Prisma: la conquista del realismo nella seconda stagione, spiegata da Ludovico Bessegato

Nella nostra intervista Ludovico Bessegato ci ha spiegato il suo metodo per creare le storie della seconda stagione di Prisma

Critico e giornalista cinematografico


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Per il lancio della seconda stagione di Prisma, Ludovico Bessegato, che è co-creatore e regista, ci ha spiegato come riesce a descrivere così da vicino le dinamiche tra ragazzi

Prima SKAM Italia, che era un adattamento di una serie TV norvegese, poi Prisma, che è totalmente originale, sono almeno sei anni che Ludovico Bessegato sta raccontando come nessun altro nell’audiovisivo italiano il mondo degli adolescenti. Non è solo questione delle storie che popolano le serie da lui curate (quelle di SKAM per esempio almeno per le prime quattro stagioni venivano dalla Norvegia) ma degli atteggiamenti, dei rapporti che i personaggi stringono, come parlano, come si comportano e in definitiva vengono guardati. È una cosa non solo complicata da fare ma molto difficile da portare avanti lungo gli anni, a mano a mano che ci si allontana dall’età rappresentata. Anche considerato che quelle dinamiche lì, quelle tra ragazzi, cambiano molto velocemente e già oggi non sono più quelle di sei anni fa.

La seconda stagione di Prisma, in uscita il 6 giugno, continua il racconto della fluidità sessuale, a partire dal tema eterno dei teen drama (la ricerca di una identità per se stessi), rivisto in un’epoca in cui anche l’identità sessuale è terreno di negoziazione. La serie è stata ideata da Alice Urciuolo, che aveva scritto il soggetto insieme a Giulio Calvani. All’epoca Urciuolo era junior editor in Cross Productions (società che produce sia Prisma che SKAM Italia) e aveva da poco iniziato a scrivere la terza stagione di SKAM con Bessegato. Quando gli sottopose il soggetto la cosa fu subito interessante per Bessegato che lo sviluppò con lei e lo ampliò “Inizialmente era molto sulla transizione, insieme l’abbiamo reso più corale” ci ha spiegato Bessegato stesso.

In questa seconda stagione però non c’è più Alice Urciuolo, in nessuna forma. Sempre Bessegato ha spiegato che è stata “una questione di tempi. Lei aveva il libro nuovo da scrivere e altri impegni, e poi la serie stava intanto diventando sempre più mia e quindi è stato quasi naturale che della seconda stagione mi occupassi io, coinvolgendo poi Francesca Scialanca. Che è una cosa che ho sempre fatto: in tutte le nuove stagioni delle mie serie ho introdotto voci nuove perché rende tutto interessante e ti consente di guardare le storie da un angolo diverso. Mi sento di dire che alla fine il depositario della creatività di queste serie sono sempre io. E di volta in volta coinvolgo persone che mi possano aiutare”.

Il caos organizzato con cui Bessegato crea Prisma

Da dove ti viene questa capacità di far interagire personaggi adolescenti in maniera così verosimile? Non può essere solo l’osservarli… Già la storia della “carriera alias” è roba di cui la TV italiana nemmeno sa cosa sia!

“Pensa che la storia della carriera alias, della manifestazione e poi del rapporto col preside è presa pari pari da una storia vera che ho trovato leggendo il giornale. Era un articolo scritto da una giornalista di Repubblica, Valentina Lupia, in cui si parlava di questo ragazzo, Andrea Giammarino, che in una scuola di Roma aveva fatto un po' di casino per questo motivo. Così contatto Valentina su Instagram e chiedo se mi può mettere in contatto con questo ragazzo, perché mi incuriosiva parlarci. Lei è stata molto gentile e dopo aver ovviamente chiesto a lui il permesso, mi ha dato il suo numero. Io gli ho fatto un'intervista, una chiacchiera filmata di qualche ora, e lì ho capito che ha un’energia che mi piace molto. Mi piaceva lui oltre alla sua storia. Quindi intanto mi ero messo a scrivere un personaggio che avesse quelle caratteristiche e poi è stato naturale chiedergli se gli andava di interpretarlo lui. E ha accettato”.

Ok ma non può essere andato per tutto così…

“No per tutto no, ci sono cose che sono mie invenzioni che avevo voglia di filmare, come la balena, ma moltissime cose nascono da racconti o storie che io approfondisco. L'abilità, se ce n'è una, è poi trovare un modo perché tutte queste storie si intreccino”.

Io addirittura avevo pensato che Francesca Scialanca, la co-sceneggiatrice, fosse una ragazza giovane, che quindi avesse lei quel tipo di vicinanza alla materia raccontata che consente di essere più verosimili, ma ho visto che invece è più grande di te!

“Onestamente io non credo che aver letto 5 milioni di libri ti renda da sé uno scrittore, né aver visto milioni di film ti renda un regista (Tarantino a parte). Se contasse solo la vicinanza alla materia trattata i migliori sceneggiatori di teen drama sarebbero sedicenni. Bisogna studiare e guardare gli atteggiamenti e nel mio caso si è creato un circolo virtuoso, perché da tanti anni giro dei teen drama e quindi passo tante ore sul set con gli attori che hanno quell’età lì. Più o meno”.

In che senso “più o meno”?

“Che non sono mai dell’età giusta. Né qui né su SKAM, ma in generale quasi mai gli attori che fanno personaggi minorenni sono minorenni, hanno quasi tutti ben più di 20 anni. E questo fa sì che le dinamiche che noi raccontiamo siano sempre un pochino più adulte di quelle da 16 o 17enni. Cioè non so quanti 17enni vadano a tutte queste feste, o facciano tutte queste cose. Sicuramente c'è un uno spostamento in avanti di qualche anno ed è inevitabile. Questo perché alla fine sono gli attori stessi la fonte principale di quello che raccontiamo. Di certo lo sono per i modi”.

