Prima ti sposo poi ti rovino non si merita il titolo che ha

Prima ti sposo poi ti rovino è una magnifica rom-com alla Coen, affossata in Italia da un titolo tradotto in modo demenziale

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Prima ti sposo poi ti rovino va in onda su La5 questa sera alle 21:10

La traduzione italiana dei titoli dei film ha una lunga e devastante tradizione di orrori, brutture e scelte fuorvianti che hanno ammazzato ogni velleità commerciale e che fanno approcciare la gente all’opera con una certa diffidenza. Potremmo citarne decine, forse centinaia, dall’ormai mitologico Se mi lasci ti cancello a Un amore all’improvviso (tratto dal romanzo La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo – non era molto più affascinante così?), ma se dovessimo sceglierne uno che più di tutti ha rischiato di rovinare la fama di un film che è molto più interessante di quanto suggerisca il titolo italiano indicheremmo Prima ti sposo poi ti rovino dei fratelli Coen, una tra le più brillanti e sovversive commedie romantiche degli ultimi vent’anni trasformata per le sale del nostro Paese in un generico film con Kate Hudson e un Matthew McConaughey pre-True Detective.

Prima ti sposo poi ti rovino e l'intollerabile crudeltà del titolo italiano

Il titolo originale di Prima ti sposo poi ti rovino è Intolerable Cruelty, “crudeltà intollerabile”, gelido e distaccato come i suoi protagonisti e che suggerisce atmosfere completamente diverse rispetto alla versione nostrana, che profuma di champagne, scene madre in un parco sotto la neve e grandi baci accompagnati dal crescendo di un quartetto d’archi. Il film è una rarità per i Coen: non è un’idea loro, e originariamente non avrebbero neanche dovuto dirigerlo, ma solo risistemare uno script ideato da Robert Ramsey e Matthew Stone. Dopo una lunga serie di giri, che servirono a stabilire la versione dei Coen come quella definitiva e a eliminare un po’ di potenziali registi (Ron Howard, Jonathan Demme) e protagonisti (Hugh Grant, Julia Roberts) dalla lista, il film finì nelle mani di Ethan e Joel.

La loro prima scelta fu quella di George Clooney e Catherine Zeta-Jones per interpretare la coppia protagonista, lui avvocato divorzista senza scrupoli e lei moglie seriale di miliardari felici di farsi intortare e poi spellare in sede di divorzio. Torniamo un attimo alle prime scelte: Hugh Grant e Julia Roberts, due nomi che automaticamente fanno venire in mente il concetto di “commedia romantica”, avrebbero però portato un’immagine non adatta al film pensato dai Coen: lui è affascinante, spettinato e casinista, lei affascinante, aggressiva e sanguigna, e nessuno dei due è, sulla carta, adatto a interpretare un pezzo di ghiaccio.

George Clooney

Prima ti sposo poi ti rovino, Clooney e Zeta-Jones

George Clooney, invece, al tempo era ancora “il bello di E.R.”, e aveva da poco cominciato a pucciare i piedi nelle acque del cinema d’autore (grazie ai Coen, tra l’altro); il suo brand di fascino è quello dell’uomo che non deve chiedere mai, che sorride sempre perché ha i denti bianchissimi, un Don Draper senza la parte stronza ma con la stessa dose di sociopatia. Catherine Zeta-Jones, invece, al tempo era ancora vittima di una serie di pregiudizi lunga quanto la distanza dal suo natìo Galles, dal quale era scappata perché voleva una carriera più scintillante, a Los Angeles, dove appena tre anni prima aveva sposato Michael Douglas; Zeta-Jones venne letteralmente massacrata per anni per questa sua scelta, indicata come “la campagnola che ha circuito il vecchio ricco”, dipinta come una donna senza scrupoli in cerca solo di fama e denaro. Ovviamente Douglas e Zeta-Jones sono ancora sposati e anzi il loro matrimonio è ancora più forte dopo il tumore di lui e la depressione di lei, ma il gossip non si interessa della verità: ai tempi di Prima ti sposo poi ti rovino, Catherine Zeta-Jones era considerata esattamente come il suo personaggio del film. Aggiungeteci che, come Clooney, è bella in modo quasi fastidioso, consapevole di esserlo e perfettamente in grado di calarsi nei panni della donna di ghiaccio e capirete perché la scelta dei Coen è cento volte più azzeccata di quella originale.

Oltretutto, Clooney e Zeta-Jones hanno l’aspetto, il portamento e il carisma di due stelle della vecchia Hollywood, e i Coen lo sanno e li usano per giocare a fare Billy Wilder o Lubitsch prima ancora che a fare i Coen. Intendiamoci, Prima ti sposo poi ti rovino è indiscutibilmente un film che porta il loro marchio di fabbrica: è popolato di persone orribili, contiene tutte le possibili sfumature di commedia dalla slapstick a quella più sofisticata fatta solo di dialoghi e battute fulminanti, sfocia spesso e volentieri nel grottesco (il tizio che ama i treni) o nel surreale (Heinz, Baron Krauss von Espy), e basta sentire un dialogo tra due personaggi a caso per riconoscere il tocco d’autore dei due. Ma prima ancora di questo è una commedia romantica, con tutti i passaggi al posto giusto: l’odio che nasconde attrazione e diventa amore, un arco narrativo che prevede la sequenza “incontrarsi => conoscersi => innamorarsi ma non dirselo o dirselo male => scena madre => innamorarsi => tragedia finale che sembra rovinare tutto => grande riappacificazione e l’amore trionfa”, l’amico-spalla comica del protagonista, uno o più ex in mezzo ai piedi...

Catherine Zeta-Jones

Rom-Coen?

Il fatto è che questi schemi narrativi vengono messi a confronto con personaggi che vivono in un mondo orrendo e plastificato, che sono tutti oscenamente ricchi, persone vedono la vita come una difesa costante dei propri interessi – gente con un bidone dell’immondizia al posto del cuore, se ci passate l’espressione. Come si comportano queste persone di fronte all’amore? Il risultato è una commedia romantica nella quale la prima, grande dichiarazione viene fatta davanti a una platea di avvocati divorzisti schifati dalla prospettiva di un’unione basata sull’amore e non sui contratti prematrimoniali, nella quale il protagonista non dice mai “mi sono innamorato di lei” ma “sono affascinato da quella creatura”; un film nel quale l’attrazione tra Miles Massey e Marylin Hamilton Rexroth non scatta per via di una non meglio identificata “scintilla” o di reazioni chimiche inspiegabili e incontrollabili, ma perché lui riconosce in lei la sfida che andava cercando (perché lui non perde mai, e questa cosa lo annoia) e lei in lui un bersaglio più stimolante dei soliti vecchi arrapati.

E certo, ovviamente c’è un lieto fine, o l’equivalente di un lieto fine per due miliardari che devono preoccuparsi di mettere nero su bianco a chi andrà che cosa in caso di separazione. Ma c’è, perché con Prima ti sposo poi ti rovino i fratelli Coen non hanno voluto compiere un’operazione di decostruzione o girare una parodia di una commedia romantica; anzi, hanno seguito il manuale alla lettera e hanno scritto un’opera che strutturalmente è quasi didascalica, ma popolata di tutta quell’assurda e inaffidabile umanità che da sempre caratterizza i loro film. E in tutto questo, noi l’abbiamo chiamato Prima ti sposo poi ti rovino: non se lo meritava.

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