Il Principe e il Povero: Mark Twain secondo Topolino

Riscopriamo Il Principe e il Povero, il cortometraggio Disney del 1990 ispirato al romanzo di Mark Twain

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Diretto da George Scribner (Oliver & Company), prodotto dalla Walt Disney Pictures e ispirato al Romanzo di Mark Twain, Il Principe e il Povero è il cortometraggio della serie Mickey Mouse che nel 1990 accompagnò l’uscita nelle sale di Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri. Tra gli storyboard artists figurano Gary Trousdale e Kirk Wise, registi de La Bella e la Bestia, e Mark Dindal, che avrebbe diretto nel 2000 Le Follie dell'Imperatore. Tra i supervising animator c'è anche Andreas Deja, che nel 2015 ha ricevuto il Nemoland Legend Award e ha esposto alcuni dei suoi lavori alla gipsoteca fiorentina di Porta Romana. Nei suoi quasi 25 minuti, il corto narra la storia del classico di Twain reinterpretandolo con le personalità e i look di alcuni dei più iconici personaggi Disney, come già fatto nel 1983 da Burny Mattinson ne Il Canto di Natale di Topolino, ispirato al romanzo di Charles Dickens. In Gran Bretagna Il Principe e il Povero è nuovamente approdato al cinema nel 2003, abbinato a Koda Fratello Orso. Proviamo a riscoprirlo insieme a 26 anni dalla sua prima uscita al cinema.

Miseria e nobiltà

Dopo un lungo regno di prosperità e pace, la malattia del Re d'Inghilterra consente ai vertici della Guardia Reale di prendere di fatto il potere, gettando il reame in un regime di miseria e ingiustizia sociale. Come in Robin Hood, ancora una volta i sudditi britannici sono costretti a patire l’assenza di un sovrano saggio e a subire le angherie di chi esercita il potere in sua vece. Anziché tartassare il popolo di tasse come il Principe Giovanni, il Capitano delle guardie e i suoi sgherri fanno direttamente razzia di ogni genere alimentare e di conforto dei sudditi, senza alcuna intermediazione fiscale. Topolino e Pippo hanno fame, ma non si perdono d’animo e cercano di vendere un po’ di legna fresca e di coni di neve per sbarcare il lunario. “Pippo, come vanno gli affari?” - “Male Topolino, se qualcuno non me li compra dovrò mangiarmeli tutti io!”. Ma l’entusiasmo cerca di colmare lo stomaco vuoto: “Sono sicuro che basterà aspettare, e come dei Re potremo mangiare!” esclama ottimista il povero Topolino. Insieme, gli amici cantano il loro sogno impossibile di poter vivere a corte. Un po’ come la povera Eliza Dolittle e i suoi amici, che in My Fair Lady cantavano che bella favola sarebbe stata essere ricchi: “A sognare che male c’è” intonava Audrey Hepburn, “Tanti dolci da masticar, tanta legna da far bruciar, scaldarsi e riposarsi, uh, che bella favola!”. Dal canto loro Topolino e Pippo, senza perdere il sorriso e sulle note dell'aria La donna è mobile del terzo atto del Rigoletto di Verdi, intonano “Oh quanto è bello star, accanto al focolar” mentre fantasticano di dolci e biscotti.

Topolino Audrey Hepburn

Quando il perfido Capitano torna verso il castello dopo l’ennesimo esproprio, l’affamato Pluto insegue la diligenza della Guardia Reale, attratto dall’odore di cibo fresco. Il povero Topolino non può che rincorrere il suo cane fino al castello nel quale, misteriosamente, viene accolto senza presentare credenziali. “Mi scusi, io volevo solo riprendermi il cane” balbetta, ma le guardie gli aprono la porta apostrofandolo come “Vostra Altezza”. Eppure, il vero Principe sta morendo di noia durante una lezione privata di trigonometria, durante la quale emerge l’azzeccatissima figura di Paperino. Relegato a spolverare gli oggetti preziosi di un rampollo che detesta, Paperino gode tremendamente nel vedere il viziato Principe rimproverato dal suo severo precettore. Ma il giovane di sangue blu se ne accorge e, a insaputa del soporifero maestro, dà inizio a un duello di nervi a suon di cerbottane: scontro del quale, ovviamente, sarà ingiustamente incolpato lo sfortunatissimo ed eroico papero, pronto a rispondere al fuoco reale pur di difendere il proprio onore.

