Power Rangers: un tuffo nel passato dei ragazzi "in gamba come noi"

Buffi e scanzonati, i Power Rangers sono stati i piccoli custodi della leggerezza e dell'ingenuità di un'epoca di eroi "in gamba come noi"

Redattore su BadTaste.it e BadTv.it.


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Con l’uscita di Power Rangers, il reboot cinematografico di Mighty Morphin Power Rangers, si riapre un franchise che, a oggi, potrebbe essere più interessante del previsto. Sappiamo già che, qualora il nuovo film abbia successo, la Saban ha in mente di realizzare, eventualmente, un’esalogia.

A distanza di un quarto di secolo dalla messa in onda dei vecchi episodi, molto è accaduto sia sul grande che sul piccolo schermo. Il cambiamento dei gusti del pubblico e le nuove opportunità di accesso ai contenuti sono due metamorfosi che si sono inevitabilmente influenzate a vicenda. Oggi, la serialità televisiva raccoglie i frutti di un vero e proprio boom che ne ha espanso ambizioni e production value. Il cinema è inondato di franchise e gli Universi Cinematografici consegnano a sceneggiatori e produttori una progettualità di lungo periodo pronta a fidelizzare un pubblico vasto, agganciandolo a prodotti in uscita a cadenza periodica.

Al cinema, l’operazione reboot è all’ordine del giorno. Spesso, il riavvio di un franchise non attende più neanche una nuova generazione: negli ultimi 15 anni gli spettatori hanno conosciuto diverse incarnazioni tanto di Spider-Man quanto di Batman. E anche franchise minori, come G.I. Joe, valutano l’ipotesi di un reboot a distanza di appena quattro anni dall’ultimo capitolo lanciato nelle sale. Il ritorno dei Power Rangers, tuttavia, anziché fare leva solo sull'effetto nostalgia deve ridare successo al brand reinventandolo da cima a fondo. Il materiale originario, difatti, è assolutamente impossibile da riproporre senza un cambiamento radicale di prospettiva: se a rimanere è il concept dei cinque ragazzi che acquistano dei poteri, tutto il resto è più da costruire che da rievocare.

Nomi, cose, città e animali

Sulla carta, il reboot dei Power Rangers include al suo interno vari passaggi non indifferenti: dalla tv al cinema, dalla narrazione episodica alla (eventuale) saga cinematografica, ma anche da una generazione a un’altra. Il film di Dean Israelite (già regista di Project Almanac - Benvenuti a Ieri, incentrato su un gruppo di adolescenti che scopre le istruzioni di una macchina del tempo) deve ovviamente piacere anche a una vasta fascia di pubblico che non ha mai sentito nominare i ragazzi di Angel Grove.

Alla lunga, della vecchia serie potrebbero rimanere solo “Nomi, cose, città e animali”. Per quanto riguarda i nomi, i cinque ranger del film sono, come nei primi episodi, Jason, Trini, Zack, Billy e Kimberly, affiancati dal mentore Zordon e dal droide Alpha 5. Nel reparto "cose", tornano location come il celebre Centro di Comando o armi come la Spada del Potere. Nel reparto città, torna la ridente Angel Grove, che da piccolo centro della provincia americana diviene il centro del mondo. Per gli animali, in senso lato, fanno ritorno in grande stile gli Zord, modellati sulle fattezze di cinque animali preistorici.

Chiaramente, e per vari motivi, Mighty Morphin Power Rangers oggi è improponibile rispetto ai gusti delle nuove generazioni. E non solo per la messa in scena assolutamente povera e raffazzonata dei vecchi episodi (che nascevano come una sorta di “collage” di sequenze pescate dal franchise nipponico dei Super Sentai unito a nuovo materiale). Di fatto, la struttura delle puntate della prima serie aveva il suo punto di forza nella ripetizione inesorabile di uno schema sempre uguale e sempre fedele a se stesso. Tutto non faceva che rimarcare, ogni volta e allo stesso modo, la vittoria del bene sul male e l’apprendimento della lezione del giorno in un flusso di avventure autoconclusive.