È una cosa che fai metodicamente?

“Tutto il contrario. È caos organizzato. Per farti capire il livello: andiamo a Latina, scopro che lì c'è una centrale nucleare e io sono un grandissimo fan di centrali nucleari, cioè ho proprio fatto la tesina di maturità sulle centrali nucleari, quindi chiediamo di poter girare nella centrale nucleare e benché non abbiano mai dato a nessuno il permesso di farlo, nemmeno a Six Feet Under, a me lo fanno fare (perché ho fatto la tesina di liceo!). Però una volta ottenuta la centrale io non sapevo che girarci, cioè è un teen drama, che ci facciamo con una centrale nucleare? Tra l'altro in dismissione… L'unica cosa mi veniva in mente è che poteva essere la location per un qualcosa. E che cosa può essere? Magari un video musicale e lì nasce l’idea di avere dei personaggi che facciano parte di un gruppo musicale trap. Solo per poter girare nella centrale nucleare. A quel punto ci serve un ragazzo credibile per fare il trapper. Faccio dei provini e sono uno peggio dell’altro, cioè facevano l’imitazione dei trapper. Avrei dovuto fare un lavoro di un anno per riuscire a farli parlare e muovere nei modi giusti. Allora decido di usare un vero trapper e vengo messo in contatto con LXX Blood, il ragazzo che interpreta Vittorio. Pensa che io lo cercavo di seconda generazione e non trovandolo mi sono accontentato. Poi tra la prima e la seconda stagione ho scoperto che ha la madre polacca! Infatti in questa lo si sente parlare polacco a un certo punto. Allora per conoscere meglio l’ambiente comincio ad andare alle sue feste, e siccome mi colpiscono decido di metterle in scena nella serie. Ma il caos organizzato non si ferma qui: a lui ho chiesto di certe dinamiche, cosa accade se fai un video e ha successo (perché mi serviva per la sceneggiatura) e lui mi aveva raccontato l'esperienza di una sua amica, che poi ho incontrato e lei stessa mi ha detto di questo produttore che non la pagava. E anche questo lo trovi nella seconda stagione. Alla fine tutti in misura diversa contribuiscono alle storie e alla verosimiglianza. Alcuni dei nuotatori sono stati veri nuotatori e ci hanno spiegato come funzionano alcune cose, come ci si riscalda ecc. ecc.”

Il futuro di Prisma

Che si fa per la prossima stagione?

“Come sempre si aspetta di vedere come va la seconda e poi se ne parla”.

Solo che nel caso delle piattaforme lo sanno solo loro come è andata. Tu che sai del pubblico della prima stagione?

“Non mi hanno detto niente. Ho visto dalle visualizzazione del trailer su YouTube della seconda stagione che il pubblico è molto più grande di quello che guardò il trailer della prima. Poi dai commenti ho visto che è anche molto internazionale, almeno la metà. Ed è forte perché una serie come Prisma non è di quelle che vengono pompate, ma di quelle che ti devi andare a cercare nel catalogo. Per questa poi ci sarà un altro tipo di accordo, in Italia è Prime Video ma nel mondo la vende Beta, quindi ogni paese avrà un suo canale, magari in alcuni saranno piattaforme e in altri no. Gli unici dati certi li saprò quando arriveranno i pagamenti della SIAE, che per la prima stagione ancora non ho visto”.

Ma insomma… Molti attori e registi si lamentano proprio del fatto che nemmeno alla SIAE vengono comunicati bene i dati di fruizione.

“Guarda ho capito che è andata bene in Latinoamerica, dal quantitativo di commentatori. In più le regole del capitalismo mi dicono che se l’hanno rinnovata è piaciuta. Poi ammetto di non voler sapere granchè”.

Perché?

“È pericoloso. A un certo punto qualche piccolo dato sulla sua prima stagione l’hanno condiviso con me, perché poteva aiutare la creazione della seconda. Specialmente sul pacing, cioè sul ritmo. Quello di Prisma è abbastanza compassato, ma è una cosa che a me fa stare sicuro perché è anche lo stesso di SKAM Italia, che è sempre andato bene. Quindi ero io a dire a loro di fidarsi, che lo so che va bene. Ma loro mi hanno fatto vedere un grafico in cui ogni volta che magari mi prendo 5 secondi tra l’ultima parola pronunciata in una scena e la prima della scena successiva, quindi un po’ rallento il passo, il 50% delle persone se ne va. Ecco a quel punto io come posso continuare a scrivere come prima? Io difendo la possibilità di fare quello che mi piace di più, però anche ignorare completamente quello che pensano gli altri sarebbe folle. Ecco perché preferisco non sapere, perché una volta che so non posso tornare indietro e forse quel tipo di dato è troppo specifico. Se i grandi registi (quindi non io) avessero saputo che una certa scena fa allontanare il 30% del pubblico magari non l’avrebbero messa, tuttavia forse è anche per quella scena che il 70% rimanente lo ritiene un film eccezionale! Penso che dobbiamo fare anche un po’ le cose imperfette, altrimenti abbiamo questi prodotti perfetti, industriali, precisi che rispondono a tutte le regole, che tengono la gente attaccata però poi non gli rimane niente”.

Trovate tutte le informazioni su Prisma nella nostra scheda.

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