Venezia 2022: il programma di un festival che è molte cose (finalmente) tranne che italiano
Con una presenza più americana che italiana e un buon numero di film di Netflix, è la Venezia più mondiale fino ad oggi
Ciò che meno si nota del programma pieno di grandissimi nomi del Festival di Venezia 2022 è la presenza italiana poco clamorosa. Non sono tanto i 24 titoli in totale ma il fatto che, includendo le coproduzioni, gli Stati Uniti ne abbiano 25 e la Francia 21, solo pochi di meno, di cui 5 in concorso (che diventano 7 con le coproduzioni). A prima vista può sembrare un segno di debolezza e di sudditanza verso una cinematografia, quella anglosassone, che ha fatto la fortuna di Venezia in questi dieci anni (perché ai 25 americani andrebbero aggiunti i 12 britannici per un totale di 37 film in lingua inglese), in realtà è un segno di raggiunta maturità.
In questo 2022 che è l'anno più ricco da che chiunque in vita possa ricordare la Mostra del cinema di Venezia programma e seleziona gli italiani (si spera vivamente per il meglio ma è noto che le logiche sono più complicate del solo merito) e schiera molti film francesi, molti iraniani e a ruota moltissimi film sorprendenti. Sorprendenti è un aggettivo molto amato da Barbera anche se le sue gestioni, che moltissimo hanno fatto, forse sono tutto tranne che sorprendenti. Invece quest’anno non solo ci saranno le due serie più interessanti per la prospettiva cinefila, cioè la terza stagione di Il regno di Von Trier e Copenhagen Cowboy di Refn (entrambi danesi con attori danesi), ma pure un film postumo di Kim Ki-duk, un film di finzione di Frederick Wiseman che dura solo un'ora (questa davvero qualcosa per la quale vale la pena compiere il viaggio), un Lav Diaz "minimale" da tre ore che non va in concorso e ancora un post apocalittico di Virzì a episodi, anch’esso non da concorso (chissà perché) e poi un film di montaggio sui viaggi di papa Francesco di Gianfranco Rosi. Tutti film (tranne Virzì) di cui o non si sapeva nulla o non si sospettava potessero stare a Venezia.
Di certo anche quest’anno avrà gioco facile chi vorrà parlare di “festival di Netflix”, perché ci sono 5 produzioni della piattaforma, tutte molto importanti, ma più andiamo avanti meno questo discorso ha senso. Non solo perché Netflix ha meno scelta di altri (essendogli preclusa Cannes), non solo punta all’Oscar in realtà e quindi ha bisogno di Venezia, non solo sarà probabilmente l’ultimo anno in cui potrà permettersi tutti questi film d’autore così grandi (e pare che già per il 2022 ne avessero previsti di più che poi hanno dovuto tirare indietro) ma a tutto ciò va aggiunto che non è certo il solo con una simile presenza. The Match Factory, potentissimo venditore internazionale e produttore tedesco, che ha per le mani film di tutte le nazionalità (come Netflix) che poi piazza nei singoli paesi (come Netflix) ha ugualmente 5 produzioni al festival. Nessuno parlerà di Venezia suddita di The Match Factory però solo perché non è noto. E del resto se facessimo questo discorso si potrebbe citare un altro venditore internazionale molto importante (e francese), Wild Bunch, che allo scorso Cannes aveva 12 film (!).
Insomma chi gestisce i diritti internazionali e produce grossi film ne porta sempre un buon numero ai festival grossi perché ha i migliori e perché ha la forza di imporre quelli che magari non verrebbero presi.
Trovate tutte le informazioni sul Festival di Venezia nel nostro speciale.