Paperino Il Principe e il Povero

Dopo il loro fortuito incontro, il mendicante e il figlio del Re si scambiano i ruoli per un giorno, venendo rispettivamente a conoscenza di tutte le storture dei rispettivi mondi: la povertà per le strade di Londra e lo strapotere delle guardie a Corte. “Non ti dimenticherai di ritornare vero?” chiede un terrorizzato Topolino, costretto a vestire i panni regali di un ruolo che non conosce. Pur avendo tutto ciò che ha sempre sognato, il povero topo non è sicuro che scambiare la propria identità con quella dell’erede al trono sia una buona idea. E il Principe, disceso finalmente tra la sua gente che soffre la fame, viene ignorato da Pluto che non ne riconosce l’odore. Tuttavia, dopo aver vissuto in una bolla, il rampollo apprenderà cosa significa poter contare sugli amici anche quando non si possiede niente: Pippo, ancora una volta, sarà un alleato prezioso. Sono proprio i comprimari a bucare lo schermo, mentre i due falsi gemelli recitano un gioco delle parti che lo spettatore è già in grado di prevedere. Il ritmo e la godibilità de Il Principe e il Povero stanno soprattutto nel goffo coraggio di Pippo e nelle disperate nevrosi di Paperino.

Pippo Topolino Paperino Il Principe e il Povero

Non è la prima volta che Disney gioca con i doppi: ne Il Sosia di Paperino del 1946, un damerino dai modi aristocratici tentava di sostituirsi allo scalcagnato papero per conquistare il cuore di Paperina. E non è la prima volta che Gambadilegno resta in mutande: accadeva anche in Paperino Paracadutista del 1942, quando Paperino si aggrappava ai pantaloni del suo sergente pur di non paracadutarsi nel vuoto. A distanza di 26 anni, il merito della reinterpretazione disneyana de Il Principe e il Povero è ancora quello di essere avvincente. E, date le premesse, è cosa non da poco: non era facile raccontare in pochi minuti una storia nota, con personaggi conosciuti e a loro volta interpretati da personaggi iconici. Se alcuni dei migliori lungometraggi della serie dei Classici sono tratti dalle fiabe più celebri, il corto con i due Topolino è una sorta di gioco autocelebrativo della major nella quale tutto ebbe inizio con un topo. La Disney omaggia a modo suo il romanzo di Twain per farne un contenitore di personaggi talvolta già caratterizzati (e che conservano il loro nome) e talvolta “fuori ruolo”: se escludiamo i due protagonisti, Paperino e Pippo interpretano principalmente se stessi, mentre Orazio e Clarabella abbandonano parte del loro “stay in character” per dare vita a due personaggi enormemente distanti tra loro: lui è un altezzoso professore, lei fa parte dei disperati sudditi. La chiave per dare credibilità al racconto è, ancora una volta, nei piccoli dettagli: nel Capitano delle guardie e nel primo dei suoi sgherri che bevono e conversano come due vecchi colleghi di lavoro (“Hai buttato fuori il principe? Ora le prenderà! Ora le prenderà!”); nel coraggio dei bimbi poveri nel prendere a calci le guardie per difendere una contadina durante l’ennesimo saccheggio; nello stralunato precettore che non si scompone neanche quando una spada gli si conficca nel cappello (“Bel colpo, signore”).

Gambadilegno Il Principe e il Povero

Tra i blooper, nella scena del duello finale il cappello del Principe appare e scompare: quando il vero erede al trono si lancia sul lampadario è senza cappello, e non indossa alcun copricapo neanche quando soffia la spada a una delle guardie. Non appena tocca terra ha invece in testa il berretto rosso degli abiti avuti in prestito da Topolino, che tuttavia sparisce un attimo dopo durante il confronto con il Capitano. Oltre a essere l’ultimo lavoro sviluppato tramite la xerografia, prima del passaggio alla tecnologia CAPS (Computer Animation Production System), il corto includeva, dopo il finale, una breve sequenza che invitava gli spettatori delle sale a non lasciare le loro poltrone in vista dell’inizio del 29° Classico Disney. In Italia, nei numeri 1903 e 1904 di Topolino ne è stato pubblicato un adattamento a fumetti in due parti, con i disegni di Roberto Santillo e Sergio Asteriti. Nel 1994, all’interno del gioco Mickey Mania: The Timeless Adventures of Mickey Mouse, appariva un livello ispirato proprio al corto, nel quale Topolino veniva chiamato “Prince Mickey”. Oggi, il livello si può trovare su PS Store nel gioco Topolino e le sue Avventure (Mickey's Wild Adventure), versione emulata dell'edizione sbarcata su PlayStation nel 1996. Il boss, naturalmente, è il perfido Capitano.NES Il Principe e il Povero

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