PlayStation Classic, la mente dice no, il cuore dirà ovviamente di sì
Tante perplessità, ma anche una sola certezza: alla fine ed in ogni caso, compreremo un esemplare di PlayStation Classic.
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Non è una regola sempre valida, altrimenti non si potrebbe parlare delle GILF, senza considerare che magari la vostra compagnia di classe, crescendo, è diventata una di quelle famose mamme di cui sopra, ma va da sé che il rischio, quando si ha a che fare con le cose belle del proprio passato, è sempre quello: a ritirarle fuori dall’armadio, dal cassetto, dal congelatore, si può scoprire che nel mentre sono andate a male.
Nintendo Classic Mini: NES e Nintendo Classic Mini: SNES, in questo senso, sono casi piuttosto esplicativi. Se alcuni classici del Super Nintendo si difendono tutt’ora alla grande, anche e soprattutto perché i generi di riferimento, come i platform 2D, non hanno conosciuto chissà quale evoluzione concettuale e di gameplay, nel caso del “nintendone” è difficile trovare materiale valido, capace di intrattenere realmente per più di una manciata di minuti, giusto il tempo di accorgersi di quanto, per fortuna, il medium si sia sviluppato e perfezionato dai tempi dell’era 8-bit."PlayStation Classic, insomma, esisterebbe già sia sul PlayStation Store, sia sotto forma di remastered."
Eppure, ci duole dirlo beninteso, non è un’iniziativa che ci convince appieno, come già a suo tempo, quelli della prima micro console Nintendo, fummo pronti ad evidenziare il paradosso di vendere una replica che non solo propone giochi vecchissimi, ma che vanta una softeca assolutamente contenuta e nemmeno irresistibile, per quanto generalmente valida.
Allo stato attuale dei fatti, PlayStation Classic sembra un prodotto fine a sé stesso, e quindi rivolto esclusivamente ad un pubblico di nostalgici, oltre che una proposta ridondante.
Sì, ridondante, perché Sony, una politica di recupero e riproposizione dei “suoi” classici, per quanto confusa e non sempre vantaggiosa per l’utente, già ce l’ha. Un po’ come Nintendo con la sua Virtual Console, guarda caso di fatto abbandonata, quantomeno nella sua originaria ed affascinante veste, il publisher nipponico già negli anni passati, e in misura molto minore tutt’ora, propone sul PlayStation Store alcune chicche storiche, come Medievil, Tomba! e Parasite Eve II. Inoltre, come se non bastasse, laddove Microsoft estende progressivamente la retrocompatibilità a sempre più giochi, Sony si è data alle remastered, ai remake, alle riedizioni su PlayStation 4, politica che se da una parte è svantaggiosa, in termini economici, per l’utenza, dall’altra è foriera di autentici gioiellini, come il recente Shadow of the Colossus che ha convinto esperti e neofiti grazie al rinnovato aspetto estetico e alle minuscole, ma apprezzabili, modifiche e aggiunte al gameplay originale.
PlayStation Classic, insomma, esisterebbe già sia sul PlayStation Store, sia sotto forma di remastered.
D’altra parte, ricollegandoci al discorso della professoressa d’inglese non più bella come un tempo (a scanso di equivoci tengo a precisare che si tratta di una storia dolorosamente vera), va anche considerata una verità assodata e generalmente accettata all’unanimità: laddove i giochi bidimensionali sono invecchiati meglio, Nintendo Classic Mini: SNES è lì a dimostrarlo, quelli in 3D subiscono molto di più gli effetti del tempo.
Anche per questo motivo, molto dipenderà dalla selezioni di titoli che accompagneranno la console il giorno del lancio, ma è già evidente che la questione, nonché il problema, è un fattore altamente considerato dai dirigenti Sony. Dei cinque titoli annunciati, cinque su venti in totale che saranno inclusi nella console, due (Final Fantasy VII e Tekken 3) sono tridimensionali solo nell’aspetto, ma non certo nel gameplay; uno (Wild Arms) vanta una grafica assolutamente retrò, mentre sugli ultimi due (Jumping Flash! e R4 Ridge Racer Type 4) aleggiano già molte perplessità.
Non vanno poi dimenticati altri due fattori che depongono a sfavore della mini console Sony. Il primo è il prezzo: troppo alto sia se paragonato all’illustre concorrenza, Nintendo Classic Mini: NES e Nintendo Classic Mini: SNES costano almeno 30 euro di meno, sia tenendo in conto che stiamo pur sempre parlando di una ventina di giochi con almeno quindici anni sul groppone.
[caption id="attachment_189452" align="aligncenter" width="1000"] Mentre il mondo corre veloce verso i 4K (ma anche gli 8K), PlayStation Classic proporrà definizioni che oscillano tra i 720p e i 480p. Ma per una volta ci andrà benissimo di “sacrificare” i nostri schermi ad alta risoluzione.[/caption]
Secondariamente, anche l’hardware mostra il fianco a qualche critica. Perché vanno benissimo i due controller, ma perché proporre quelli senza coppia di analogici?
Se non è detto che il parco titoli della console non possa essere ulteriormente ampliato anche in seguito al debutto, eventualità che la renderebbe certamente più appetibile e “moderna” delle retro piattaforme Nintendo, dall’altra è quasi scontato che, prima o poi, Sony riproporrà i vecchi-nuovi Dualshock, tentando l’utente a(ri)rimettere mano al portafogli.
Tante perplessità insomma, ma un’unica certezza: PlayStation Classic venderà tantissimo. Perché resistere al fascino di un favoloso suppellettile, nella peggiore delle ipotesi, è quasi impossibile. Se poi il suddetto oggetto d’arredamento torna anche utile, ogni tanto, per una sana scazzottata a Tekken 3 con il proprio amico delle medie, allora sarà in ogni caso difficile pentirsi di aver speso altri cento euro in “giochini elettronici” vecchi come il cucco. Quanto meno, potremmo dire di averlo fatto con cognizione di causa.