"Prima di tutto sono gallese... e poi soprattutto sono Terry" - Un ricordo di Terry Jones

Un piccolo ricordo di Terry Jones, il più romantico, idealista e soprattutto gallese dei Monty Python

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È molto difficile per me scrivere qualcosa in memoria di Terry Jones perché l'uomo in sé eludeva completamente il concetto di commemorazione per non dire celebrazione. E questo è qualcosa di inerente al modo stesso di vedere la vita, e la morte, dei Monty Python ovvero essere dannatamente seri ma non prendersi mai sul serio.

Lo ricordo come una creatura estremamente eclettica, capace di passare da Bertolt Brecht alle fiabe per bambini, dalla Storia con la S maiuscola, che lo appassiona fin da adolescente, al polemismo politico in età matura con i suoi sferzanti articoli per The Guardian in cui definiva Tony Blair "il cane di George W. Bush" ai tempi della Guerra in Iraq del 2005.

Era l'intellettuale dei Monty Python? Sì. Da piccolo in Galles voleva fare il poeta, poi da grande ad Oxford metteva in scena Bertolt Brecht, quando era capellone e sciupafemmine e Michael Palin se lo ricorda "sempre abbronzato", scrivendo contemporaneamente uno sketch sull'evoluzione dei meccanismi comici che fece "rosicare" terribilmente il già famoso John Cleese nella rivale Cambridge perché quel pezzo comico era un saggio contemporaneamente colto e viscerale giocando addirittura con la formula della lectio magistralis attraverso un uso delle parole tipicamente accademico e un'aura di scientifica distanza che però al tempo stesso non cancellava il dramma di un singolo individuo che veniva umiliato. Costui soffre fisicamente e moralmente cadendo per via dello sgambetto, scivolando sulle bucce di banana e ricevendo torte in faccia. Lui abbozza come operaio vittima della risata e noi ridiamo dall'alto della nostra posizione spettatoriale.

Il cuore nero della comicità: la malvagità di chi ride, i rapporti di classe, lo sfruttamento dei più deboli. Si intitolava "Slapstick/Custard Pie Sketch" e in questa versione dal vivo all'Hollywood Bowl del 1982... l'uomo che soffre è proprio lui, Terry Jones, autore al 50% dello sketch insieme all'altro futuro Python Michael Palin.
Cleese ammira e invidia a tal punto quello sketch da esserne ossessionato. È il 1963.
Possiamo azzardare che i Monty Python già nascono dentro quella creazione.
Terry Jones ha 21 anni.

Dentro i Python è il sinistrorso, l'idealista, il romantico, il rompiscatole. Se non fosse stato per lui, che rimane con Ian MacNaughton a vedere e rivedere le puntate del Flying Circus mentre gli altri vanno a bere, non avremmo mai avuto il pieno controllo del materiale da parte del sestetto britannico. È quello che fa il lavoro sporco, impara il mestiere di regista e capisce come proteggere il lavoro del gruppo da esterni che non capiscono quel particolare lavoro sull'umorismo sempre a sfidare le regole della risata, a volte rifiutandola in toto a favore della provocazione intellettuale o politica. Storici sono i suoi conflitti artistici con John Cleese, il nichilista. Diventano loro due, in un certo senso, i leader di un gruppo di sei leader. Da una parte Cleese con Cambridge, la parola e l'assurdo. Dall'altra Jones con Oxford, il corpo e il fantasy. Quando Terry Gilliam dirige il suo primo film da regista solista Jabberwocky, vuole subito uccidere Terry Jones nei primi minuti (ed effettivamente lo fa poco dopo i titoli di testa), come per liberarsi di quella compagnia per lui sfiancante visto che i due erano stati i primi "directors" del gruppo con Monty Python and The Holy Grail. Jones è un dialettico inesorabile. Cleese dice che è impossibile polemizzare con lui su un qualsiasi argomento a meno che tu non abbia una settimana completamente libera da impegni professionali e privati.

Quando il nichilista è già scappato dalla Croisette, è lui che ritira a Cannes il Gran Premio della Giuria per Il Senso Della Vita, il film dei Python con cui ha sempre avuto un rapporto più intimo perché ne segue il processo finale molto in solitudine tanto che infatti un giorno mi dice: "Mi piace l’atmosfera di Holy Grail. Penso che Brian di Nazareth sia complessivamente il miglior lungometraggio ma ritengo che Il senso della vita contenga alcuni dei migliori momenti dell’intero corpus dei Python".

Extra Python ha scritto libri di Storia (adottati nelle scuole inglesi), novelle fantasy, creato il personaggio di David Bowie in Labyrinth (che litigate con Jim Henson sulla corretta interpretazione della sua sceneggiatura) e condotto una miriade di documentari. Nel 2015 gli viene diagnosticata una forma violenta di afasia primaria progressiva.
Pochi giorni prima con Andrea Bedeschi lo vediamo zompettare alla O2 Arena quando i Monty Python decidono di fare una serie di show dal vivo nel luglio di quell'anno.
Mi ricordo quando lo incontro per la prima volta nel 1998, a Roma. Gli appioppo la mia tesi sui Python ("La poetica dei Monty Python" ricordo come fosse ieri lui che legge il titolo in italiano in ascensore) dicendogli che sarebbe diventata presto un libro (sarebbero passati 6 anni) e che lui sarebbe stato costretto moralmente a scrivermi una prefazione. Per di più gratis. Alla fine di quell'incontro per me così significativo (era tanto che li stavo studiando), io gli sto per stringere la mano e lui invece mi abbraccia stretto. A lungo.
"Perché mi abbracci?" gli chiedo: "Sei inglese". "Prima di tutto sono gallese" mi risponde: "E poi soprattutto... sono Terry".
Mi ha scritto la prefazione. Gratis.

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