) sul sicuro ha, d’altra parte, creato un divertente gioco per gli storici del cinema e gli stessi spettatori, che hanno pressoché infinite possibilità di raggruppare i vari prodotti nei loro piccoli-grandi universi di appartenenza. Uno di questi piccoli mondi è certamente quello creato a partire da Il giro di vite (1898) di Henry James: forse il racconto di fantasmi per eccellenza, adattato decine di volte, nelle più diverse salse ed epoche, tra la televisione, il cinema e ora l’on demand con The Haunting of Bly Manor di Mike Flanagan, seconda stagione della serie antologica di successo partita con The Haunting of Hill House nel 2018, sempre su Netflix.

Una delle divertenti “storture” del guardare a posteriori dentro questo grande scatolone che reca l’etichetta Bly Manor (per chi non lo sapesse è il nome dell’inquietante residenza in cui è ambientata la storia) è trovarci inaspettati assortimenti e ruoli dimenticati: come quello di Marlon Brando, che nel 1971 in The Nightcomers di Michael Winner (in Italia uscito nel 1972 con il titolo Improvvisamente, un uomo nella notte) interpreta il vizioso giardiniere Peter Quint, l’uomo che corrompe i piccoli Flora e Miles e la loro istitutrice Miss Jessel, in un film particolare nella lista degli adattamenti di James in quanto unico prequel della storia originale.

Quando girò The Nightcomers, Brando proveniva da un lungo periodo di insuccessi: dopo i grandi ruoli degli anni Cinquanta nei film di Elia Kazan (Un tram che si chiama desiderio, Viva Zapata!, Fronte del porto), nei Sessanta praticamente non gliene andò bene una (da Gli ammutinati del Bounty a La caccia, poi La contessa di Hong Kong, La notte del giorno dopo… tutti dei flop). Ma poi, nel 1971, arrivò come una manna dal cielo Francis Ford Coppola a convincere i produttori della Paramount a fargli interpretare il ruolo di Don Vito Corleone ne Il padrino, regalandogli non solo un Oscar (che tra l’altro non andò a ritirare, per protesta contro il maltrattamento dei nativi americani), ma soprattutto il rilancio di una carriera fino a quel momento claudicante. Una proposta che arrivò praticamente in contemporanea a Ultimo tango a Parigi (firmò il contratto per il film di Bertolucci poco prima di girare con Coppola), e che gli spianò la strada fino ad Apocalypse Now nel 1979, l’altro ruolo con cui verrà consacrato.

Volendo però andare nella filmografia di Brando con la lente d’ingrandimento e il righello, il 1971 è non solo l’anno in cui furono effettuate le riprese de Il padrino (da marzo ad agosto 1971), ma anche quello, appunto, di The Nightcomers, che fu invece girato a inizio anno nel freddo Cambridgeshire inglese. I presupposti sulla carta del film di Winner non potevano essere più diversi da quelli di Coppola, non c’è nemmeno da dirlo: si tratta di due film davvero agli antipodi in termini di scala produttiva, di ambizioni. Lasciando da parte i giudizi di valore: The Nightcomers è sostanzialmente un horror a basso budget, è chiaro. Ma proprio per questa strana prospettiva che si diceva sopra, che salta fuori solo nel rileggere la storia del cinema a posteriori, vediamo un attore di serie A come Marlon Brando pure qui, in un piccolo film dimenticato, forse inconsapevole di stare per cambiare la sua carriera di lì a poco – e un po’ ci viene da sorridere, col gusto quasi feticista di vedere un attore del suo calibro in un contesto così strano. Insomma, è un po’ come vedere uno sportivo professionista che gioca in una lega decisamente inferiore alle sue capacità.

Tuttavia questa strana combinazione, il gioco dell'oppressione della stardom, appunto più marcata per noi spettatori della posterità, sembra mettere proprio nella giusta predisposizione per affrontare il film. Perché The Nightcomers è esso stesso un horror quasi sclerotico, sia per la sua alternanza di toni (ha degli stacchi di montaggio incredibili che spezzano la tensione nei momenti di climax in modo quasi comico, e un po’ ci si chiede se sia fatto apposta), sia per il fatto che prende tutta l’eleganza e l’evanescenza del racconto di Henry James – la cui forza stava proprio nella suggestione - per poi scaraventarla senza esitazioni fuori dalla finestra, scegliendo quasi religiosamente la via dell’orrore voyeuristico.

