Sta per arrivare l'era dei prezzi dinamici nelle sale cinematografiche?

L'era dei contenuti alternativi potrebbe essere la porta per prezzi dinamici nelle sale a seconda dei film

Critico e giornalista cinematografico


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Il cinema storicamente non ha mai avuto un prezzo unico, un sistema di prezzi “dinamico” (in un certo senso) è sempre esistito. Prima perché esistevano sale di diversa tipologia (prima, seconda e terza visione), poi perché anche le medesime sale non facevano pagare un biglietto alla stessa maniera a seconda di giornate e spettacoli. Alcuni giorni c’è uno sconto, alcuni orari possono costare di meno (alle volte anche solo per un certo tipo di pubblico) o ci possono anche essere iniziative nazionali come i CinemaDays durante le quali i biglietti costano meno. La regola però è sempre che la differenza non ha mai a che vedere con i film ma sempre con giorni o orari, i film hanno tutti il medesimo valore.

Proprio quest’idea sembra quella che più rischia di entrare in crisi. Sono anni che si parla di prezzi dinamici, cioè di far pagare di più un film che ha un budget maggiore e di meno un film che ne ha uno minore, valutare quantitativamente un film presupponendo che un blockbuster, in quanto tale, abbia un valore superiore ad un film indipendente o molto piccolo. A prescindere. Il principio economico è facile da capire, spremere più soldi da proiezioni di grandissimo successo.

È un’idea che esiste in Italia ma anche in America, come riporta l’Hollywood Reporter e che, nelle parole di chi la promuove, aiuterebbe anche i film più piccoli, proprio per il costo minore del biglietto.

In realtà creare una differenza di costo tra film è un etichettamento a posteriori che inevitabilmente fornisce allo spettatore l’idea che un certo film vale meno di un altro, quindi è possibilmente peggiore di un altro.
Questa pratica è la regola in molti altri mercati ma quello cinematografico da sempre fa eccezione. Ovunque se un prodotto costa di più a chi lo produce allora dovrà costare di più anche a chi lo acquista, al cinema no, a prescindere dal costo della produzione i biglietti costano tutti alla stessa maniera o, come già scritto, il loro costo varia in base ai giorni e alle sale. Comunque non in base al costo di produzione del singolo film.
La motivazione è molto semplice ed intuibile: il cinema è un settore di produzione in cui investire di più per un film non necessariamente porta ad un valore maggiore per lo spettatore che può impazzire ed amare un film piccolo ed essere schifato ed annoiato da uno gigante. Più budget non significa maggiore qualità.

Tuttavia i mutamenti in arrivo nella programmazione delle sale sembrano marciare nella direzione dei prezzi dinamici anche a seconda dei film.

Il futuro delle sale sempre di più è indirizzato verso i contenuti alternativi. Già i documentari d’arte, i concerti e le opere teatrali o liriche sono una realtà di buon successo, ma poi anche lo streaming di eventi live arriverà in pianta stabile ed è facile ipotizzare che i biglietti per simili proiezioni, non essendo film, potranno avere prezzi differenti. Questo introduce l’idea che non tutto quello che si vede in un cinema abbia il medesimo costo. E se i film in 3D avevano la scusante degli occhiali (cioè di un supporto in più), far passare l’idea che non tutto ciò che si proietta costa uguale, a prescindere dai costi della sala, è la porta per differenziare tra film.

Nemmeno a dirlo in uno scenario simile a farne le spese sarebbero tutti quei film che non hanno il prezzo alto. Già il problema delle sale è che nella percezione comune molti dei film che vengono programmati non sono “da sala” cioè non meritano il biglietto ma potranno essere visti in televisione quando sarà il loro momento o possono essere scaricati illegalmente. Apporre anche targhette con prezzo diverso sarebbe la definitiva legittimazione di questo ragionamento per il quale il massimo che si possa vedere in sala è il grande film che costa molto, il resto invece vale meno.

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