Point Break: il modello di mascolinità d'azione moderno esordiva 30 anni fa
Nel cinema d'azione l'idea di maschio è rimasta uguale fino al 1991 quando Point Break ha proposto un altro sguardo cambiando tutto
Un film che dalla sceneggiatura sembrava la prosecuzione del cinema d’azione che aveva dominato negli anni ‘80 non poteva essere interpretato da nessuno degli eroi d’azione più pagati, amati e di successo. Point Break, scritto da Rick King e Peter Iliff ma pesantemente rimaneggiato da James Cameron e Kathryn Bigelow, arrivava 30 anni fa, nel 1991, a introdurre qualcosa di completamente diverso. Il 1989 è l’anno in cui il cinema d’azione raggiunge un vertice che non supererà più, calando lentamente lungo tutti i ‘90. Nel 1991 questo film che in superficie risponde a tutti i canoni e anzi li rilancia, con alcuni degli inseguimenti e delle sequenze d’azione migliori della sua epoca, impostava per il futuro un tipo di mascolinità completamente diversa.
Non che non ci fossero stati esempi di uomini d’azione più sensibili, ma questo era un altro campo da gioco. Notoriamente il progetto, nato nel 1986, era un film per Ridley Scott con Matthew Broderick nel ruolo protagonista (Johnny Utah) e Charlie Sheen in quello di Bodhi. Il risultato, non è difficile immaginare, sarebbe stato un non eroe d’azione, una persona normale con un volto normale, fisico normale e atteggiamento poco dominante, nel mondo di qualcuno più duro, tosto e pronto a schiacciarlo. Qualcuno che poi lungo il film dimostra di riuscire lo stesso a trovare un modo di vincere. La coppia Cameron/Bigelow nel rimettere mano alla sceneggiatura però impose come unica condizione che il ruolo andasse a Keanu Reeves. All’epoca attore comico noto per Bill & Ted.
Reeves è il maschio ambiguo che serviva per un film in cui l’eroe non è granitico come Stallone, Schwarzenegger, Harrison Ford e Bruce Willis e non ha crisi matte come Mel Gibson, né ancora è impassibile come i più hardcore Chuck Norris, Steven Seagal e Van Damme. Keanu Reeves è l’unico credibile in una scena sensibile come quella in cui fatica a dichiararsi a Lori, in cui non gestisce bene le proprie emozioni e al tempo stesso in un inseguimento. Il mondo degli uomini letto dal piacere femminile crea Point Break: film innamoratissimo dei corpi sensuali dei suoi protagonisti e che è interessatissimo a come l’incontro con il rapinatore zen Bodhi metta in crisi l’eterosessualità del giocatore di football e ora agente FBI Johnny Utah. Il mondo tradizionalmente virile squassato dallo spiritualismo californiano senza regole e senza confini.
Trent’anni dopo, in anni in cui l’azione ha preso un’altra direzione e proprio la sessualità è al centro del cinema e del corpo delle star vecchie ma soprattutto emergenti, questa è l’unica lettura possibile del film.
Mentre Bodhi fa continuamente sesso con il mare e Johnny Utah stabilisce una relazione con una donna solo per infiltrarsi, il suo mondo di virilità poliziesca crolla sempre di più (anche se proprio in centrale lui e il compagno Pappas fanno partire l’indagine ammirando un sedere maschile). Le immagini vanno tutte in quella direzione, perché dirlo con le parole non era possibile, o almeno non direttamente. Non lo sappiamo noi, grazie al doppiaggio, ma in originale quando Bodhi abbandona Johnny sull’aereo e si butta con l’ultimo paracadute non gli dice “So che vuoi ammazzarmi”, che è molto virile, ma “So che mi vuoi così tanto che è come acido in bocca”, con il doppio senso di “volermi arrestare” e “volermi” punto e basta. Subito dopo Johnny si butterà per andargli incontro e faranno sesso in aria.
È l’apice di un film in cui ad un livello profondo viene rivisto tutto l’immaginario virile, ma non solo da Reeves. Bodhi stesso è un villain apparentemente da Bond, quindi classico, uno caratterizzato dalla sua attività, visivamente molto marcato e “tematizzato”, cioè surfista, ma anche totalmente ambiguo, mai davvero interessato alle donne che lo circondano e invece molto attento e molto tenero con i membri della sua gang. Là dove i cattivi disprezzano e sacrificano i loro sgherri, Bodhi con il suo spiritualismo e senso di gruppo, ha momenti di grande vicinanza a loro. Sono amici, certo, e ammettono Johnny nel loro circolo letteralmente con una coreografie in aria a forma di cerchio in cui si tengono tutti per mano (che teneri!) ma anche senza voler accettare l’omoerotismo latente è di certo un modello di mascolinità molto lontano da quello degli anni ‘80.
Oltre a questo c’è il rapporto con l’unica donna a sfumare i confini tra sessi. Lori e Johnny molto spesso sono vestiti uguali, fanno le stesse cose e si scambiano i ruoli tradizionali (lei fa womansplaining a lui insegnandogli il surf con tono fermo). Per l’obiettivo della macchina da presa i due sono uguali, lei è androgina nel fisico e nel taglio di capelli (praticamente uguale a quello di Johnny), una bellezza ambigua, lui è equiparato a lei in una terra di mezzo in cui si possono incontrare.
Non sono dettagli da trascurare, il 1991 vedeva andare in onda la seconda stagione di Baywatch, le donne di mare erano formosissime, Lori è un modello in aperto contrasto con il gusto mainstream. Una scelta forte tanto quella di Keanu Reeves come protagonista. Tanto che non è presente nello script originale, l’ha inventata Kathryn Bigelow nella sua riscrittura.
Ovviamente poi c’è molto di più in Point Break, che non sarebbe quello che è senza un approccio visivo da far esplodere la testa, alcune delle idee di azione migliori di sempre, delle scene di surf migliori di sempre, senza parlare di quelle in aria. E ovviamente c’è una scena in cui Johnny ha l’occasione di prendere Bodhi, di sparargli, ma non lo fa rilasciando una tensione che non riesce più a sostenere scaricando la pistola in aria invece che addosso a lui (cosa che non ha nessuna ragione nella trama se non la frustrazione di non poterlo possedere). E certo nessuno faceva film sugli sport estremi. Ma soprattutto nessuno faceva film d’azione con protagonisti pronti a piangere, capaci di esprimere sentimenti.
Se oggi, trent’anni dopo, questo invece è all’ordine del giorno (si pensi a Matthew McConaughey che prima di agganciare astronavi a mano e viaggiare dentro l’ignoto in Interstellar piange disperato più volte, si pensi ai vari eroi teneroni dei blockbuster dei nostri anni) è anche grazie al successo di Point Break e della sua idea di mascolinità metrosexual ante litteram. Così avanti che otto anni dopo anche le Wachowski affiancarono a Reeves una donna androgina in Matrix (Carrie Ann Moss) per copiare quell’idea di sfumatura dell’identità sessuale; così avanti che dieci anni dopo quando qualcuno ha rifatto Point Break nel mondo delle corse d’auto illegali (Fast & Furious), Hollywood ancora non era pronta e riuscirono a copiare tutto tranne quei modelli maschili.; così avanti che nemmeno lo scriteriato remake ha capito cosa andava rifatto. Troppo avanti per i suoi anni, solo oggi è un possibile template per una nuova idea di maschio.