The Nightcomers ha l’intento di raccontare l’antefatto che ha portato agli eventi del romanzo, ovvero la relazione segreta tra il giardiniere Peter Quint (appunto Brando) e l’istitutrice Miss Jessel (Stephanie Beacham). Una relazione che porta i due amanti alla perdizione e poi alla morte ma soprattutto alla perdita dell’innocenza dei due bambini che assistono al loro declino, e che nel romanzo di James saranno proprio l’oggetto delle cure e delle ansie della nuova istitutrice della dimora. Già quindi solamente per il fatto di mettere in scena ciò che nel libro era rimosso, The Nightcomers va irrimediabilmente un po’ a perdere l’alone di mistero che avvolgeva la storia. Ma non si tratta solo di questo. The Nightcomers elegge proprio a meccanismo orrorifico lo sguardo diretto sul male, il vedere ciò che non deve essere visto, che diventa ancora più perturbante usando come punto di vista quello dei bambini. Per esempio Il piccolo Miles, che come la sorella Flora segue a pappagallo qualunque cosa dica o faccia il giardiniere, nel voler sapere cosa vuol dire amare qualcuno decide di spiare un incontro tra Quint e Miss Jessel: così da fuori la finestra spia la pratica del bondage che Quint impone alla ragazza e tutta la scena di sesso tra i due adulti, per poi copiare sulla sorella ciò che ha visto...

Tutto è visibile, dichiarato, esposto.

L’orrore è lì davanti agli occhi di chi guarda ma anche dello spettatore stesso. In The Nightcomers non si allude proprio niente, è tutto visibile, indagabile dallo sguardo, e gli stessi bambini non si fanno scrupoli ad imitare ciò che vedono, causando l’orrore moralizzante della domestica Mrs. Grose, presa in giro da tutti i personaggi, e resa ridicola nel suo essere l’unico personaggio fuori da tutte le dinamiche di seduzione. Ma il più grande seduttore, ovviamente, è proprio Marlon Brando, che con il suo magnetismo ora attraente ora respingente porta il film a un livello di esaltazione e insieme di disgusto nei suoi confronti davvero incredibile.

Brando è qui venale, sporco, scorretto, è il peggior esempio che si potrebbe dare a dei bambini: si diverte a fare esplodere una rana facendole fumare un sigaro, dice ai bambini senza ogni tipo di tatto “ah non lo sapevate? I vostri genitori sono morti, sì”, gli racconta di cavalli con lo zenzero nel sedere, dice parolacce. È come un bambinone, una persona rimasta agli impulsi più infantili, e che allo stesso tempo a questi impulsi, soprattutto quelli sessuali, non riesce a dare contegno. Miss Jessel è per lui il luogo dello sfogo dell’indicibile, che – rivelato e messo in scena, in tutti i sensi – si fa carico degli sfoghi di Quint, trasformandoli in un improbabile sentimento d’amore, che però non viene mai davvero spiegato nella sua assurdità, viste le continue violenze sulla donna. Non si capisce se questa sfumatura sia una mancanza in sceneggiatura o un vero tocco di classe, perché restituisce il senso di completo abbandono che caratterizza The Nightcomers.

La storia non sarà di raffinata eleganza allusiva, la regia sarà un po’ esagitata e incontenibile (Winner ama lo zoom intensivo, ma quale horror a basso budget non lo usa?), ma forse è proprio questo il bello di The Nightcomers. Avvolto in modo assurdamente perfetto dal tema della morte come la negazione di ogni paradiso o inferno, dell’amore come l’altra faccia dell’odio, seminato mano a mano – “se ami qualcuno a volte lo vuoi uccidere”, dice Quint – Brando assume totalmente su di sé, nel suo corpo, nel suo sguardo, l’angoscia del desiderio.

The Haunting of Bly Manor sarà disponibile su Netflix a partire dal 9 ottobre.

Trovate tutti i dettagli nella nostra scheda.

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