Qual è il film Marvel più natalizio?
La Marvel ha nascosto l'adattamento di un classico di Natale dentro a un suo importante (e colossale) film, rendendolo perfetto per le feste
I fumetti di supereroi amano parecchio il Natale. Gli autori si impegnano spesso e volentieri in numeri speciali per le feste, o scelgono di ambientare le avventure in questo periodo. È bello da disegnare, aiuta a dare subito il tono desiderato, e soprattutto alza l'ansia ai protagonisti. Il problema da risolvere è sì salvare il mondo. Quasi sempre. In queste storie però la missione secondaria è farlo il più alla svelta possibile per arrivare in tempo all’appuntamento con gli amici e i parenti (o per contrasto da soli per evidenziarne la solitudine). Recentemente i Marvel Studios hanno preso questa tradizione cartacea e l'hanno l’hanno tradotta in live action. Spiccano particolarmente due progetti per Disney Plus.
Il secondo da citare è Hawkeye. La serie dedicata a Clint Barton e Kate Bishop ha inserito nella sceneggiatura proprio il countdown di cui parlavamo poco fa. L’arciere parte per una missione in una New York addobbata di tutto punto. Vorrebbe fare alla svelta e ritornare a casa il prima possibile. L’espediente offre agli sceneggiatori la scusa per qualche battuta ricorrente e per uno showdown finale pieno di luci. Nel finale di Spider-Man: No Way Home si vede l’albero di Natale che appare più volte nella serie (e viene pure abbattuto). Un’easter egg che collega le due opere ambientate nello stesso periodo, ma non nello stesso momento.
Il canto di Natale della Marvel
Però il film Marvel più natalizio è, per l’appunto, un film nella definizione più classica. Cioè un lungometraggio passato in sala. Il bello è che è arrivato pesantemente fuori stagione nell’aprile del 2013. In pochi si sono quindi accorti della sua vera caratteristica di film di Natale. Stiamo parlando ovviamente di A Christmas Carol. Detto anche Iron Man 3.
Shane Black ha tolto ogni dubbio con le sue recenti dichiarazioni: la sua interpretazione di Tony Stark è quella dell’Ebenezer Scrooge della Marvel. Un uomo che ha tutto, tranne la direzione da intraprendere. Vaga sperduto in un limbo di scelte tutte uguali. Salvare il mondo è un’azione altruista fatta però per se stesso. Ha tanto da dimostrarsi, moltissimi fantasmi da affrontare, e si costruisce pertanto un guscio. L’armatura di Iron Man appunto.
Come riportavamo qualche giorno fa, Black ha spiegato come la scelta dell’ambientazione sia funzionale al percorso del personaggio.
Tony perde il suo sostegno, la sua base, è disperso nel centro degli Stati Uniti. Magari non riceverà la visita di fantasmi, ma, di sicuro, si trova alle prese con una valutazione di sé stesso, di una riconciliazione e dovrà fare il punto, capire cosa lo turba e come intenda proseguire.
Come nel Canto di Natale ognuno crea i propri fantasmi. Tony incontra Harley Keener (Ty Simpkins), il bambino che Tony ha ancora dentro di sé. Quello spirito creativo e geniale, immaturo e incontrollabile, che lo guida nelle sue imprese. C’è poi il fantasma del Natale presente che è proprio l'Iron Man in cui non si riconosce. Una figura mediatica distorta, amata, odiata e persino imitata. Il futuro sono le sue armature, che continueranno a moltiplicarsi in un’ossessione capitalistica di potere e protezione che distruggono l’uomo. Ne uscirà liberato, con un “io sono Iron Man” importantissimo (ne abbiamo parlato più ampiamente qui), che chiude la prima grande storia di questo supereroe in armatura facendogli accettare la mortalità della sua carne.
Il premio dei film di Natale è spesso lo stesso dato ai supereroi Marvel
La Marvel ha preso tanto dai film di Natale per molte delle sue opere. Non lo fa direttamente, ne cattura piuttosto l’idea che lo sviluppo come persona di un personaggio colpisca anche il benessere di tutti gli altri. Le vittorie spesso sono meno apparenti, ma appartengono a un piccolo mondo privato più che a quello dei massimi sistemi.
I Guardiani della Galassia sono così dei perdenti che però in qualche modo riescono a stare insieme e fare cose più grandi di loro. Ant-Man prende da queste storie il valore delle cose piccole, riporta sempre dentro la dimensione casalinga le conseguenze degli scontri per scongiurare l’apocalisse. Black Widow non è diverso: ci sono complotti, nemici da sconfiggere, inseguimenti. Ma dentro non è altro che un film su una famiglia che deve ritrovarsi e celebrare, in una giornata qualsiasi che però a loro sembra speciale, il semplice fatto di esserci.
La Marvel si è quindi mossa spesso prendendo da questo sottogenere soprattutto le conclusioni finali; la gestione di ciò che rende felici i personaggi. Mai gli oggetti, sempre le altre persone. Iron Man 3 è il primo e il migliore tra i film dell’MCU tra quelli che prendono di petto ciò che il Natale fa sulle persone. Il periodo specifico, il giorno preciso, e il cambio (spesso provvisorio) nel modo di interagire. Siamo veramente tutti più buoni? Tony Stark non lo è mai stato. Anzi, coglieva l’occasione per essere ancora più spigoloso.
Un po’ di botte e di incontri hanno scolpito una sua nuova forma. Senza questo Canto di Natale di Tony Stark, Thanos avrebbe trionfato ancora, e ancora in un infinito ciclo in tutto il multiverso. Sacrificarsi per gli altri è stata, alla fine, la tragica morale che ha permesso alla Marvel di andare avanti anche dopo la fine di tutto.