Ponyo sulla scogliera è il modo migliore per avvicinarsi allo Studio Ghibli
Ponyo sulla scogliera è la più accessibile delle opere di Miyazaki, da far vedere a una persona giovane per farle scoprire lo Studio Ghibli
Ponyo sulla scogliera tornerà nei cinema dal 6 al 12 luglio in occasione dei suoi 15 anni grazie a Lucky Red
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Anche i film più apparentemente “per bambini” dello Studio Ghibli hanno sempre nascosto un lato più adulto, un secondo livello di lettura che nei casi migliori si poteva ignorare (Totoro si può vedere anche come un’opera per bambini facendo finta che non sia uno dei film più tristi di sempre) e nei casi peggiori poteva arrivare a respingere (pensate ai momenti più “horror” di La città incantata); e questo senza arrivare a citare casi clamorosi come quello di Una tomba per le lucciole, che molta gente ha approcciato credendo di avere a che fare con un cartone per l’infanzia (in fondo parla di due bambini!). Ponyo sulla scogliera è invece il più puro e gioiosamente infantile – che vuol dire anche, e qui ci rivogliamo ai genitori, che è quello che bisogna spiegare di meno a un bambino o una bambina.
Questo ovviamente non vuol dire che Ponyo sia un film banale. Tutto quello che Miyazaki ha tolto dalla sceneggiatura, per asciugarla e renderla di più facile lettura ai più piccoli, l’ha riversato nell’animazione, e il risultato è un film che non ha nulla da invidiare a nulla che lo Studio Ghibli abbia mai fatto prima e dopo. È facile attribuire il merito all’assenza di CGI: Miyazaki fece addirittura chiudere il reparto durante la lavorazione, perché per Ponyo voleva usare solo animazione tradizionale. Ma una tecnica di per sé non basta se non ci sono le idee.
Miyazaki, racconta questo documentario, ebbe quella decisiva per Ponyo sulla scogliera visitando la Tate Modern: lo colpì in particolare l’arcinota Ophelia di Millais, per via della straordinaria quantità di dettagli che arricchiscono il quadro. Miyazaki e il supervisore dell’animazione, Katsuya Kondō, cioè l’uomo che si inventò tra gli altri il design di Totoro, decisero quindi di replicare quell’abbondanza, e di animare a mano ogni singolo frame per dare più profondità all’animazione ed eliminare ogni rischio di ripetitività visiva. Il risultato è, passateci il termine poco adatto ai minori, un’orgia come se ne sono viste raramente nella storia dello Studio Ghibli, con alcune delle scene più spettacolari che abbiano mai composto.
Molti film per bambini, soprattutto negli ultimi anni, fanno l’errore di puntare molto sulla trama (e magari sulle battute e sulle citazioni) per attirare l’attenzione anche degli adulti. Ponyo sulla scogliera fa il contrario: cattura i bambini con una semplice storia di amicizia, e lascia a bocca aperta gli adulti con immensi tsunami fatti di pesci e gigantesche creature preistoriche che prendono vita e popolano i mari. Qualche tempo fa abbiamo parlato con piacere della Grande Battaglia Finale di Aquaman – che però impallidisce davanti al suo equivalente in Ponyo.
Se vi trovate nella condizione di voler introdurre la vostra progenie alle opere dello Studio Ghibli, quindi, fate la scelta giusta. Non partite da Totoro, a meno che non abbiate da parte un piccolo gruzzolo da reinvestire in psicologi infantili. Non partite da La città incantata, se non volete passare due ore a rispondere a domande tipo “com’è possibile perdere il nome? Mi può capitare? Perché quel fantasma ha quella faccia strana? Perché si è appena trasformato in un mostro? Posso dormire con voi nel lettone stanotte?”. Partite da Ponyo sulla scogliera, e approfittate del suo quindicesimo anniversario per godervelo su uno schermo bello grande: se non vi soddisfa siamo pronti a rimborsarvi.