Quake Remastered, ieri un precursore, oggi un onesto mestierante | Speciale
Dopo aver riproposto DOOM 64, id Software ha ben pensato di concedere una vita extra anche a Quake, per nostra grande fortuna
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Come già accaduto qualche mese fa con DOOM 64, ve ne abbiamo parlato in questo articolo, per celebrare uno dei suoi brand più celebri, id Software ha ben pensato, magari nell’ottica di un imminente rilancio, di concedere una vita extra allo sparatutto pubblicato nel 1996, anno in cui sbalordì gli appassionati grazie soprattutto al motore grafico, l’omonimo Quake Engine, in grado di supportare gli acceleratori grafici dell’epoca, feature che consentì al gioco di sfoggiare una fluidità impensabile per quei tempi.
Del resto, non si può che restare affascinati durante il primo avvio del software, nostalgico viaggio nel tempo per chi ebbe già il piacere all’epoca, una piacevole e divertente gita al museo per chi solo recentemente se ne intende di videogiochi.
Lo scontro tra Ranger, protagonista dell’avventura, e l’armata di Quake, oscuro nemico che si fa strada attraverso i portali aperti dalla stessa umanità, creati inizialmente per sfruttarne il trasporto istantaneo, è privo di fronzoli, diretto, a suo modo brutale. Non ci sono scappatoie, ripari, scudi, poteri speciali. Tutto dipende dalla prontezza di riflessi, dal saper sfruttare nel migliore dei modi la conformità dello scenario.
Come in un qualsiasi Dark Souls, ogni incontro può essere mortale, ogni nemico ha potere a sufficienza per eliminarvi con un paio di colpi ben assestati, costringendovi a dover ricominciare da capo il livello di turno, altra caratteristica che svela le antichissime origini di Quake.
Per sopravvivere, dunque, bisogna sviluppare ottimi riflessi, conoscere al meglio il terreno di scontro, così da cercare riparo e sfruttare al meglio le vie di fuga, anticipare le mosse dei nemici, avendo ben a mente i (rudimentali) pattern e mosse d’attacco. La mira è relativamente secondaria, dal momento che generalmente basta direzionarsi verso il nemico e aprire il fuoco per avere la certezza di colpirlo.
Anche la gestione dell’arsenale è agli antipodi rispetto a certe produzioni contemporanee. Poche bocche di fuoco, molte delle quali vengono automaticamente sostituite con le varianti più potenti non appena raccolte. Il fucile a pompa è una buona scelta per disfarsi dei nemici a corto raggio, il lanciagranate è l’unica soluzione contro certe mostruosità, la sparachiodi è una buona via di mezzo che con il suo rateo di fuoco saprà incontrare le simpatie di molti.
Quake Remastered costringe i videogiocatori a riadattare le proprie strategie d’ingaggio, a valutare con occhi diversi il level design, a ricalibrare i tempi di risposta degli input. Più di ogni altra cosa, consente e permette un intrigante sguardo sul passato dell’industria, senza l’imperante e l’impellente sensazione di avere a che fare con qualcosa di irrimediabilmente avariato, stantio, rotto. Laddove molti giochi del passato lamentano sistemi di controllo macchinosi, art design invecchiati, idee di design superate, la produzione id Software, pur non eliminando completamente il gap temporale, grazie al suo stile, alle sue precise e decise scelte di gameplay risulta, nella peggiore delle ipotesi, inusuale, bizzarro, esotico.
Considerando che questa riproposizione si equipaggia di multiplayer locale e online, con tanto di crossplay, se ne apprezza ancor di più tutta la sua trasversalità, soprattutto quando ci si ritrova in quattro sullo stesso divano a contendersi la vittoria in un deathmatch dal sapore nostalgico.
Quake Remastered riavvolge le lancette dell’orologio, trascinando l’utente contemporaneo in una dimensione (quasi) senza tempo. Anche perché dove non è arriva il resyling grafico e il lieve riammodernamento del gameplay, ci penseranno le mod, pienamente supportate anche su console, a fornire puntualmente e periodicamente nuova linfa vitale al progetto.
La riproposizione, insomma, è chiaramente indirizzata ad un tipo di pubblico ben specifica, nostalgici e appassionati al genere per lo più, ma la sua presenza nel catalogo del Game Pass permetterà a tanti curiosi di scoprire un gioco insospettabilmente divertente oggi come allora.