Com'è possibile che gli sceneggiatori americani guadagnino sempre meno dalle serie tv

Nel momento di massimo successo delle serie tv, gli sceneggiatori americani vedono scendere i loro guadagni. Ecco perché

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
TV

Il grande paradosso della Peak TV, cioè questi ultimissimi anni di produzione forsennata di serie televisive e di revisione dei loro formati (molte meno da 20 puntate l’anno, molte più da 10-13 e un numero crescente di miniserie), è che la figura che è diventata centrale guadagna sempre meno denaro.

Gli sceneggiatori, in tutti i ruoli che possono assumere, sono sempre più vincolati a un numero limitato di produzioni (che li impegnano per più tempo) a fronte di una paga sempre uguale, per colpa di un sistema di retribuzione antiquato e inadeguato alle nuove modalità produttive.

La situazione non piace a nessuno e l’associazione di categoria americana, cioè la WGA, è sul piede di guerra con il suo nemico storico, cioè l’equivalente associazione dei produttori (PGA). Le prime trattative per un cambio dei termini di retribuzione infatti non sono andate molto bene, visto che i preparativi per un eventuale sciopero sono stati messi in moto. Il 10 aprile le due parti si incontreranno di nuovo per un altro round e per capire quanto effettivamente sia possibile arrivare ad una soluzione evitando lo scontro diretto e quanto invece sia inevitabile una prova di forza.

Quello che chiedono gli sceneggiatori è, in buona sostanza, quote maggiori a fronte del medesimo sistema di pagamento, cioè per singolo episodio

Quello che chiedono gli sceneggiatori è, in buona sostanza, quote maggiori a fronte del medesimo sistema di pagamento, cioè per singolo episodio, o una revisione del suddetto sistema. Il problema infatti sta tutto nel fatto che una stagione oggi dura meno episodi ma impegna per il medesimo tempo (un anno). Preproduzione e postproduzione si sono allungate molto, la qualità dei prodotti ha sempre meno quelle caratteristiche di agilità e rapidità che contraddistinguevano la tv, e lo sceneggiatore è sempre più determinante in ogni momento. Come risultato gli showrunner ad esempio (sono solo una categoria degli sceneggiatori) hanno visto il loro salario medio annuale calare del 21% tra la stagione 2013 e 2014 e quella 2015 e 2016.

Prima un episodio prendeva circa due settimane di produzione, oggi di più. A questo si aggiunga che le repliche (da cui traggono profitto per il diritto d’autore) sono sempre meno e che il contratto di esclusiva degli sceneggiatori su una determinata serie è attivo fino a quando non viene deciso se questa venga rinnovata o meno. Esiste cioè un lasso di tempo tra la fine della produzione e la decisione se rinnovare o meno la serie, in cui gli sceneggiatori sono di fatto bloccati senza sapere il proprio futuro. La cosa poteva avere un senso quando un’annata era composta da molti più episodi ma essendo invece sempre di meno, anche il guadagno totale si restringe.

Solo 10 anni fa per questioni inerenti alle royalties derivate dallo sfruttamento online delle loro opere gli sceneggiatori avevano scioperato 3 mesi, finendo per bloccare i daily show come Letterman e la produzione delle serie tv della stagione successiva. Un danno complessivo stimato intorno ai 380 milioni di dollari. Che adesso abbiano appositamente iniziato a mobilitarsi per far capire che sono pronti a ripetere l’esperienza ha senso, anche se è noto che non tutti potrebbero essere della partita stavolta vista la situazione economica generale.

Di certo infatti non si può paragonare lo scenario del 2008 con quello attuale. All’epoca la rete sembrava un mondo in cui fosse possibile per gli sceneggiatori produrre e guadagnare, era un’alternativa a cui iniziarono a dedicarsi in molti e un deterrente non da poco per le produzioni, timorose che davvero lo sciopero potesse andare avanti a lungo grazie ai proventi delle webserie. Oggi è noto che non è così e uno sciopero lungo metterebbe in seria crisi moltissimi sceneggiatori.

D’altra parte oggi più di ieri le ragioni per le quali la WGA chiede una revisione totale del sistema di pagamento sembrano davvero ragionevoli. Sembra impossibile che il fatto che non si siano mai fatte tante serie tv, unito alla cura che ci si mette, non riesca a portare a un guadagno maggiore per la figura professionale più determinante di tutte.

Fonti: Variety

Continua a leggere su BadTaste