A livello mentale, i piccoli spettatori dello show sperimentavano una continua “sommatoria” fatta di addendi che andavano a comporre un climax finale: Arco + Ascia + Daghe + Lancia + Spada del Potere = possibile sconfitta del mostro del giorno. Il più delle volte, quando l’avversario si rivelava particolarmente ostico, entravano in scena gli Zord e il meccanismo della sommatoria si replicava nell’assemblaggio vincente: Mammuth + Triceratopo + Pterodattilo + Smilondonte + Tirannosauro = Megazord. In casi eccezionali, negli episodi successivi, facevano il loro ingresso i robot Dragonzord e Titanos che, uniti al Megazord, assemblavano l’Ultrazord. Naturalmente l’assemblaggio finale era qualcosa di più che una semplice somma dei componenti, ed era pronto a sortire un effetto moltiplicatore in grado di avere la meglio su un avversario particolarmente duro a morire. Il mostro di turno, il più delle volte, aumentava enormemente le proprie dimensioni portando a uno scontro sul campo con il Megazord: memorabili le sequenze in cui Rita Repulsa esclama “Bacchetta magica!” ordinando al suo artefatto di giungere sulla Terra e di rendere gigantesco lo scagnozzo appena sguinzagliato.

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Le virtù della sommatoria, poi, ricorrevano in parte del merchandise legato allo show. I giocattoli degli Zord erano assimilabili in maniera perfetta ai modellini mostrati in tv e, soprattutto, replicavano fedelmente quanto visto nella serie. Teste e zampe pieghevoli e semoventi si incastonavano perfettamente così come veniva mostrato in televisione (il più delle volte un’unica sequenza ripetuta ciclicamente). Anche molte creature, opportunamente uscite dalla Monster Machine di Finster, scagnozzo cervellone di Rita (oltre che una sorta di "Geppetto dei mostri"), arrivavano sugli scaffali dei negozi come action figure.

Rivedere oggi i mostruosi villain di turno in azione fa sorridere: somigliano, a tutti gli effetti, a delle mostruose mascotte da sfoggiare durante un match di football. Nella famosa puntata nella quale l’antagonista è un grottesco maiale con un elmo, è molto divertente vedere il mostro mangiare in continuazione senza avere nessuna cavità all’altezza della bocca. Tutto questo non aveva importanza: identificarsi nei protagonisti, seguirli nelle loro ridondanti avventure e ridere di quanto il loro universo fosse assolutamente “ridicolo” nel senso più nobile del termine, ha reso ogni episodio un rituale speciale per un pubblico vastissimo.

Go Go Power Rangers!

L’armamentario di oggettistica e di gadget che accompagnava le avventure dei giovani eroi rendeva poi ogni piccolo congegno un piccolo simulacro identitario, pronto a qualificare i piccoli spettatori come assimilabili agli “imbattibili e indistruttibili” ragazzi. Vale la pena, in effetti, di riflettere sulle parole cantate da Marco Destro nella sigla italiana di apertura: “Che ragazzi eccezionali!” si enfatizza, rispondendo alla sensibilità di un'epoca nella quale i giovani eroi, più che mostrare debolezze, dubbi e opacità, devono essere un punto fermo, un motore immobile di speranza e un modello comportamentale desiderabile al quale aspirare: “Imbattibili e leali, proprio come li vuoi tu, speciali!”. Con le dovute proporzioni, “Quando non sai come uscire dai guai, chiama al volo i Power Rangers” suona come una sorta di formula alla A-Team (if no one else can help, and if you can find them, maybe you can hire the A-Team), reinterpretata in salsa goliardica e riplasmata sulla simpatia e sulla spontaneità del giovane team, che non era composto da reduci del Vietnam ma da semplici studenti scelti per la loro integrità morale. Con un pizzico di adulazione verso il pubblico, il mantra della sigla spingeva sull’idea che ci fosse, in ognuno di noi, un Power Ranger pronto a dimostrare il proprio valore: “Ragazzi come noi, in gamba con noi!”.

