PlayStation 2 compie vent’anni e io ritorno dodicenne | Speciale

Il 4 marzo del 2000 avevo appena dodici anni e in Giappone esordiva la PlayStation 2, facendoci scoprire il significato della parola next-gen

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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La prima volta che vidi dal vivo una PlayStation 2 avevo dodici anni. Ricordo che era un sabato sera e come ormai da tradizione, nell’unica pizzeria del piccolo paese in cui vivevo, mi stava aspettando la solita combriccola di amici. Compagni di classe, perlopiù, per cui il puntuale evento era ormai diventato irrinunciabile, baluardo luminoso a cui aggrapparsi durante le interminabili settimane scolastiche.

Non ero solo. Ero a casa del mio amico Marco, anch’esso atteso con crescente impazienza. Sorriso beffardo, smorfia di soddisfazione. Avrebbe potuto sfoderare quell’espressione mentre mostrava la sua Ferrari in garage, invece eravamo nella sua cameretta, debolmente illuminati da una coppia di led, uno verde, l’altro azzurro.

Gli lasciai completa libertà nella modalità di presentazione della sua nuova, fiammante, console, senza nemmeno prenderlo un po’ in giro per l’eccessiva teatralità nel pretendere ogni luce della casa assolutamente spenta. Glielo permisi consapevole dell’epopea che aveva attraversato per ottenere l’agognato tesoro.

Del resto, quando hai dodici anni e devi racimolare ottocentomila lire nell’arco di sette mesi (ai non boomer basti sapere che si trattava di una quantità spropositata di denaro) le possibilità sono solo due: o sei il fortunato rampollo di una famiglia che cade a pezzi e baratta l’amore con costosissimi regali, oppure ti tocca fare il bravo, buttare puntualmente l’immondizia, non farti bocciare e magari trovarti un piccolo lavoretto estivo.

Io e Marco, purtroppo, non facevamo parte del primo gruppo. Gli toccò sgobbare e non poco insomma, il tutto per colpa di quello che accadde a partire dal 4 marzo del 2000, data in cui PlayStation 2 debuttò sul suolo nipponico, giorno che segnò la lenta invasione di immagini, foto e articoli su riviste cartacee che accennavano ai portenti di cui era capace l’ammiraglia Sony.

Furono quei contenuti a bassissima risoluzione a convincere Marco ad intraprendere quell’ordalia, in nome di una divinità, fatta di plastica e chip, che ci avrebbe traghettati nella next-gen, dimensione foriera di innumerevoli avventure e di un fotorealismo che sembrava ormai a portata di mano.

Del resto, quel Ridge Racer V con cui passammo l’intera serata, bidonando malamente i nostri amici già seduti al tavolo della famosa pizzeria, ci raccontava proprio questo. Lo stile dei menù, la colonna sonora, l’incredibile grafica, sembrava che tutto venisse da un futuro lontanissimo, coordinata spaziotemporale a cui avevano avuto accesso gli ingegneri di Sony, giusto per il tempo necessario per rubare qualche avveniristico componente da importare nel nostro presente.

PlayStation 2 ha saputo capitalizzare il monopolio eretto dalla primissima console di Sony, un dominio costruito grazie al pieno supporto delle terze parti, dall’utilizzo dei CD-ROM, da un marketing quanto mai aggressivo e rivolto ad un target relativamente adulto.

In particolar modo, inerentemente a quest’ultimo punto, il colosso nipponico seppe interpretare e comprendere il cambio generazionale in atto, cavalcando la trasformazione di un semplice hobby in un fenomeno culturale di portata mondiale.

Ben prima dell’altrettanto famoso Nintendo Wii, PlayStation 2 ha strizzato l’occhiolino a fasce d’utenza meno avvezze a destreggiarsi tra i pulsanti di un pad, incentivando la realizzazione o sviluppando in prima persona produzioni di stampo meno classico, da Guitar Hero a Buzz! per esempio. Allo stesso tempo ha permesso a game designer più o meno affermati di esplorare ulteriormente gli strumenti linguistici del medium, si pensi a Hideo Kojima con l’avanguardista Metal Gear Solid 2, o a Fumito Ueda con ICO e Shadow of the Colossus. Tra un blockbuster e l’altro, come se non bastasse, ha anche ospitato i primi giochi che hanno tentato di introdurre funzionalità online anche nel mondo console, a questo proposito vale la pena citare Resident Evil Outbreak, feature che oggi diamo quanto mai per scontata.

Da qualsiasi punto di vista la si voglia vedere, PlayStation 2 non è solo stata la console più venduta di ogni tempo, più di 158 milioni di esemplari piazzate nelle case di tutto il mondo. Ha rivoluzionato l’industria, consolidando definitivamente l’emancipazione del videogioco, promuovendo nuovi generi, favorendo l’oggi irrinunciabile convergenza tecnologica, potendosi tramutare all’occorrenza in lettore DVD con cui gustarsi qualche film tra una partita e l’altra.

Il suo retaggio più grande, tuttavia, è conservato nella nostra memoria di non più giovani videogiocatori. Per esempio, in quella magica serata in cui due amici esplorarono per la prima volta, insieme, le meraviglie della generazione 128-bit mentre erano attesi in pizzeria, invano, da un manipolo di ragazzi che si chiedevano che fine avessero fatto. Un ricordo come un altro, uno tra mille che lega indissolubilmente tantissimi di noi, ad una delle console più amate della storia.

Buon compleanno, PlayStation 2.

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