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La formula era completamente “aspirational”, pronta a ricordare che diventare eroi è, oltre a qualcosa di desiderabile, anche un destino assolutamente possibile. La formula, poi, venne stressata e imitata fino all’inverosimile: anche nella sigla di Super Human Samurai, andata in onda in Italia proprio sulla scia del successo dei Power Rangers, Destro cantava: “Quattro ragazzi, così vicini a noi” aggiungendo “Coi Samurai, nel computer vedrai, che i megavirus non vinceranno mai”. L'idea di Mighty Morphin Power Rangers, tagliata con l'accetta e confezionata con il criterio di "minima spesa e massima resa", era abbastanza chiara: inglobare i combattimenti dei Ranger in situazioni che, per i piccoli spettatori, fossero divertenti e facilmente replicabili a scuola come a casa. Funzionava? Molto. Gli episodi martellavano e fomentavano continuamente il supporto ai Ranger anche a livello sonoro: “Go Go Power Ranger” si sentiva in continuazione e il motivetto era anche la suoneria dei dispositivi che i ragazzi indossavano per essere chiamati a una nuova missione dal Centro di Comando.

Mescolando scazzottate e siparietti da sit-com, i Power Rangers hanno delineato una sorta di “Pleasantville” dell’immaginario supereroistico young adult dei primi anni 90

Mescolando scazzottate e siparietti da sit-com, i Power Rangers hanno delineato una sorta di “Pleasantville” dell’immaginario supereroistico young adult dei primi anni 90: nello show tutto è buffo, divertente, colorato, pronto a non prendersi troppo sul serio e a vedere risolte le situazioni nel più paradossale dei modi. Scontrandosi con i nemici più ridicoli (dalle pulci da combattimento agli onnipresenti Putties Patrol), esclamando mirabolanti frasi a effetto accompagnate da funamboliche coreografie e presentando due bulli come Bulk e Skull come goffi e imbranati, il mondo dei Power Rangers era un piccolo e ipercinetico spot di un ovattato lifestyle californiano pronto a ricordare, sempre e comunque, che l’unione fa la forza.

I primi a sembrare i protagonisti di una scampagnata a tema, fatta di gustose botte e relative risposte, erano proprio i villain, pronti a terminare ogni frase con una fragorosa risata. Nel mondo assolutamente leggero e scanzonato dello show, gli eroi di cui Angel Grove (e, per estensione, il mondo intero) aveva bisogno erano cinque ragazzi pronti a contrapporsi a una strega intergalattica liberatasi da una pattumiera spaziale. Rita Repulsa svelava immediatamente il tono che avrebbe caratterizzato l'intero baraccone: liberatasi dopo diecimila anni, le sue prime parole erano “Oh no, mi hai fatto mettere i piedi in una pozzanghera!!”. Andava compresa, la cara vecchia Rita: per gli spettatori, sapere già che avrebbe sempre inesorabilmente perso non costituiva spoiler. Lamentarsi di essere circondata da scagnozzi idioti era un diritto assolutamente irrinunciabile.

La sinossi ufficiale di Power Rangers di Dean Israelite:

Power Rangers segue la storia di cinque ordinari studenti liceali che devono diventare straordinari quando scoprono che la loro piccola città di Angel Grove – e il mondo – sono sull’orlo dell’oblio a causa di una minaccia aliena. Scelti dal destino, i nostri eroi si rendono conto di essere gli unici a poter salvare il pianeta. Ma per farlo dovranno superare i propri problemi e unirsi come Power Rangers prima che sia troppo tardi.

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Il film verrà prodotto dalla Lionsgate e dalla Saban Films; alla sceneggiatura Ashley Miller e Zack Stenzt (X-Men: L’Inizio), mentre Roberto Orci si sta occupando della produzione. La trama del film sarà incentrata, proprio come la serie originale, su un gruppo di cinque teenager che diventano difensori del Pianeta dopo aver ottenuto poteri extraterrestri.

Nel cast Dacre Montgomery (A Few Less Men) nei panni di Jason il Ranger Rosso, RJ Cyler (Me and Earl and the Dying Girl) come Billy il Ranger Blu, Naomi Scott (The 33) come Kimberly la Ranger Rosa, Becky G (Empire) come Trini la Ranger Gialla, Ludi Lin (Monster Hunt) come Zack il Ranger Nero, ed Elizabeth Banks come Rita Repulsa.Oltre a una serie tv di grande successo andata in onda tra il 1993 e il 1996, i Power Rangers sono rimasti in televisione per due decenni in varie forme. Sono usciti anche due film per il cinemaMighty Morphin Power Rangers: the Movie, del 1995, e Turbo: A Power Rangers Movie del 1997.Un’esclusiva per l’Italia di Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution.
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